Denis ricorda l’Udinese: «Di Natale uno dei più grandi. Sanchez? Tornare è difficile»

Parla l’argentino che giocò a Udine assieme alla coppia di fenomeni: «Ho avuto poco spazio, ma allenandomi con loro ho comunque avuto modo di imparare»

Massimo Meroi
German Denis con la racchetta di padel in azione a Lignano
German Denis con la racchetta di padel in azione a Lignano

Ha concluso il corso per direttori sportivi e ora sta facendo quello di Uefa B a Coverciano per diventare allenatore. E nel tempo libero gioca a padel. German Denis, è stato un attaccante dell’Udinese per una sola stagione, quella del 2010-2011 in cui raccolse 25 presenze segnando 4 gol, alcuni decisivi. Arrivava da Napoli e poi andò a Bergamo dove diede il meglio di sé e dove risiede tutt’ora.

Denis, che ricordi ha di Udine?

«Belli, fu un anno straordinario, andammo al preliminare di Champions League, avevamo giocatori forti».

Lei finì per essere vittima della coppia Di Natale-Sanchez semplicemente irresistibile in quel torneo.

«Non trovai tanto spazio, ma cercai di rendermi utile. Allenarmi ogni giorno con attaccanti fortissimi mi è servito per imparare».

Cosa ci può dire di Di Natale?

«Un fuoriclasse assoluto, uno degli attaccanti più forti di sempre, con il pallone faceva quello che voleva».

Sanchez la scorsa estate è tornato all’Udinese dopo tanti anni, ma il matrimonio bis con i colori bianconeri non ha funzionato. Perché secondo lei?

«Non è mai facile in queste situazioni, quindici anni fa diede tanto alla squadra, il calcio oggi è cambiato. Il Niño era abituato a giocare in squadre di alta qualità dove i problemi li risolvevano tanti giocatori, qui forse ha cercato di farlo individualmente».

Lei prima di Udine ha giocato a Napoli. Suo figlio qui a Lignano indossa la maglietta di Lautaro. Lo scorso anno ci pare di capire che ci sia stata una lotta in famiglia per la conquista del titolo. Ma l’ha vinto il Napoli o l’ha perso l’Inter?

«Io sono sempre propenso a riconoscere i meriti di chi arriva davanti a tutti. L’Inter alla lunga ha accusato un po’ di stanchezza per gli impegni su tre fronti, ma il Napoli è stato bravo a essere lì vicino e ad approfittarne».

Quando lei nel 2011 andò a Bergamo avrebbe mai immaginato che l’Atalanta sarebbe arrivata addirittura a vincere l’Europa League?

«All’inizio no, però posso assicurare che i Percassi hanno sempre puntato a fare le cose in grande».

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«Assolutamente no, tra l’altro alcuni giocatori sono andati via e quindi l’Atalanta dovrà operare molto sul mercato anche in entrata, ma sono convinto che potrà continuare a fare bene».

A Napoli è arrivato Lucca. Che idea si è fatto di lui? Sarà all’altezza del compito?

«Arriva in una piazza dove saper stare sempre sul pezzo. Dovendo combattere su tre competizioni avrà spazio, starà a lui farsi trovare pronto».

Perché i calciatori argentini sono quelli che danno le maggiori garanzie nel calcio italiano?

«Perché al talento abbiniamo la voglia di arrivare in alto. In questi anni, poi, l’Argentina sta vivendo un momento difficile e per i giovani non è comunque semplice andarsene». 

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