“Wishing on a Star”, quando il destino può essere beffato
Nella sezione Orizzonti il film della cividalese Videomante. Erica Barbiani: «Un’astrologa napoletana ad Aiello»

Negli “Orizzonti” veneziani — e s’intenda la storica sezione della Mostra del cinema — quattro italiani su diciannove, fra cui anche Valerio Mastandrea, sperimenteranno la loro modalità artistica nell’infinita ricerca innescata a fine Ottocento. Il Friuli c’è. E non è poi così scontato. Un migliaio sono state le pellicole esaminate, giudicate voi la difficoltà di esserci.
“Wishing on a Star” diretto dal regista slovacco Peter Kerekes (già vincitore di “Orizzonti” tre anni fa) è una produzione “Videomante” della cividalese Erica Barbiani col sostegno della Film Commission Fvg e del Fondo audiovisivo— «e siamo giunti felicemente ai vent’anni dalla creazione della casa di produzione», spiega Barbiani che si fece conosce a Locarno per il il sorprendente docu “The Special Need” — sfoggia la location di Aiello, contiene una buone dose di comicità decisamente spontanea, racconta un’unicità del territorio e rilascia una morale per nulla banale: il destino, volendo, lo si può beffare.
Quando sarà l’evento veneziano, Barbiani?
«Sabato 31 agosto, alle 14.15, in sala Darsena».
Le propongo un flashback. Due decenni fa come avvenne il big bang di Videomante?
«La storia s’innescò col fortuito incontro fra una sociologa, ovvero io, e una antropologa, ovvero la Tomasin. Iniziammo dai documentari etnografici sulle donne maya in Yucatan e poi ci focalizzammo sulla comunità bengalese a Monfalcone. Quindi avvenne la svolta, nel 2010, con la frequentazione di “Euro Doc”, un corso che ci fece capire come arrivare in Europa pur partendo dalla provincia. Al tempo girammo “La Rosa di Valentino”, un atto di riverenza a un magnifico roseto di Artegna, film coprodotto dalla tv francese. Be’, lo videro anche in Giappone».
Ora è il tempo di scoprire “Wishing on a Star”.
«È stata una gestazione piuttosto lunga, alla quale ha collaborato Lucia Candelpergher, ci tengo a precisarlo. Dunque, i primi segnali risalgono alla metà dei Novanta. Svelo subito la vicenda. Ad Aiello, appunto, vive e lavora un’astrologa napoletana: Luciana de Leoni d’Asparedo. Il suo credo è che sotto un “nuovo” cielo si può rinascere. Se hai un desiderio lei ti indica il luogo dove trascorrere il giorno del tuo compleanno affinché, al ritorno, qualcosa cambi o avvenga a seconda dei desideri scelti. Quando vieni al mondo hai un destino assegnato, ma non è detto sia quello definitivo, lo si può raggirare. Sempre che lo si voglia fare».
Qual è il segreto per finire in una sezione di Venezia, oltre alla indiscussa forza del film?
«C’è una doverosa prefazione. Il Fondo audiovisivo Fvg ha istituito da alcuni anni un convegno a Trieste dal titolo quasi musicale: “When east meet west”, ideato da Alessandro Gropplero, ovvero quando l’est incontra l’ovest e chiunque abbia un progetto da esporre lo può presentare comodamente davanti a una platea composta da centinaia di esperti del settore. Un modo efficace per farsi conoscere, altrimenti sarebbe arduo trovare uno sbocco sul mare magnum della cinematografia».
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