Acqua e rifiuti, l’obiettivo di un gestore unico: via libera alla legge 19 in Friuli Venezia Giulia

Si va verso le fusioni. Voto favorevole del centrodestra, astenuti Pd e Patto, contrario il Misto. L’assessore: non c’è alcuna intenzione di andare a privatizzazion

Maurizio Cescon
Voto favorevole del centrodestra, astenuti Pd e Patto, contrario il Misto
Voto favorevole del centrodestra, astenuti Pd e Patto, contrario il Misto

Il traguardo è un gestore unico regionale del servizio idrico, in linea con le previsioni della legge 5 del 2016, e su questo maggioranze e opposizioni sono d’accordo. Ma la condivisione di principio non è bastata per arrivare a un voto unanime sul disegno di legge 19, approvato – dopo tre ore di discussione in Consiglio regionale – con i voti favorevoli di Lega, FdI, Fedriga presidente e Forza Italia, l’astensione di Pd e Patto per l’Autonomia-Civica Fvg e il voto contrario del gruppo Misto.

Variegate le motivazioni del “no” espresso dai consiglieri del Misto. Se Serena Pellegrino (Avs) era infatti partita dal voto di astensione in Commissione, ma nel voto finale ha scelto di bocciare il Ddl «perché da parte dell’assessore è mancata la necessaria chiarezza sulla destinazione dei fondi e sulla stessa entità degli incentivi», Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), che già nella discussione generale aveva parlato di «una cattiva legge, priva di strategia», ha ribadito il suo no dopo essersi visto bocciare 11 emendamenti e un ordine del giorno.

Decisamente contraria anche Rosaria Capozzi (M5S), convinta che la disomogeneità dei territori del Fvg consigli di non andare nella direzione di un gestore unico regionale per acqua e rifiuti. Più sfumata come si diceva la posizione del Pd. Francesco Martines ha spiegato il voto di astensione con la bocciatura dell’emendamento che chiedeva di allargare gli incentivi previsti anche a formule diverse dalla «fusione per incorporazione», esplicitamente indicata nel ddl e ritenuta dai dem un limite. Martines ha invece difeso con forza l’obiettivo di «arrivare a un gestore unico regionale entro 3-4 anni, per fare fronte ai colossi che potrebbero acquistare le società pubbliche. C’è, inevitabilmente un mercato al quale dobbiamo guardare, e non possiamo pensare a realtà che stiano solo dentro i territori provinciali perché ormai le società di gestione si muovono al di là di quegli ambiti».

Un punto, quello delle aggregazioni a livello provinciale, che un altro consigliere del Pd, Andrea Carli, ritiene invece fondamentale nella prima fase di applicazione della legge, al punto da presentare un emendamento che prevedeva di concedere fondi solo a quel tipo di operazioni fino al 31 dicembre 2027.

La sua proposta, sulla quale il capogruppo dem Diego Moretti ha lasciato libertà di voto, è stata poi bocciata a maggioranza dall’Aula. Quanto al gruppo Patto-Civica, il capogruppo Massimo Moretuzzo, in linea con il relatore di minoranza Marco Putto, ha ribadito il suo sì alle aggregazioni «sia per l’acqua sia per i rifiuti, anche se questi due ambiti non devono necessariamente sovrapporsi», ma ha anche espresso il dubbio «sul fatto che questo processo debba realizzarsi solo con lo strumento dell’incorporazione».

Una posizione ribadita a più riprese da Putto. A questi dubbi di Pd e Patto ha risposto in aula l’assessore alla Difesa dell’Ambiente, Fabio Scoccimarro. «Perché parliamo solo di incorporazione? Perché è l’unica forma che garantisce la concessione, e dunque non si può fare altro», ha detto il rappresentante della Giunta Fedriga. Che ha tenuto a precisare come questa norma «non andrà a privatizzare l’acqua. Il nostro incentivo alle aggregazioni, lo voglio ripetere, è rivolto solo alle società pubbliche. E non obblighiamo nessuno ad aggregarsi, in quanto saranno le società stesse a scegliere». Argomenti ribaditi in discussione generale e durante l’esame degli emendamenti della maggioranza.

Markus Maurmair (FdI) ha ricordato come «questo ddl consentirà ai Comuni di inserirsi nei percorsi aggregativi, destinando loro risorse importanti». Sulla stessa linea Mauro Di Bert, capogruppo di Fedriga presidente, che ha ricordato come «il percorso di questo ddl parta da lontano», e Igor Treleani (FdI), convinto che «senza aggregazioni gli investimenti diventano impossibili, e dunque si rischia di non fornire servizi all’altezza». Antonio Calligaris (capogruppo della Lega) è il primo firmatario di un emendamento siglato anche dai colleghi Di Bert, Andrea Cabibbo (FI), Michele Lobianco (FI, relatore di maggioranza) e Treleani, che prevede la stabilità occupazionale nelle società incorporate, con il rispetto dei contratti di settore e l’applicazione delle clausole sociali in materia di contratti pubblici anche negli appalti.

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