Bambini sempre più connessi e spesso senza protezioni: cresce l’uso di social e cellulari alle elementari

Il 51% dei bambini ha un telefono personale, il 66% usa WhatsApp, il 55% app di intelligenza artificiale; solo il 36% delle famiglie attiva il parental control. Cresce l’isolamento sociale e l’esposizione a rischi digitali, secondo l’indagine “Bambini e schermi digitali 2025” di Mec

Bambini sempre prima e sempre più a lungo in Rete, e sempre più spesso senza rete, senza protezioni cioè contro i rischi connessi alla navigazione e alla dipendenza da schermi. A dirlo l’indagine “Bambini e schermi digitali 2025”, curata da Media Educazione Comunità (Mec), l’associazione udinese impegnata nella promozione di un approccio consapevole ai mezzi di comunicazione.

Realizzato su un campione di 512 iscritti in regione all’ultimo anno delle scuole primarie, il sondaggio dice che in quinta elementare la maggioranza dei bambini, il 51%, ha già il suo telefonino personale, 2 su 3 (il 66%) utilizzano regolarmente WhatsApp, più di uno su 2 (il 52%) Tik Tok o un’App di intelligenza artificiale (il 55%). Navigatori abituali, insomma, e, spesso anche solitari, nel senso che solo una minoranza di genitori (il 36%) li seguono o impostano meccanismi di “parental control” sui dispositivi dei figli.

La ricerca

Basata su un campione di 512 risposte e promossa nell’ambito del progetto Esploratori digitali, supportato dalla Regione e dalla Fondazione Friuli, l’indagine è stata al centro del primo incontro dell’assegnazione Sapiens Digitalis, promosso da Mec in collaborazione con l’Università di Udine e le associazioni partner Tornare a essere umani, Primavera Aps e Spazio 35. I questionari sottoposti ai ragazzi in orario scolastico miravano non solo a misurare la diffusione e l’utilizzo dei telefonini e altri device digitali, ma anche a individuare i principali fattori di rischio e i nuovi sviluppi come quelli connessi all’intelligenza artificiale (AI).

Genitori distratti

«Dai dati in generale – spiega Giacomo Trevisan, coordinatore Mec – emerge l’anticipo costante con cui i nostri ragazzi accedono alla rete e ai dispositivi digitali senza avere un adeguato accompagnamento e un’educazione al loro uso da parte delle famiglie, che peraltro non conoscono o non applicano i limiti e la supervisione prevista per legge, e della scuola».

L’indagine, per Mec, rende evidente «la difficoltà dei genitori a dare regole coerenti con le normative e in generale a monitorare i comportamenti online e i contenuti a cui hanno accesso i figli». A fronte di un utilizzo sempre più invasivo, come accennato più sopra, solo il 36% delle famiglie attiva il parental control sui dispositivi dei ragazzi.

E la maggioranza dei bambini di quinta utilizza regolarmente social come WhatsApp e Tik Tok, che secondo la legge potrebbero essere utilizzate in autonomia, ricorda Mec, soltanto a partire dai 13 anni. Non maggioritario, ma molto diffuso anche Snapchat, visto che quasi un bambino di quinta su 3 (il 31%) dice di utilizzarlo. Tutto questo aumenta l’esposizione a contenuti a rischio: al 37% dei bambini intervistati, infatti, è capitato di ricevere messaggi da sconosciuti (nel 12% dei casi questo avviene frequentemente), più di 1 su 3 (il 35%) riceve a volte o spesso messaggi aggressivi e uno su 2 (il 51%) afferma di aver visto contenuti impressionanti.

Solitudine digitale

Emblematico, per i ricercatori dell’associazione Mec, anche un altro dato, che riguarda le relazioni nel tempo libero. Il 46% dei bambini di quinta afferma di incontrarsi di persona “raramente o mai” con gli amici (al di fuori di attività organizzate da adulti come sport, musica o altro). Quasi un bambino su 2, in sostanza, non si vede con altri coetanei per giocare o stare insieme. Il sospetto che su questo incida anche il tempo dedicato a smartphone, social e giochi online è più che fondato.

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