Udine, a Casa Cavazzini la retrospettiva su Guido Guidi il maestro del paesaggio
Dal Maxxi approda a Udine la mostra dedicata al professionista. Oltre 400 immagini che testimoniano un percorso artistico di sessant’anni

Dal Maxxi di Roma approda a Casa Cavazzini, in chiave inedita, la mostra “Guido Guidi. Col tempo, 1956-2024”: una retrospettiva dei decenni dell’arte fotografica di un protagonista internazionale della contemporaneità, ma anche un viaggio nel tempo di osservazione, nelle varianti, nella successione diversificata degli istanti, in ciò che si progetta e in ciò che la fotografia rivela in modo inatteso come un’epifania. È stata presentata ieri a Casa Cavazzini la mostra che viene inaugurata oggi, visitabile fino al 6 gennaio 2026.
«Ospitare a Udine l’opera di Guidi significa accogliere ancora un punto di riferimento imprescindibile della fotografia contemporanea – ha commentato l’assessore alla Cultura Federico Pirone –. È un’occasione unica per confrontarsi con un artista che ha saputo interpretare il paesaggio, l’architettura e la vita quotidiana con uno sguardo poetico e rigoroso.
Dopo Berengo Gardin e Jodice, ancora in corso, la mostra di Guidi è un evento che arricchisce la proposta culturale dei Civici Musei confermando la vocazione di Udine a dialogare con le grandi istituzioni nazionali e internazionali e rafforzando la sua posizione nel panorama delle arti visive».
Vania Gransinigh, conservatore responsabile dei Civici Musei, ha spiegato: «La mostra è stata adattata nei contenuti in modo inedito per Casa Cavazzini. Si tratta di una prospettiva molto ampia, che accoglie quasi 400 foto, suddivise in 34 serie, che raccontano in maniera trasversale l’attività di Guidi. È un progetto unico, che non si vedrà sicuramente per i prossimi trent’anni».
Antonello Frongia, curatore della mostra insieme a Simona Antonacci e Pippo Ciorra, ha introdotto il percorso: «Sessant’anni di fotografia, partendo dagli esordi di Guidi ragazzo nel ’56, che già rivelano una struttura grafica, attraversando l’evoluzione, in cui emergono via via i tratti distintivi».
Ecco allora la serialità degli scatti, realizzati in un edificio abbandonato o di fronte a un muro, cogliendo le variazioni di luce, «i segni del tempo, che modifica le cose rendendole diverse». Frongia ha evidenziato il tema delle varianti, date dalle inesauribili possibilità di sguardi nel tempo, il senso della concretezza dei materiali nell’ordinarietà.
E poi le esercitazioni di grammatica fotografica che diventano sperimentazioni e la predilizione per i paesaggi: facciate di case come ritratti, la descrizione precisa di ogni dettaglio parimenti importante. Ma anche il flash che rivela, l’introduzione del colore che aumenta il realismo, la collaborazione con la cultura architettonica e urbanistica. Non manca il rapporto umano con maestri e allievi. Ritornano spesso gli oggetti o gli edifici in rovina, arrugginiti, capaci di nuovo senso.
E poi la finestra «come rispecchiamento dell’apertura ottica della macchina fotografica». E il sistema di segni, in particolare la freccia «che è geroglifico, simbolo del tempo, della direzione, ma anche simbolo del cono ottico, della prospettiva». Un viaggio raccontato anche con materiali inediti e di archivio, stampe, negativi, pubblicazioni, documenti, cataloghi, articoli.
Frongia ha infine sottolineato la portata della nuova collaborazione con le istituzioni: «Questa presenza a Casa Cavazzini apre una geografia nuova sull’ecologia delle mostre non visitabili solo una volta e solo in una grande città».
Nel percorso, c’è anche un progetto video multicanale del regista Alessandro Toscano, che mette in dialogo la genesi dell’esposizione con un’interpretazione visiva del pensiero guidiano. Il titolo della mostra, “Col Tempo”, si rifà ad un dipinto del Giorgione, datato 1605, come ha dichiarato Guido Guidi, che domani, alle 11, sarà in dialogo con i curatori, a Casa Cavazzini. I
l progetto, realizzato in collaborazione con il Maxxi di Roma e con l’Archivio Guido Guidi, verrà ulteriormente arricchito da una esposizione successiva delle fotografie di Guidi negli spazi del Museo della Fotografia in Castello, a fine anno, che valorizzerà gli archivi del Craf di Spilimbergo.
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