Vicentini Orgnani alla Festa del Cinema di Roma con Catartis: intanto racconta l’Iran in un libro
Il regista friulano porta alla kermesse una raccolta di testimonianze d’arte. Il romanzo indaga il Paese persiano attraverso il viaggio di una pittrice

«Sicuramente in Iran non potrò mai metterci piede. Sarebbe stato un viaggio che avrei voluto fare. Pazienza». Compromessi necessari se, in qualche modo, scrivi di “loro” dentro un libro: si tratta di “Tehran senza ritorno” (Oligo editore) firmato da Ferdinando Vicentini Orgnani, regista friulano di Valeriano con film e documentari di un certo pregio in archivio. È bene ricordare, fra i tanti, “Ilaria Alpi il più crudele dei giorni”.
Ma c’è un’opera sua, in prima mondiale, destinata a illuminare la sera del 25 ottobre della Festa del cinema di Roma, che chiuderà la sessione al Maxxi: il titolo è “Catartis - conservare il futuro”, raccolta ventennale di testimonianze d’arte, centinaia di ore di ripresa condensate in 90 minuti, fra le quali un super8 con protagonista Vittorio Basaglia, e un backstage inedito. Con le rock star Gianna Nannini e Patty Smith. La colonna sonora è di Paolo Fresu.
Nel frattempo, martedì sera, sarà la letteratura a guadagnarsi la copertina con la presentazione del volume di Vicentini Orgnani al Miotto di Spilimbergo, dopo quella di pordenonelegge, alla presenza dell’attrice Daniela Poggi. Dalle 18.30, in collaborazione con Confartigianato di Pordenone.
Indagando terre scomode attraverso una protagonista vera, Fariba Karimi, lei Ferdinando si è inimicato un popolo. Ha avuto problemi?
«Assolutamente no, ho soltanto accompagnato in un viaggio italiano una ragazza persiana, una pittrice, che ha vissuto e sta vivendo una storia romana e felice di essere “finita” preda di un romanzo dove di cose vere ce ne sono parecchie con quel giusto contrasto d’immaginazione che serve a corroborare una narrazione. Devo dire che nelle pagine conclusive non ho lesinato accuse al regime iraniano, definendoli “fanatici senza dignità”. Non è così durante tutto il racconto, anzi, i toni sono da commedia con sensazioni, ragionamenti, colpi di scena, insomma, tutte sostanze utili a rendere il cammino un po’ più avvincente».
E l’ incontro con Karimi?
«Fariba faceva parte di un gruppo di quattro artiste: una coreana, una romana e una slovena. Quest’ultima è una fotografa amica mia che mi chiese di girare un docu che descrivesse la loro mostra. Il video poi non si fece, però rimase la frequentazione con la ragazza di Tabriz, con la quale ho condiviso un percorso d’arte, scrivendo le presentazioni delle sue esposizioni. Non essendo un critico, ma un collezionista povero, lei trovò ideale il mio piglio distaccato dai cliché comuni ed è da questo dialogo che pensai di formare una narrazione con la possibilità di un’ulteriore metamorfosi nel cinema».
C’è una scena, senza svelamenti ulteriori, in cui la protagonista rischia la vita e un uomo la salva.
«Tutto vero, certo. Non dovrei dirlo, ma quel tizio che le ha consegnato letteralmente la possibilità di stare ancora al mondo, sono io. È dai momenti forti dell’esistenza che le pagine di un libro si fanno scrivere. E il quadro della copertina è dipinto proprio da Fariba: i piedi sono i suoi prima di “quel” tuffo in piscina».
Qual è il pensiero di Fariba del suo Paese?
«Inizialmente la sua era una posizione neutrale, anche perché ogni tanto raggiungeva la sua famiglia. Nel 2022 fu uccisa Mahsa Amini, un simbolo di lotta per i diritti delle donne e lei, a quel punto, uscì dalla sua comfort zone, piuttosto neutrale fino a quel momento, prendendo una posizione netta contro le follie dell’Iran. Adesso, possiamo dirlo, è una rifugiata politica».
Servizi segreti ed erotismo, componenti che indubbiamente fanno vibrare la storia spesso resa alcolica da particolari scelte di vini, friulani compresi, ovviamente.
«Fu Fariba a raccontami di amici che si rivelarono degli 007. Il personaggio di Francesco è stato tratteggiato da una verità. L’amore è un elemento necessario, che lo dico a fare, e un buon bicchiere fa sempre bene. Mio fratello Alessandro mi ha aiutato a scegliere bene». —
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