Udinese-Milan, Galeone punta sull’equilibrio: «Mi aspetto un pari»
L’ex tecnico promuove entrambe le squadre: «Il Milan di Allegri è da podio, i friulana sono la squadra più fisica e preparata d’Italia»

«Il Milan di Max è da podio e l’Udinese è la squadra più fisica e preparata d’Italia, difficilissima da battere per tutti». Sì, c’è proprio da stare allegri ascoltando Giovanni Galeone, e non solo perché il “Gale” è l’indiscusso mentore dell’allenatore del Milan che, a causa di una squalifica, dovrà restarsene lontano dalla panchina dello Stadio Friuli - Bluenergy Stadium sabato sera, nell’attesissima sfida delle 20.45
C’è da stare allegri per tutti, infatti, visto che l’ex tecnico ha già promosso rossoneri e bianconeri, accomunandoli tra i più competitivi nelle rispettive fasce di campionato.
Galeone, il “suo” Max l’ha combinata grossa facendosi espellere col Bologna e a Udine non ci sarà. Quanto può pesare la sua assenza?
«Molto direi, perché la presenza di Allegri è sempre molto impattante. Assieme a Gasperini è il più bravo nella lettura della partita, quindi sa perfettamente come e dove intervenire per far soffrire l’avversario. Certo, adesso ci sono i telefonini e i collaboratori che passano subito un ordine al secondo in panchina, ma non è la stessa cosa anche per la comunicazione diretta in campo con la squadra, quindi credo che sarà un’assenza importante anche se non determinante».
Che si somma a quella di Leao e al 99 per cento anche di Maignan...
«Vero, anche perché con Leao sarà un altro Milan in attacco, specie se il portoghese sarà portato al centro del fronte d’attacco come Max ha provato in Australia. Con Leao centrale sarà un Milan meno prevedibile e ricco di soluzioni, perché anche Modric può giocare un po’ più avanti assieme a Loftus-Cheek».
Ha citato due dei sicuri protagonisti di sabato, in una sfida che si annuncia.
«Equilibrata, infatti mi aspetto un pareggio. Penso che il Milan cercherà di fare la partita contro una squadra tosta e ben diversa dal Bologna, e credo che il risultato dipenderà dalle palle inattive, là dove l’Udinese è fortissima in area avversaria. Ecco, diciamo che fino a quando l’Udinese si farà sentire in attacco, allora avrà buone possibilità».
Sembra che la Zebretta l’abbia già convinta. Merito dei 7 punti colti in avvio con le vittorie esterne su Inter e Pisa?
«No, perché l’Udinese è la squadra più fisica e preparata d’Italia. È messa bene in campo ed è pericolosissima. Inoltre non è facile affrontarla perché di testa le prendono tutte e superarli con i lanci lunghi non è facile. Le due vittorie esterne non sono state casuali e mi hanno confermato che questa non è banda mezza indovinata, ma al contrario una buona squadra».
L’ha convinta anche Runjaic?
«Sì, anche se devo dire che l’anno scorso non mi era piaciuto nella parte finale, perché non si molla così. Ma è un tattico che sa cambiare e non s’impunta. Sappiamo che a Udine un diktat è sempre stata la difesa “a 3”, ma se a Runjaic non va bene lui cambia e passa ai quattro dietro. La squadra ha carattere, temperamento e idee chiare, anche se non ha grandi giocatori tecnici che possano cambiare la partita».
In attesa di Zaniolo.
«Speriamo, perché questo ragazzo le ha provate tutte. Se non ce la fa stavolta per me ha chiuso».
E il nuovo Milan di Allegri, invece, che squadra può diventare?
«Premesso che Allegri l’avrei visto bene lo scorso anno già al posto di Fonseca, dico che con l’arrivo di Rabiot è la mediana più forte assieme a quella del Napoli. Fofana, Loftus-Cheek e Modric danno garanzie, mentre qualche perplessità ce l’ho sulla difesa, anche se nella ripresa col Bologna è stata compatta e non ha ripetuto gli errori fatti con la Cremonese. Diciamo che dalla cintola in su mi piace molto».
Galeone, una parola su Luka Modric la vuole spendere?
«Certo e con me sfondate una porta aperta, perché Modric è perfetto per questo Milan. Gianni Mura una volta mi disse che a me piacciono tutti quelli che finiscono per “ic”, ma vede, ai miei tempi li ho visti arrivare dalla Jugoslavia, negli Anni 50 e giocando scalzi ci davano la paga».
Lei è stato molto legato anche all’Udinese professionalmente. Qual è il suo giudizio sul mercato dei Pozzo?
«È indubbio che negli ultimi anni la scelta sia ricaduta sulla struttura fisica e non tecnica dei singoli, con una perdita graduale di qualità. Non le parlo dei miei tempi dove il giocatore più lontano abitava a 27 chilometri da Udine, ma se andiamo a vedere la qualità è scemata nel tempo, anche se riconosco alla società la serietà dimostrata perché dalla mia ultima promozione in A non è più retrocessa».
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