Passi lunghi: un film racconta le scarpette create in Friuli

La presentazione allo Splendor di San Daniele. Sabrina Zannier: «Il profumo del Novecento»

Gian Paolo Polesini

Ventitré anni d’arte ordinatamente riposta nei luoghi più rappresentativi del Friuli e affiancati da altre discipline visive così da comporre una sorta di mantra fantasioso e concreto agli ordini di un marchio: “Maravee”, la meraviglia della creatività. Dal 2002 in un trend propositivo che ha sorvolato le forme più originali di pittura e di cinema includendo le rispettive diramazioni.

«Proprio con uno spettacolo — spiega la fondatrice e direttore artistico Sabrina Zannier — abbiamo avviato a villa Ottelio Savorgnan un percorso con la specificità d’indagare il presente e il futuro dello sviluppo artistico. Prima il trasloco al Castello di Colloredo e, quindi, a quello di Susans».

Ricordiamo gli inizi per arrivare a un oggi con la presenza di un curioso mediometraggio di produzione “Maravee”, appunto, dal titolo “Passi lunghi” che sta per cominciare il suo tour.

La prima data sarà per oggi, giovedì 5, alle 11, al cinema Splendor di San Daniele (alla presenza di tantissimi giovani studenti) e, successivamente, domenica 8, alle 17, al Museo storico etnografico di Forni Avoltri.

Vien naturale informarsi su che tipo di passi seguiremo…

«Svelo la materia: le storie di Stafèts tra lavoro, guerra e festa. Queste calzature tipiche, dette anche Scarpèz o Scarpis o ancora Zavàtis, rappresentano l’emblema di una regione nonché l’economia di autoconsumo in quanto incarnano lo spirito della cultura popolare e dell’artigianato. Vorrei ricordare che il documentario è prodotto da “Maravee Project” con svariate collaborazioni locali».

Tre sono le sezioni che identificano il film: ovvero “Passi felpati”, “Passi in festa” e “Passi al lavoro”. Approfondiamo Sabrina?

«Quelli felpati rappresentano la camminata dei soldati in prima linea. Il protagonista Raffaele Tarditi è un ricercatore universitario che si spinge a esplorare i sentieri della Grande Guerra. Giada Armida Venudo è una wedding planner alla ricerca di fiori per gli addobbi delle nozze e il pensiero fila inevitabilmente verso la nonna che cuce gli Stafèts indicate per le cerimonie. Una stilista, interpretata da Alice De Colle, per agguantare l’innovazione, fa giustamente un passo indietro rivolgendo lo sguardo al passato per catturare i segreti produttivi di questo manufatto, arrivando fino a San Daniele e a Gonars i due paesi dell’eccellenza calzaturiera friulana».

Che genere d’indicazioni richiedeva lo statuto di “Meravee” alla fondazione?

«Mettere in contatto linguaggi diversi, una pluralità di voci per raccontare una grande storia. Uno sconfinamento che cuce idealmente assieme i pensieri dei filosofi francesi Gilles Deleuze e Felix Guattari: avvalorare ciò che connota il territorio e unirlo all’internazionalità, unendo il qui e l’altrove. Ne risulta una narrazione che apre a più fronti: mostre, performance, arte visiva, mettendo in scena il dialogo fra opera e corpo».

Il cinema non fa parte casualmente di questa esposizione colta, “Passi lunghi” è il sesto prodotto della sezione “etnografica”.

«Assolutamente no, è una ricerca che prosegue cercando di individuare le eccellenze regionali che meglio supportano un racconto per immagini. Il mediometraggio che proponiamo è la somma di un impegno dietro le quinte, di ricerca storica di fonti scritte e iconografiche e di un preciso girovagare per le zone che raccontano questo intrigante romanzo non ancora concluso».

La moda ha riconosciuto la particolarità degli Scarpéz, a quanto pare.

«Ma certo, e sono considerati dei pezzi unici che si possono abbinare a un qualsiasi abbigliamento. Resta la versatilità dell’oggetto che ha servito per decenni chiunque avesse bisogno di un passo felpato, appunto, o più deciso».

E nel tempo il prezzo ha preso coraggio…

«Esistono ancora mani preziose che sanno come si fa, e ciò fa parte della storia. Poi c’è un’industria che punta a farne un brand di successo, conservando il profumo del Novecento».

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