Viaggio all’interno di Palazzo Antonini Stringher: un volume ne racconta i segreti
Il libro ripercorre la storia e i cambiamenti della dimora progettata da Palladio, oggi sede della Fondazione Friuli

Sala gremita nella sede di Fondazione Friuli, sabato, per la presentazione del volume “/dén·tro/ Palazzo Antonini Stringher”, a cura di Liliana Cargnelutti ed Elena Commessatti. Le prime a parlare, a preludio dell’evento, sono state le immagini proposte sullo schermo: collezioni d’arte, documenti d’archivio e restauri. Tesori racchiusi nel viaggio fotografico e narrativo da sfogliare e da rivivere in un libro, percorrendo spazi e tempi del palazzo storico, rinnovato a nuova vita e, grazie a Fondazione Friuli, aperto alla comunità.
Il libro, donato durante l’evento ai rappresentanti degli enti designanti e agli amministratori della Fondazione dalla sua istituzione nel 1992 (con la denominazione di Fondazione Crup) a oggi «è un segno di riconoscenza – ha commentato il presidente Bruno Malattia – verso coloro che hanno condiviso conoscenze, competenze e valori operando a beneficio del Friuli e contribuendo alla storia della Fondazione, che costituisce la garanzia nel tempo per il flusso di erogazioni a favore della comunità».
Il direttore Luciano Nonis ha illustrato il ruolo discreto ma strategico svolto in questi trentatré anni a sostegno del tessuto culturale e sociale, sintetizzabile in tre numeri chiave: 210,5 milioni di euro in erogazioni dal 1992 a oggi, un attivo patrimoniale attuale a valore di mercato superiore a 500 milioni di euro e un posizionamento nazionale al 24° posto su 85 fondazioni di origine bancaria. Ricca è anche la gamma di attività nella sede di Fondazione Friuli, restituita alla città nel dicembre 2023, dopo un attento e rigoroso restauro, oggi vivace contenitore di eventi culturali e custode di una ricca collezione d'arte, raccontata ora in “/dén·tro/”.
«Il libro nasce dalle affollate passeggiate d’autore, condotte a primavera 2024 nelle meravigliose stanze del palazzo; è lì che ci siamo accorte di quanto fosse vivo e che sarebbe stato bello svelarlo» ha raccontato Elena Commessatti, curatrice della pubblicazione assieme a Liliana Cargnelutti. “Passeggiata rock dentro il palazzo” è il titolo del percorso brioso ed elegante proposto dalla giornalista e scrittrice Commessatti, che attraversa il patrimonio custodito nel palazzo, indugiando «sulle tematiche religiose del Quattrocento, sulle meraviglie settecentesche dei vedutisti veneziani fino all’effervescenza luminosa del Novecento».
Pagine scandite da racconti e dalle “Top 5”: scorci, quadri, dettagli, colori, pezzi iconici imperdibili. Ogni stanza ha una soundtrack. «Un viaggio tra acquisizioni intelligenti e memoria», ha aggiunto Elena Commessatti, che ha dedicato la sua passeggiata nel palazzo al padre Pietro, a lungo vicepresidente della Fondazione Crup (ora Friuli). Prezioso anche il lavoro di ricerca dell’archivista Liliana Cargnelutti: «Studiare l’Archivio storico della Banca d’Italia ci ha offerto la possibilità di ricostruire in particolare la storia di quello che nel Novecento era chiamato il “palazzetto”. I documenti inediti, i progetti lì conservati ci hanno permesso di mettere ordine nella trasformazione di un edificio da dimora nobiliare a uffici aperti al pubblico, di tracciare un profilo degli uomini che hanno voluto e operato per attuare tale cambiamento in un’area centrale della città».
Cargnelutti si è dedicata in particolare all’addizione settecentesca che si allunga su via Gemona, un fabbricato sempre trascurato perché giudicato non competitivo con il palazzo palladiano. Attraverso documenti, prospetti, piante e piani regolatori, ci racconta la storia degli edifici e delle figure che ne scandirono la sorte a partire dal Cinquecento con Floriano di Andrea Antonini, di origini carniche, che entrò in contatto con Andrea Palladio, per arrivare alle soglie del Novecento con Bonaldo Stringher, direttore generale e poi governatore della Banca d’Italia, che seguì con particolare attenzione la filiale udinese valorizzando senza sprechi la sua nuova sede, il palazzo palladiano, i cui lavori di adattamento per gli uffici furono diretti dall’ingegnere Lorenzo De Toni.
Il percorso fa tappa nel primo dopoguerra con il recupero del “palazzetto”, i lavori di ammodernamento e ampliamento con la collaborazione di Pietro Zanini. Nel 1925 l’addizione del “palazzetto” è pronta per accogliere i nuovi uffici. Dopo le tensioni attorno al piano regolatore del 1937 e i danni dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale, arrivò la fase di ripresa, e poi il consolidamento antisismico della parte palladiana dopo il ‘76, ma anche la decadenza del “palazzetto” fino al recupero e alla rinascita recente grazie a Fondazione Friuli.
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