Yamandu Costa a Jazz & Wine: «La musica è internazionale»

Elisa Russo

«Quelle racchiuse dal nome della rassegna, “Jazz & Wine of Peace”, sono parole a me care, che fanno parte della mia vita in maniera naturale. Radunarle in uno stesso luogo è un privilegio, non vedo l’ora di vedere questo festival da vicino e farne parte»: il chitarrista brasiliano Yamandu Costa è tra i protagonisti della ventiseiesima edizione del festival transfrontaliero che celebra la pace, all’insegna della musica jazz e del patrimonio enogastronomico, nello spirito di Gorizia/ Nova Gorica Capitale della cultura 2025, con la direzione artistica di Mauro Bardusco del Circolo Controtempo. Costa sarà sul palco del Teatro comunale di Cormons assieme al fuoriclasse della fisarmonica Vincent Peirani venerdì alle 21.30.

Si rimanda al sito ufficiale per il programma completo che, tra gli altri, include sabato Patrizio Fariselli plays Area al Teatro di Gradisca, Enrico Rava a Cormons; domenica Paolo Fresu e Omar Sosa a Cormons, Bearzatti plays Led Zeppelin a San Floriano del Collio.

Lo show in duo di Costa, uno dei più grandi chitarristi mondiali, con il maestro della fisarmonica Peirani è una prima italiana.

Costa, come è nato questo incontro?

«Vincent è un mio coetaneo, l’ho conosciuto sette anni fa e ci siamo trovati subito bene e da allora, ogni volta che ho suonato con lui, ne sono stato felice. Il nostro è un incontro tra Francia e Brasile. Portiamo un repertorio che mescola nostre composizioni, brani tradizionali (Hermeto Pascoal) e qualche pezzo che ho composto apposta per questa formazione».

Qual è la forza della vostra musica, completamente strumentale?

«La nostra musica è universale proprio perché non ha testi, parole. Diventa internazionale: la possiamo suonare ovunque sul pianeta. Il coinvolgimento con l’ascoltatore avviene su un piano diverso, non è come con un cantautore che racconta una storia con la quale ci si può identificare. Eppure, possiamo viaggiare il mondo intero con le nostre composizioni e comunicare perfettamente».

Nella sua carriera ha vinto tanti premi, l’ultimo il Latin Grammy nel 2021, per l’album “Toquinho & Yamandu Costa – Bachianinha”. Che effetto le ha fatto?

«Sono stato molto contento del premio vinto con Toquinho, una leggenda della musica brasiliana, un nome molto importante per la nostra storia. È stata anche una sorpresa. Un Grammy è un’occasione per celebrare non solo la vincita in sé ma un’intera carriera. La musica ha sempre fatto parte della mia vita, fin da bambino: sono nato in una famiglia di musicisti. Mio papà lo era».

Italia e Brasile hanno uno spirito comune?

«Ho anche origini italiane, del Veneto in particolare, quindi sento un intenso legame. Amo la cucina, il vino, ogni volta che ci torno mi sento a casa, ben accolto. I brasiliani sono un mix, come tutti i popoli dell’America Latina e abbiamo ereditato anche qualcosa dalla cultura italiana. Sento questa influenza in maniera forte, e trovo delle similitudini tra pubblico italiano e latino-americano: abbiamo molto che ci accomuna».

I prossimi passi?

«Ho in programma di continuare a pubblicare album, ne realizzo anche 3-4 in un anno, più i video. Grazie a internet, riusciamo a diffondere di continuo nuovi contenuti e per i nostri follower la musica di qualità non manca mai».

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