Anima e ambizione queste sconosciute: il commento a Udinese-Genoa 1-2

I bianconeri continuano a peccare di continuità e a regalare troppo. E a fine partita fischi sonori dello stadio Friuli

Antonio Simeoli

Incontro fortuito sull’ascensore che porta al quarto piano del Bluenergy Stadium. Il presidente Franco Soldati si ferma al secondo. «Dai speriamo in una bella partita, a Parma hanno giocato bene». Si capisce in un battibaleno che quella col Genoa è la classica partita da campionato italiano degli ultimi tempi. Ritmi blandi, qualità pochina. De Rossi il Grifone, sostenuto dai soliti encomiabili tifosi, l’ha un poco rimesso in piedi a suon di garra e anche qualche idea.

Insomma, in questi casi, anzi soprattutto in questi casi, l’imperativo è non prendere gol. Perché se vai sotto contro una squadra che gioca con il coltello dei denti, riprendere la partita è dura. E quindi cosa fa l’Udinese? Ovviamente il gol lo regala il suo portiere, Okoye che esce a valanga su Colombo. No, non ci siamo, una società che ha 130 milioni di fatturato deve avere un portiere affidabile.

Temporeggia ragazzo, accompagna Colombo, se poi è bravo fa gol, ma intanto lo deve fare. Il pari, extralusso vista la serata sarebbe anche arrivato con Piotrowski. Ma un’Udinese senza gioco, anima e ambizioni riesce pure a regalare la vittoria ai modesti rossoblu con un maldestro tentativo di pressing folle in avanti. Sì, Soldati a Parma avevano giocato bene, ma la sua squadra è così: gioca quando vuole. E il pubblico comincia a fischiare. E non poco. 

 

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