Un intreccio tra poesia e musica: così Aida Talliente parla del Friuli

L’attrice e regista porta giovedì al Palamostre di Udine “Maldasabida”. In scena i versi di Novella Cantarutti, Leonardo Zanier e Federico Tavan

Mario Brandolin

Il Teatri stabil furlan presenta giovedì 23 febbraio, alle 20.45, al Palamostre di Udine, la nuova produzione Maldalsabida, spettacolo di e con Aida Talliente, voce, giocattoli, strumenti non convenzionali; Leo Virgili, chitarra, theremin, glockenspiel; Giorgio Pacorig, tastiere, fender rhodes, korg ms20; Eugenio Dreas: basso e Marco D’Orlando: batteria, percussioni.

Ma non lasciatevi ingannare dal titolo Maldalsabida che sembrerebbe rimandare ai riti dei primi cristiani aquileiesi quando si festeggiava, con danze e canti il sabato, secondo una derivazione liturgica e cerimoniale ebraica. Non ci sarà, insomma la canzone che per antonomasia rimanda a quelle usanze, la celeberrima Scjaraçule maraçule di Giorgio Mainerio.

No, niente di tutto questo, anche se, precisa Talliente, «quel ritrovarci il sabato per provare aveva qualcosa di rituale. Perché le prove lo sono sempre un rituale. Che comporta lo scatenamento di un’energia extraquotidiana, un cercare, spesso sofferto, di trovare un andamento di senso e necessità all’accadimento teatrale, un porsi in ascolto che ti estranea dalla vita di ogni giorno».

Ma il sabato del titolo?

«Il sabato – continua l’attrice –, meglio i weekend perché sono stati i giorni in cui abbiamo lavorato di più attorno a questo spettacolo. E siccome la nostra è un’autoproduzione, ecco che il sabato era il giorno in cui tutto il gruppo era più libero e poteva spendersi meglio.

Al punto che Leo Virgili un giorno durante le prove, un sabato di pieno sole con noi chiusi dentro un teatro se ne uscì proprio con questa affermazione che il nostro era un mal dal sabida».

Veniamo allora allo spettacolo, di che si tratta?

«Potremo definirlo un concerto poetico, di parole e musica che si nutrono a vicenda. La musica serve a creare il climax e viceversa».

Che tipo di parole?

«Le parole sono quelle di tre poeti, Federico Tavan, Novella Cantarutti e Leonardo Zanier, tre poeti scelti perché arrivano da luoghi marginali della nostra terra friulana. Quindi Andreis, Navarons e Maranzanis, luoghi dominati dalle montagne, zone ruvide che però incidono moltissimo sulla vita di ognuno di loro.

L’elemento che poi li accomuna è la poesia vissuta come strumento che fa si che la vita non si sfilacci. E questo nonostante la specificità delle loro storie: Tavan al margine, considerato il matto del paese, Novella perché ha dentro quel paesaggio significati nel Raut, monte tanto amato al punto da trasfigurarlo in essere umano e Leonardo Zanier con la sua storia dolorosa di emigrazione, che parla anche all’oggi».

Poesia come senso della vita e voi questo volete restituirlo al pubblico.

«Magari! Ogni volta che salgo su un palco spero che prima di tutto succeda qualche cosa a me. Un’emozione nuova, una vibrazione inaspettata. Che ti rende anche più comunicativa, più credibile, se vuoi non tanto piacere al pubblico, quanto far si che chi ti ha ascoltato possa andare a casa con qualche cosa che gli ha toccato delle corde profonde».

Da un punto di vista musicale che musica c’è?

«Nello spettacolo si toccano diversi generi: dal rock al punk, dalla psichedelia a incursioni nel folk. C’è poi da dire che l’apporto di Giorgio Pacorig con i suoi strumenti molto anni ’70, con suoni analogici e non elettronici contribuisce a creare una materia sonora che ben supporta il tessuto poetico dei versi e delle parole dette».

In precedenza, alle 17, sempre al Palamostre avrà luogo una tavola rotonda con interventi di Gianpaolo Gri che parlerà di confini, della stessa Talliente che illustrerà il percorso poetico dello spettacolo, di Giulio Valentinis e Carlo Tolazzi che rievocherà i luoghi di Leonardo Zanier.

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