Le donne ancora poco emergenti nei settori che contano: quanto è difficile combattere il gender gap
Poche professioniste nel digitale, economia green, transizione energetica. Ancora molto dobbiamo fare perché il tema della parità di genere sia saldamente al centro del dibattito pubblico

Siamo chiamati tutti anche quest'anno a un'inevitabile riflessione sullo stato della parità di genere, tanto più necessaria in quanto solo pochi mesi sono trascorsi dalla tragica vicenda di Giulia Cecchettin, che ha generato un dibattito pubblico sul tema della violenza verso le donne come mai si era visto in passato.
A breve distanza da quei drammatici fatti, ci ritroviamo in uno scenario nel quale ben poco è cambiato: il Global Gender Gap Index del World Economic Forum ci ricorda impietosamente che nel 2023, su 146 Paesi, il nostro si collocava al 79° posto; su 35 Paesi europei, solo 5 fanno peggio.
In questa disfatta, il dato più clamoroso chiama in causa proprio l'indicatore delle opportunità economiche e del lavoro femminile: sprofondiamo al 104° posto. In Italia quasi una donna su due non ha un lavoro esterno alla famiglia, 4 donne su 10 non sono titolari di un conto corrente, 3 su 10 non hanno un reddito individuale sufficiente, due su tre non hanno alcuna autonomia nel gestire il budget familiare o personale, dovendo sempre chiedere (o rendere conto) a un uomo. Facile immaginare cosa questo voglia dire quando una donna si trovi imprigionata in una situazione di violenza familiare: senza risorse, sottrarsi può risultare impossibile.
Il contesto del Fvg è migliore: l'occupazione femminile si attesta al 61,9%, 10 punti oltre il dato nazionale; peraltro, permane un persistente divario con l'occupazione maschile (75%); e vale anche per la disoccupazione (6,6% vs. 4,3%). Ires Fvg ha evidenziato come le lavoratrici nella nostra Regione guadagnino mediamente circa 9.500 € all'anno meno degli uomini, dato ancora più preoccupante se si considera il livello dei salari.
Le donne sono ancora poco presenti in alcuni settori emergenti, che offrono le prospettive occupazionali più interessanti: digitale, economia green, transizione energetica.
Solo poco più di un'impresa su cinque vede una guida femminile, e per una metà si tratta di imprese individuali; e diverse imprenditrici segnalano quanto sia faticosa la loro lotta contro stereotipi e pregiudizi ad esempio rispetto alle possibilità di ottenere crediti e finanziamenti.
Non si deve ritenere che un cambiamento non sia possibile. Un ruolo importante può essere rivestito dal legislatore, nazionale e regionale, con normative e azioni che implementino il contrasto alla discriminazione e che supportino le carriere femminili. È necessario investire sui servizi di cura, non solo per i minori, ma anche per anziani e disabili. Infine, vanno sostenuti i percorsi di carriera, così come le iniziative imprenditoriali delle donne; necessaria è anche una maggiore presenza delle ragazze nei percorsi Stem (Science, Technology, Engineering, Maths).
Resta, poi, il dato culturale. Ancora molto dobbiamo fare perché il tema della parità di genere sia saldamente al centro del dibattito pubblico e dell'attenzione dei decisori politici. E mi permetto qui sommessamente di ricordare al legislatore regionale che siamo ancora in attesa che venga finalmente risolta la questione dell'introduzione della doppia preferenza di genere per le elezioni del Consiglio regionale; tema che è già da tempo realtà in quasi tutte le altre Regioni italiane. Infine, occorre valorizzare in tutti i contesti il lavoro delle istituzioni deputate alla promozione delle pari opportunità.
* professoressa ordinaria di Diritto del lavoro nell'Università di Trieste e Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Udine
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