I costi della sanità in Fvg: ogni cittadino spende 899 euro all’anno per pagare medici e infermieri
Spesa pro capite alta, ma retribuzioni medie basse: Oss e tecnici sono il doppio che nel resto del Paese. Nell’analisi della fondazione Gimbe, il presidente Cartabellotta ha parlato di «una crisi senza precedenti»
Una «crisi senza precedenti» per il personale della sanità pubblica. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha usato questi termini, nella sua audizione di mercoledì a Montecitorio, davanti ai deputati della Commissione Affari Sociali della Camera. Vista dal Friuli Venezia Giulia, è una crisi che impressiona un po’ meno, se è vero come è vero che – sempre in base ai dati citati dalla Fondazione – la nostra regione è seconda alle spalle della Valle d’Aosta per numero di dipendenti del servizio sanitario in rapporto agli abitanti (17,3 ogni mille) e terza, alle spalle della stessa Valle d’Aosta e del Trentino Alto Adige, per la spesa sanitaria pro-capite dei suoi cittadini riferita al personale: ogni residente, in sostanza, spende 889 euro all’anno per le retribuzioni di medici, infermieri e degli altri dipendenti della sanità pubblica.
Friuli Venezia Giulia e Italia
Se la flessione progressiva della spesa sul personale in rapporto alla spesa sanitaria complessiva rappresenta, per la Fondazione Gimbe, uno degli indicatori chiave del declino della sanità pubblica, il Friuli Venezia Giulia e le altre Regioni (e Province) a statuto speciale confermano di difendersi meglio delle altre.
Se nella nostra regione possiamo contare, come detto, su oltre 17 lavoratori della sanità ogni mille abitanti, la media italiana si ferma a 11,6, con gran parte delle regioni del sud sotto quota 10, il Lazio a 8,5, la Lombardia a 10,5 e il vicino Veneto a 13,1. Situazione simile sul fronte della spesa pro capite (sempre per il personale), con il Fvg che marca una differenza positiva di 217 euro rispetto ai 672 dell’Italia.
Basse retribuzioni
Unica voce che vede la nostra regione al di sotto della media nazionale, e di parecchio, quella delle retribuzioni lorde: a livello nazionale la media è di 57.140, il Fvg è penultimo con 50.581, davanti soltanto al Veneto e molto lontano dai primi posti, tra i quali spiccano gli oltre 81mila euro della solita Valle d’Aosta.
Il dato sorprende, dal momento che il contratto nazionale è lo stesso per tutti (accordi integrativi a parte), ma fino a un certo punto, dal momento che riflette anche una diversa composizione del personale, con un minore peso di medici e figure apicali rispetto alla platea complessiva che dal punto di vista del reddito, ovviamente, “pesa” meno.
I medici, gli infermieri e gli altri
Degli oltre 20mila lavoratori del servizio sanitario regionale, i medici sono 2.900, 2,41 ogni mille abitanti, gli infermieri 7.800, 6,55 ogni mille abitanti: in entrambi i casi si supera la media nazionale, che è di 2,11 medici e 5,18 infermieri ogni mille abitanti. Segno che l’abbondanza riguarda soprattutto il resto dei dipendenti (Oss, tecnici, amministrativi, ecc.), che sono 8,3 ogni mille residenti, contro una media nazionale di 4,3. Dati che contribuiscono a spiegare, almeno in parte, le basse retribuzioni medie.
Il sindacato
Sul differenziale negativo nelle paghe puntano l’indice i sindacati. «Siamo tra i medici meno pagati d’Italia», commenta il segretario regionale dell’Anaao Massimiliano Tosto. «L’elevata spesa pro-capite per i nostri cittadini – prosegue – si spiega con il fatto che siamo in tanti rispetto ai residenti».
Ma qualche segnale positivo, nude cifre a parte, per Tosto si intravede: «L’utilizzo dei gettonisti è un dato tristemente noto, ma dal 2024 qualcosa, ancora poco, si sta muovendo nel verso giusto, cioè nuove assunzioni e meno gettoni. Urge comunque un serio piano di rilancio in merito alle politiche per il personale, da troppi anni ferme al palo e a vecchi paradigmi non più applicabili». In assenza di svolte chiare, per Tosto, la fuga dei giovani verso il privato o verso l’estero continuerà.
Sos
Tornando all’audizione alla Camera, dietro l’allarme della Fondazione Gimbe c’è la flessione della spesa sul personale dal 33,5% del 2012 al 30,6% del 2023. Questo, ha precisato Cartabellotta, nonostante la spesa complessiva sia cresciuta, negli stessi anni, da 36,4 a 40,1 miliardi (pesa evidentemente l’inflazione, che non basta però a evitare una flessione tra il 2022 e il 2023).
«Se la spesa per il personale dipendente - ha sottolineato il presidente Gimbe – si fosse mantenuta ai livelli del 2012, quando rappresentava circa un terzo della spesa sanitaria totale, negli ultimi 11 anni il personale dipendente non avrebbe perso 28,1 miliardi, di cui 15,5 miliardi solo tra il 2020 e il 2023, un dato che evidenzia il sacrificio economico imposto ai professionisti del Servizio sanitario nazionale. Servizio sanitario – ha aggiunto Cartabellotta – che sta affrontando una crisi del personale senza precedenti, causata da errori di programmazione, dal definanziamento e dalle recenti dinamiche che hanno alimentato demotivazione e disaffezione dei professionisti».
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