Vincenzo Colussi e gli altri friulani arruolati da Bonaparte

Una storia legata ai 250 anni dalla nascita di Napoleone

«Addio addio Casarsa vado via per il mondo/lascio il padre e la madre e vado con Napoleone/Addio vecchio paese e giovani compagni /Napoleone chiama la meglio gioventù/… quando suona mezzodì (Vincenzo Colussi soldato friulano) si presenta a Napoleone e passati solo sette mesi / mi trovo in mezzo al ghiaccio a conquistare le Russie».

Così con accenti insieme avventurosi e poetici Pier Paolo Pasolini nella raccolta di poesie “La nuova gioventù, racconta la storia di un suo antico avo (Colussi si chiamava la madre) che aveva subito il fascino della avventure militari. Questo nella poesia, in realtà anche in una importante regione come il Friuli-Vg l’occupazione delle milizie napoleoniche costrinse alla coscrizione obbligatoria, per rimpolpare gli eserciti francesi, migliaia di poveri contadini.

Si celebrano in questi giorni i 250 anni dalla nascita ad Ajaccio in Corsica del Bonaparte e la ricorrenza oltre a riguardare pagine di storia tragiche,riguarda anche la piccola patria friulana che dalla prepotenza napoleonica non fu risparmiata: abolite le istituzioni feudali, soppresse le corporazioni religiose, migliorate le valutazioni catastali e razionalizzato l’apparato tributario, il popolo friulano non accetta la coscrizione obbligatoria. A Napoleone vanno attribuite migliorie sul territorio: le bonifiche dei terreni aridi, trasformati in pascoli e la costruzione della strada che da Pordenone attraverso la pianura friulana arriva fino a Palmanova e che tutti oggi chiamano la “napoleonica”.

La coscrizione obbligatoria pesa molto sulle masse italiane. La leva è più onerosa che in Francia: nel 1805 erano 16 su mille abitanti i giovani italiani chiamati a servire Napoleone contro i 4 su mille richiamati in Francia.Giovani friulani preferirono scappare verso l’Austria,l’Ungheria e la Germania.

Si formarono vere e proprie bande di disertori ai confini della zona della Carnia. Molti falsificavano i documenti anagrafici,presentavano falsi certificati di matrimonio. Molti dichiaravano inferme condizioni di salute,la povertà faceva crescere molti giovani rachitici.

I figli della borghesia e della nobiltà non disdegnavano di arruolarsi volontari nella truppe del Regno Italico per inseguire una possibile brillante carriera e il mito di Napoleone generale invitto. Il Terzo reggimento di Fanteria leggera di stanza a Palmanova che da questa città era partito, fu distrutto quasi completamente nelle giornate della ritirata.

A partire dal 1806 fino al 1813 furono circa ventimila i soldati friulani arruolati dall’armata francese su una popolazione che era stata conteggiata qualche anno prima in un censimento intorno a 350 mila anime. Tra il 1805 e il 1814 i soldati italiani arruolati dai francesi nei territori italici occupati furono circa 120 mila e circa 61mila i soldati caduti e dispersi cioè il 50 per cento del totale. Solo in Russia i morti furono ventiseimila.

Hegel sosteneva che la guerra è necessaria alla storia come il vento alle acque del mare: senza le guerre la storia sarebbe un’ arida palude maleodorante. Von Clausewitz teorico delle arti militari spiegava: «Sarebbe assurdo introdurre nella filosofia della guerra principi di moderazione. La guerra è un atto di violenza condotto fino all’estremo». Altri dittatori si sono cimentati in aforismi cinici e disumani. MaoTzeDong spiegava che «la politica è una guerra senza spargimento di sangue e la guerra è una politica con spargimento di sangue».Benito Mussolini sostenne che «la guerra è la Corte d’assise dei popoli» e quindi si può dedurre che la sentenza di morte che fu dichiarata contro di lui dalle forze della Resistenza sia stata in sintonia con questa valutazione.

Carl Schmitt sostiene che la società politica non si organizza per costituire il bene comune, ma contro qualcuno. Che avesse ragione Kant che sosteneva nel suo saggio “Per la pace perpetua” che ogni stato deve adottare una costituzione repubblicana? Napoleone “il piccolo” spiegano gli storici era interessato alla conquista, ma soprattutto alla gloria. E di lui si continua a parlare.
 

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