Un intrigo pericoloso nella Praga senza tempo: indaga il detective Jandák
Una storia breve dello scrittore contemporaneo di Kafka, a 100 anni dalla morte Pedinamenti tra l’ironia e l’umorismo nella capitale boema di inizio Novecento

Franz Kafka e Jaroslav Hašek. Nati entrambi a Praga nel 1883, morirono circa quarant'anni dopo a pochi mesi di distanza. A partire da un’idea di Hrabal, Incontri praghesi (Forum editrice) presenta tre brevi racconti, quasi sconosciuti al pubblico italiano. Di Hašek: Alcuni rapporti del detective Jandák (nome in codice “Třebízsk”), con una nuova traduzione italiana e Un enigma psichiatrico; di Kafka: Descrizione di una lotta, primo testo dello scrittore giunto fino a noi e presentato qui in una nuova traduzione. Autori delle traduzioni sono i docenti Annalisa Cosentino, per Hašek e Marco Rispoli . Un piccolo ma prezioso libro arricchito dalle fotografie di Danilo De Marco, che ritraggono una Praga senza tempo. Ecco il racconto di Jaroslav Hašek, che pubblichiamo per gentile concessione della casa editrice.
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Stimatissimo signor Hajšman! Primo rapporto. Mi permetto di annunciare che nella giornata di ieri ho inaugurato le operazioni di pedinamento e indagine sulle attività e i rapporti di un individuo di nome Josef Poupě, ovvero Bocciolo, il quale, in base alle informazioni del dipartimento n. 3, da alcuni anni organizza intrighi pericolosi per lo Stato abitando nel sobborgo praghese di Radice al civico 48, essendo al contempo di alta statura, dal volto tondo senza voglie, con i baffi tagliati all’inglese, gli occhi azzurri, i capelli e la barba castani, il naso e la loquela regolari.
Avendo ricevuto l’ordine di non rivelare, facendo domande sul posto, all’individuo sospetto che egli stesso, Josef Poupě, viene pedinato, ho atteso sul marciapiede opposto che la persona cui si attaglia la descrizione uscisse dal civico 48 di Ralice sulla via principale, dando inizio alla sorveglianza alle ore tre del mattino.

Dopo le sette e mezzo il sorvegliato compare nell’androne dell’edificio da cui è uscito, si guarda attorno mentre io faccio finta di accendere una sigaretta e io, vistolo avviarsi nella mia direzione, passo velocemente sull’altro marciapiede, in modo da trovarmi alla stessa altezza, senza togliergli gli occhi di dosso e prestando intanto attenzione ai suoi contatti con l’ambiente circostante, che tuttavia sono nulli.
Risoluto a verificare se Josef Poupě non usasse un altro nome, chiamo uno scolaro che si stava probabilmente recando a scuola e gli offro una corona, chiedendogli, in quanto scolaro cresciutello, di avvicinarsi all’individuo che gli avevo indicato, il quale camminava sull’altro marciapiede, e domandargli se si chiamasse Josef Poupě; lo scolaro esegue e, ricevuto uno schiaffo dal mio pedinato, scappa rapidamente, senza comunicarmi l’esito.
Cionondimeno il comportamento tenuto dal pedinato è chiaro ed eloquente, giacché indica che a sentir pronunciare il suo nome in luoghi dove evidentemente ritiene che nessuno lo conosca perde il suo sangue freddo, e ciò suscita in lui un certo grado di agitazione, del che è testimonianza anche il fatto che sputa ripetutamente con nervosismo per poi incamminarsi in direzione della villa di Santoška; di qui, costeggiando la centrale del gas, si dirige verso il crocevia di Anděl, dove sale sulla vettura del tram numero 14.
In piedi sul terrazzino del tram ho potuto seguire il suo agire e comportamento. Estratto dalla tasca destra un borsellino giallo con gli scomparti per i francobolli, il che prova le vaste dimensioni della sua corrispondenza, chiede senz’altro un biglietto.
A causa della ressa non mi è stato possibile verificare il contenuto del borsellino. Ho tuttavia notato che l’individuo sospetto intenzionalmente evitava di conversare con gli altri passeggeri, non proferendo parola per tutto il viaggio e comportandosi in modo oltremodo passivo fino alla fermata nei pressi del tribunale territoriale, dove scende e attraversa i binari, girando su via Lazarská per entrare nel caffè Tůmovka insieme a me, e va a sedersi accanto alla stufa brevettata, dove c’è posto anche per me, cosicché potrei eventualmente attaccare discorso con lui, ma vi rinuncio per non destare sospetti.
In compenso posso osservare in maggiore sicurezza il suo agire, e soprattutto scoprire quali riviste e giornali si fa portare, e se dalle riviste politiche trae brani e appunti necessari per orientarsi e utili per i suoi pericolosi intrighi.
Scaltro, si fa portare non già riviste politiche, ma la «Rivista del pellicciaio», il «Messaggero immobiliare», l’«Anfitrione», «Affari pasticcieri». Poi estrae di tasca un taccuino rilegato in pelle nera con le iniziali Z.K. in argento – a riprova della sua grande scaltrezza, giacché si chiama Josef Poupě. Essendo seduto vicino a lui, posso scorgere alcune annotazioni tratte dalle riviste.
Con mano tremante scrive: «Camicie e mutande invernali di maglia maschili e femminili, completini per bambini, corsetti di cotone makò, calze, calzini di cotone, di filo e di lana, calzettoni, berretti, sciarpe, tela grezza, oxford, zephir, calicò, calzoni di velluto a coste, camicie femminili di flanella».
Non riesco a vedere altro, perché copre con la mano quanto scritto, poi si china sul taccuino e non posso più nemmeno vedere che cosa scrive, scorgo soltanto l’inizio di un’annotazione: «La scabbia, la rogna negli uomini e negli animali si cura rapidamente con la nuova macchinetta brevettata…».
Che scrivesse queste note con una precisa intenzione è lampante, e sarà necessario seguire anche questa traccia. Il suo conto assomma a 5 corone e 80 centesimi, compresa la mancia alla donna del gabinetto, dove il mio pedinato si è recato dopo aver bevuto un tè al limone, con il quale aveva accompagnato una fetta di ciambellone e una di torta.
Sembra che la somma di 5-6 corone per il caffè del mattino corrisponda alla sua spesa quoti diana, il che significa che per le visite mattutine ai caffè spende 150-180 corone al mese. Nel locale estrae di tasca il portasigarette di alpacca con semplici incisioni e si accende una sigaretta oltremodo sottile da lui stesso arrotolata, che allego.
Dopo aver pagato il conto, prende velocemente il cappello ed esce, mentre io, avendo pagato contemporaneamente a lui, prendo subito a seguirlo lungo via Lazarská e poi in via Spálená, dove si ferma davanti alla libreria Srdce. Entrato nella libreria, compra una pubblicazione sull’imposta sui profitti, che compro contemporaneamente anch’io, per non perderlo di vista e per sapere che cosa intende leggere per acquisire altro materiale per i suoi intrighi. La pubblicazione che ha scelto ne è la prova.
Non avendo spiccioli, ho dovuto attendere il resto di una banconota da venti corone, e durante questa operazione l’uomo da me pedinato è uscito, avendo la possibilità o di dileguarsi in via Opatovická oppure di passare sull’altro lato, attraversando in direzione di via Vladislavova, da dove poteva entrare nel passaggio della Měšťanská beseda che dà su corso Jungmann, oppure proseguire su via Charvátova verso corso Nazionale.
Poteva anche percorrere via Spálená verso destra o verso sinistra, e arrivare a Perštyon attraversando corso Nazionale, da qui andare o verso piazza di Betlemme, e poi percorrere le viuzze che portano alla stazione Masaryk, oppure proseguire lungo via Skořepka verso Uhelny trh, e poi percorrere le viuzze che portano a via Karlova, da dove poteva imboccare il Ponte Carlo e salire verso il Castello e Malá Strana, oppure da via Karlova poteva anche prendere a destra verso piazza della Città Vecchia, da dove poteva andare o verso corso Mikuláš o lungo via Celetná verso la Hybernská, e poi a destra nella Jindřišská attraversando piazza Havlíček, e da Sant’Enrico poteva facilmente prendere il tram numero 14 e tornare comodamente a Radlice a casa propria, dove lo pedinerò nuovamente domani.
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