In Fvg meno imprese edili dopo l’addio al 110%, ma il settore resta solido

Se a livello nazionale, secondo i dati InfoCamere, sono 11 mila le aziende che sono state cancellate nel corso del 2023, in regione se ne contano qualche decina, nulla più
Maurizio Cescon

Gli ultimi dati delle Casse edili, relativi a dicembre 2023, sono chiari. Il mercato delle costruzioni, in Friuli Venezia Giulia regge, nonostante l’addio definitivo al Superbonus 110%.

E dalle nostre parti non c’è stato nemmeno il fenomeno del “mordi e fuggi”, vale a dire imprese che sono nate proprio per il business del 110% e poi sono sparite, volatilizzate, senza lasciare traccia.

Se a livello nazionale, secondo i dati InfoCamere, sono 11 mila le aziende che sono state cancellate nel corso del 2023, in regione se ne contano qualche decina, nulla più.

Il trend viene confermato da Angela Martina, presidente Ance-Confindustria Udine. «In regione il numero delle imprese e dei lavoratori iscritti alle Casse edili - spiega - sostanzialmente risulta invariato a dicembre 2023 rispetto allo stesso mese dell’anno prima.

A partire da ottobre 2023 Udine, che è la provincia più grande e con un maggior numero di cantieri aperti, ha fatto registrare una piccola flessione di imprese, nell’ordine dell’1, 2 per cento.

Quelle monitorate dalle Casse edili sono aziende di costruzioni reali e vive, non quelle create ad hoc per cogliere l’affare del Superbonus. Ma ripeto qua da noi questo fenomeno possiamo considerarlo marginale».

A giugno 2023 in Friuli Venezia Giulia erano iscritte alle Casse edili 2.253 imprese, circa 400 in più di quelle in attività nel 2020, anno in cui è partito il Superbonus 110%.

Incrementi sono stati registrati anche nel 2021 e nel 2022, ma non sono mai stati toccati i numeri pre crisi finanziaria del 2008, quando in regione esistevano oltre 3 mila aziende di costruzioni.

Dal 2015 al 2019 gli anni più bui del settore, quando il mercato era stagnante e gli impresari edili oscillavano tra i 1.700 e i 1.800. Stesso andamento per l’occupazione. Nel 2023 muratori, tecnici, addetti vari erano 11.307, in aumento rispetto ai 10.857 dell’anno prima e soprattutto ai 9.069 del 2020.

Anche in questo caso resta lontano il record di personale del 2008, quando in edilizia lavoravano 14.400 persone. L’anno peggiore il 2016 con appena 7.266 operai e impiegati, la metà dei tempi d’oro.

Se questa è la fotografia dell’attualità, gli addetti ai lavori guardano con una punta di incertezza a cosa potrà accadere domani.

«Ci aspettiamo che il trend in discesa possa continuare - aggiunge la presidente Martina - , ma si tratta di scostamenti lievi, che a volte dipendono da quali cantieri sono attivi in provincia in quel determinato momento. La valutazione riguarda un po’ tutto il territorio».

Naturalmente la fine del Superbonus statale incide parecchio su questa situazione, anche se sconti - del 70 per cento nel 2024 e del 65 per cento nel 2025 - resteranno in vigore per chi avesse intenzione di sfruttarli e rendere più efficiente dal punto di vista energetico la propria abitazione.

«Il 110% ha consentito di fare lavori anche a chi non aveva disponibilità economica e ha permesso di mettere a posto i condomini, dove magari c’erano più voci di contrari, per un motivo o per l’altro - aggiunge la presidente Ance Udine - . Pure la cessione del credito ha dato una bella mano agli incapienti, per questo c’è stato il boom.

Certo le imprese che facevano un altro mestiere si sono messe a fare il business, alcune sono nate e sono state chiuse in tempi rapidi, perché erano state create ad hoc per l’affare. Ma da noi il fenomeno è stato trascurabile.

Per quanto riguarda i bonus, se la misura diventa strutturale ben venga, così non creiamo il problema di lavorare in fretta, che comporta anche un handicap dal punto di vista della sicurezza.

Le percentuali di sconto resterebbero comunque elevate, il 70 per cento nel 2024 e il 65 per cento nel 2025, anche se il fiato è sempre un po’ corto. A mio avviso servirebbero tempi più lunghi.

Per esempio, per una demolizione con ricostruzione, sono richiesti permessi e tanta burocrazia. Se devo pensare al 2025 come fine dell’era dei bonus, non è una prospettiva lontanissima. Se avessimo misure certe a lungo termine si potrebbe programmare l’attività con più calma, con maggiore razionalità».

«Ciò che renderà i bonus meno attrattivi - conclude Martina - è la riduzione dell’importo detraibile, ma in particolare l’impossibilità di cedere il credito alle banche o a qualche ente.

Il boom c’è stato quando c’era la possibilità di cedere il credito. In questo momento il mercato immobiliare è un po’ frenato per colpa dei tassi di interesse ancora alti, tanti si aspettano che la Bce finalmente cominci a tagliare.

Oggi, per un privato, è difficile accendere un mutuo e un’impresa edile, se non è solidissima, fa più fatica a ottenere finanziamenti adeguati da parte degli istituti».

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