Bruno Caneo: «Gara aperta a Marassi, non ci sono 7 punti di distanza in classifica tra Genoa e Udinese»
Il tecnico con un lungo passato in rossoblù sottolinea: «Il tifo di casa avrà il suo impatto, i bianconeri devono essere più forti»

In primis c’è il fattore ambientale, che può pesare nei 90 minuti di domani. Quindi, dal punto di vista tecnico, i duelli in mezzo al campo, dove i bianconeri piacciono per dinamismo e forza. Attorno a questi due aspetti si può sviluppare e decidere il match tra Genoa e Udinese secondo Bruno Caneo, ex vice di Gian Piero Gasperini al Grifone dal 2006 al 2010, già giocatore dei rossoblù ed ex tecnico del Padova e, in questa stagione, della Turris in serie C.
«Non vedo la differenza testimoniata dalla classifica tra liguri e friulani», afferma, lui che a Pegli ha allenato tre mister dell’attuale serie A come Thiago Motta, alla guida del Bologna che sogna la Champaions, Raffaele Palladino dell’ammazzagrandi Monza (come può confermare il Milan), e Ivan Juric che annusa l’Europa con il Torino.
Caneo, che tipo di incontro si aspetta a Genova?
«Un match su cui il tifo di casa può avere il suo impatto. A Marassi si ritrovano di media di più di 30 mila tifosi: l’Udinese deve essere più forte dell’ambiente che trova, cercando di leggerlo nella maniera giusta per esaltarsi. Altrimenti può fare fatica. Tatticamente si affrontano due squadre simili, visto che tutte e due utilizzano il 3-5-2».
Il Genoa riesce a far giocare male gli avversari: perché?
«Perché è raccolto e concede pochi spazi. L’Udinese però gli assomiglia. Vedo una mentalità comune dal punto di vista difensivo e di ribaltare l’azione. Il match, più che sui “quinti”, si decide in mezzo: chi impone la propria fisicità e la propria tecnica sull’avversario, riesce innescare gli attaccanti, che in entrambi i casi sono dei finalizzatori».
Che centrocampo preferisce?
«Quando sono in campo Messias e Malinovskyi, quello del Genoa sa essere molto tecnico. Oppure con buone capacità di interdizione con Badelj e Frendrup. Il reparto dell’Udinese, con Walace affiancato da Samardzic e Lovric, è un bel mix tra qualità e dinamismo, senza dimenticare Payero che dal punto di vista della “gamba” è un’ottima alternativa. Per la mia idea di calcio, preferisco il terzetto dell’Udinese, con Lovric che apprezzo particolarmente per come interpreta il ruolo di interdittore».
Sembra piacergli la squadra friulana, corretto?
«Sarà una gara aperta a Marassi: ritengo che non sia così distante dal Genoa nonostante i sette punti di ritardo in classifica. Anzi, dico che i bianconeri valgono i rossoblù. E penso che Cioffi stia sfruttando in maniera intelligente la rosa che ha a disposizione, evidenziando le qualità dei giocatori».
Lei, sia a Padova da mister, sia come vice di Gasperini, ha sempre utilizzato la difesa a 3. Tra i centrali dell’Udinese vede Nehuen Perez, cercato dal Napoli a gennaio, all’altezza di una grande?
«Sì, perché è eclettico, può ricoprire più ruoli all’interno del reparto. Come vedo nel Genoa pronto per una squadra di alto livello una seconda punta come Gudmonsson. Prepara bene la giocata dalla trequarti in su, ha qualità dentro e fuori dall’area di rigore».
L’ultima battuta su Thiago Motta. A Bologna ha trovato il suo habitat?
«Non si cresce da soli, si deve creare l’ambiente giusto. In rossoblù l’ha trovato, essendo affiancato da dirigenti come il direttore sportivo Marco Di Vaio e il responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori. Quest’ultimo è poco appariscente, ma sa, ha le conoscenze giuste. Fossi in Thiago, rimarrei un’altra stagione in Emilia, per quanto per me farebbe bene anche in una big. Ha sempre avuto una capacità di lettura e comprensione del gioco superiore». —
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