Tagliati i fondi alle università di Udine e Trieste
Rispetto allo scorso anno il Fondo ordinario di finanziamento (Ffo) dell’ateneo di Udine scende di 1,5 milioni (1,8%), mentre quello di Trieste arriva a perdere oltre 3 milioni di euro (3,07%)

Alla fine la mazzata per le università è arrivata: rispetto allo scorso anno il Fondo ordinario di finanziamento (Ffo) dell’ateneo di Udine scende di 1,5 milioni (1,8%), mentre quello di Trieste arriva a perdere oltre 3 milioni di euro (3,07%).
I rettori Roberto Pinton e Roberto Di Lenarda, sono molto preoccupati anche perché eliminando dal conteggio complessivo i piani straordinari utilizzati, obbligatoriamente, per il potenziamento della didattica, il calo del Ffo può anche raddoppiare. Diversa la situazione per la Sissa di Trieste che, rispetto allo scorso anno, riceve 935 mila euro in più (35%).
L’importo complessivo per l’anno in corso ammonta a 28 milioni 856 mila euro.
Il sistema
Il problema è comune a tutte le università italiane, basti pensare che solo sei atenei, quelli di Ferrara, Foggia, Modena e Reggio Emilia, Napoli L’Orientale, Padova e Tuscia, ottengono gli stessi importi dell’anno passato, per tutti gli altri il saldo è negativo. Rispetto a un anno fa, il sistema universitario italiano lascia sul campo il 2,12 per cento.

Le cifre
Il Fondo di finanziamento è composto da varie voci. La prima è caratterizzata dalla quota base comprensiva del consolidamento degli scatti stipendiali maturati dal personale. La quota base per Udine ammonta a 41,5 milioni e arriva a 48,3 per Trieste. Se a questi numeri aggiungiamo l’integrazione, gli importi complessivi si attestano intorno ai 42,9 milioni per Udine e 49,9 per Trieste.
A seguire vanno aggiunti altri 26,6 milioni a Udine e 30,3 milioni a Trieste. Si tratta di risorse che entrambe le università possono utilizzare per reclutare nuovi ricercatori e professori e per migliorare la qualità delle offerte didattiche. Nell’articolazione del Ffo riassunta nella tabella pubblicata dal ministero, all’ultimo posto, è stato indicato il valore dei piani straordinari 2024, ovvero 12,5 milioni di euro per Udine e 13,4 per Trieste.
Secondo il rettore di Udine i valori dei Piani straordinari non dovrebbero entrare a far parte del Ffo. La comunicazione ufficiale non è ancora pervenute nei rettorati delle università regionali, Pinton e Di Lenarda stanno analizzando le tabelle disponibili online.

Il ministro
«Quest’anno le università italiane riceveranno oltre 9 miliardi di finanziamento, in aumento del 21 per cento rispetto al 2019. Risorse importanti che richiedono un impiego responsabile, con target precisi e una programmazione sostenibile di lungo periodo».
Questo il commento che il ministro dell’università, Anna Maria Bernini, ha affidato a un post su X, facendo arrabbiare i rettori costretti a rivedere le loro previsioni di bilancio soprattutto per il prossimo anno.
Se da un lato è vero che rispetto agli stanziamenti pre-Covid le cifre investite nel Ffo sono passate da 7 miliardi e 450 milioni di euro a oltre 9 miliardi di euro, dall’altro è altrettanto vero che rispetto al pre pandemia è cambiato il mondo. I rettori temono di non riuscire a invertire la rotta soprattutto se gli annunciati aumenti per il prossimo anno non supereranno la percentuale dell’inflazione.
Ecco perché – come si legge nella nota del ministero – è già stata avviata «un’interlocuzione con la Conferenza dei rettori e con gli atenei per modificare la struttura della ripartizione, aggiornando i criteri e superandone le rigidità».
Il ministero ha invitato la Crui a proporre eventuali modifiche e suggerimenti, valutando nuovi indicatori per la ripartizione delle risorse alla luce delle esigenze delle singole realtà, rivedendo parametri chiave come il costo standard studente e altre forme di premialità.
«Tale dialogo – recita la nota – sarà fondamentale per garantire una crescita sostenibile del sistema universitario italiano, mantenendo come priorità la qualità dell’offerta formativa e della ricerca in un orizzonte pluriennale».
Il nodo da sciogliere
Il nodo da sciogliere resta quello del pagamento degli stipendi che i rettori vorrebbero svincolare dal Ffo. Pur riconoscendo che gli adeguamenti stipendiali non possono essere messi in dubbio, i bilanci delle università devono contabilizzare anche l’adeguamento Istat. Solo quest’ultima voce a Udine vale circa 3 milioni di euro. Si tratta di aumenti automatici che scattano per l’intera vita lavorativa dei dipendenti, che le università solo con il Ffo non ce la fanno a sostenere. In questa condizione, pagare gli stipendi per gli atenei significa ridurre l’attività nel momento in cui la formazione di nuovi professionisti e gli investimenti sulla ricerca diventano indispensabili per lo sviluppo del Paese.
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