“Udine paese col tram” al capolinea

Al Museo etnografico sta per concludersi un’esposizione singolare da non perdere
UDINE. “Binari a Udine e dintorni” è la mostra organizzata per celebrare il 130° dell’attivazione del primo tram a cavalli di Udine e il 35° della Sezione Appassionati Trasporti (Sat) del Dopolavoro Ferroviario di Udine.


L’esposizione, che conta su una quarantina di foto storiche del tram di Udine, su vari disegni originali di locomotive creati da Alberto Teghil, e su un centinaio di modelli di treni, tram e locomotive in miniatura e su un plastico con treni in movimento è allestita al piano nobile del Museo etnografico del Friuli (Palazzo Giacomelli) in via Grazzano 1 dalla Sat e dall’Associazione dei Cortonesi Toscani Amici del Friuli Venezia Giulia.


La mostra chiuderà domani. Si avvale del patrocinio del Comune di Cortona e della collaborazione dell’editore Calosci, un editore specializzato in editoria storico-ferroviaria, anch’esso della provincia aretina. Oltre all’apporto organizzativo del Museo etnografico, si gioverà di alcune pubblicazioni sull’argomento provenienti dalle collezioni della Biblioteca “Joppi”.


Scriveva il grande giornalista udinese Renzo Valente che Udine è un “paese col tram”: ancora e fondamentalmente un paese, perché provinciale, non granché popolato, modesto nelle sue ambizioni, tranne che per una cosa che faceva imparentare Udine con le grandi città d’Europa: la presenza. appunto, del tram.


Che Udine mostrasse fin da subito attenzione per un mezzo moderno e veloce, lo si capì subito, perché si dotò fin dal 1887 di un tram a cavalli, che collegava la stazione al centro storico, passando per via Aquileia e via Mercatovecchio. Nel 1906 il cavallo andò in pensione, ma rimase il tram, un moderno tram elettrico che nientemeno che il grande Arturo Malignani concepì per la città di Udine e che sopravvisse, senza troppe modifiche, fino al 1952, anno in cui venne sostituito dalle prime linee automobilistiche urbane.


Il tram di Udine ebbe due memorabili fratelli, il tram elettrico per Tricesimo e Tarcento (1915-1959), e quello a vapore per San Daniele (1889-1955), con cui però condivise una convivenza piuttosto “forzata”, senza mai integrarsi troppo, espressione (la cosiddetta “vacje” di San Denel) di un tipo di servizio già datato e molto lento, che sarebbe definitivamente decaduto negli anni Cinquanta sotto i colpi del progresso, allora rappresentato dall’automobile privata e in generale dal trasporto su gomma.


Eppure il tram rappresentò un grande momento per lo sviluppo in senso moderno della nostra città, come trent’anni prima lo rappresentò il treno. Poi subì un rapido declino, e diede al treno quello che non poteva più esprimere: la marcia silenziosa e veloce dei suoi motori elettrici, l’ampia disponibilità di posti, l’alta capacità di carico, la frequenza delle sue corse, la comodità del suo viaggiare. Molte città italiane demolirono linee e impianti (Udine tra queste), ma le città che lo protessero, come Milano, Torino, Roma e Napoli, oggi hanno nei tram, opportunamente rinnovati, una grande risorsa per il trasporto pubblico.




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