Il credito cooperativo va in controtendenza, Occhialini (Bcc): «Noi sul territorio»

Il presidente di Banca 360 e della Federazione Fvg analizza i dati. «Forte diversità di tipologia e obiettivi rispetto alle commerciali»

Lucia Aviani
Luca Occhialini, presidente di banca 360 e della federazione delle Bcc Fvg
Luca Occhialini, presidente di banca 360 e della federazione delle Bcc Fvg

In un panorama bancario contraddistinto dalla progressiva riduzione della presenza sul territorio, con una chiusura di sportelli tale da “desertificare” i Comuni minori e da essere comunque ben percepibile anche in quelli di una certa proporzione, la realtà delle Banche di credito cooperativo si distingue, marciando in controtendenza.

Lo attesta la fotografia emersa da una recentissima seduta del Consiglio nazionale di Federcasse – la Federazione delle Banche di credito cooperativo italiane –, di cui fa parte il presidente della Federazione delle Bcc del Friuli Venezia Giulia (nonché di Banca 360 Fvg) Luca Occhialini.

Quali i dati emersi, presidente?

«Al 31 dicembre 2023 il Credito Cooperativo nazionale contava 222 banche, per un totale di 4.089 sportelli, con un calo irrisorio rispetto all’anno precedente: si parla infatti dello 0,2%, percentuale che si differenzia nettamente da quella relativa al resto della sfera bancaria; nel periodo di riferimento di cui sopra, ovvero fra 2022 e 2023, le banche commerciali hanno registrato una diminuzione del 4,8%. In Friuli Venezia Giulia vi sono otto Banche di credito cooperativo, per complessivi 223 sportelli, sempre al 31 dicembre ’23: l’anno prima ce n’erano soltanto due in più, a conferma del mantenimento della capillarità territoriale».

In quanti Comuni, nel nostro Paese, il Credito cooperativo rappresenta ormai l'unica presenza bancaria? E in regione?

«In Italia parliamo di ben 740 municipalità. Restringendo il quadro al Friuli Venezia Giulia, dove come detto gli sportelli delle Bcc sono 223, si arriva a quota 44 Comuni».

Fra le dinamiche alla base della drastica compressione del numero di sportelli bancari tradizionali negli ultimi anni ne spicca una in particolare?

«Un fattore determinante consiste nella notevole pressione della Banca centrale europea sulla verifica del conto economico di filiale, non solo, quindi, del bilancio dei singoli istituti di credito».

Il Credito cooperativo, dunque, va controcorrente rispetto alla tendenza generale delle banche commerciali. Perché?

«È una conseguenza della sua specifica vocazione, ovvero della missione di vicinanza diretta, “fisica”, ai territori. Questo determina anche una profonda differenza, rispetto al credito tradizionale, sul piano del numero dei collaboratori, che nel caso del Credito cooperativo attesta una leggera crescita, mentre nell’area bancaria commerciale è radicalmente diminuito. È l’effetto di una forte diversità di tipologia e di obiettivi. Il concetto vale su scala nazionale, appunto, così come regionale, dunque anche per l'istituto che presiedo, la Banca 360, che è nata meno di un anno fa dalla fusione di Banca Ter e Friulovest Banca: nel nostro caso uno solo è stato, giocoforza, lo sportello sacrificato; parliamo di quello di Codroipo, l'unica località in cui erano presenti entrambe le realtà».

Banca 360 conta in Friuli Venezia Giulia 57 sportelli: la desertificazione provocata dai passi indietro di vari istituti bancari stimolerà l’apertura di nuove sedi?

«No, perché noi siamo già presenti là dove le banche commerciali tradizionali stanno chiudendo. Mi piace ricordare che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante l’assemblea delle Banche di credito cooperativo, svoltasi a Roma, ha parlato espressamente dell’importanza e dell’apporto di questi istituti, che garantiscono il servizio bancario sull’intero territorio nazionale, anche nei contesti abbandonati dal resto delle banche. L’azionista di riferimento delle Bcc è proprio la comunità, pertanto entreremmo in contraddizione se non mantenessimo una diffusione ramificata».

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