L’altro mare di Michelstaedter: prima mondiale all’hangar dell’aeroporto di Gorizia

Il compositore Giorgio Battistelli presenterà a Gorizia, nell'ambito GO! 2025 Nova Gorica Gorizia European Capital of Culture, “Fedeli d'amore”

Marta Herzbruch
L’Hangar dell’aeroporto Duca d’Aosta di Gorizia che ospita la mostra
L’Hangar dell’aeroporto Duca d’Aosta di Gorizia che ospita la mostra

L'eredità spirituale di Carlo Michelstaedter (Gorizia 1887-1910) seguita ad affascinare lettori, studiosi, intellettuali e uomini di teatro e ora anche compositori del calibro di Giorgio Battistelli, tra i maggiori del panorama musicale internazionale, che domani presenterà a Gorizia nell'ambito GO! 2025 Nova Gorica Gorizia European Capital of Culture “Fedeli d'amore”, Scene liriche per soli, coro e orchestra, nuova commissione dalla Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste su libretto di Arnaldo Colasanti, liberamente ispirato al romanzo “Un altro mare” di Claudio Magris e testi di Michelstaedter (con replica a Trieste il 28 settembre).

Salutato come precursore dell’esistenzialismo di Heidegger in filosofia, dell’espressionismo in pittura, di Wittgenstein nella critica del linguaggio, di una controcultura alla Deleuze e dell’ermeneutica alla Derrida, Michelstaedter fu genio straordinario. «Una festa dell’intelligenza» come lo ha definito il suo biografo Sergio Campailla. Fu poeta e artista, come dimostrano le sue opere pittoriche e i versi raccolti in “A ferri corti con la vita”. Oltre alle poesie ci resta il “Dialogo della salute”, l'epistolario e “La persuasione e la rettorica”, la sua tesi di laurea ispirata a due concetti di Platone e Aristotele.

Nella filosofia del goriziano “persuasione” è il sempre vano tentativo della vita di giungere al possesso di se stessi: «persuaso è chi ha in sé la sua vita» scrive Michelstaedter. “Rettorica” è per contro l'apparato di parole, gesti, istituzioni, con cui viene occultata l'impossibilità di giungere alla “persuasione”. Un testo e una vita che gravitano attorno a una fine inspiegabile, a soli 23 anni.

Nato a Gorizia il 3 giugno del 1887 da famiglia ebrea italiana benestante, Carlo Michelstaedter studiò matematica a Vienna e poi dal 1905 a Firenze filosofia antica e moderna, letteratura e storia dell'arte. Lì dà lezioni di italiano a una giovane signora russa, Nadia Baraden e scrive per qualche giornale. Il padre, dirigente delle Assicurazioni Generali a Trieste, s'aspetta che il figlio possa entrare rapidamente nel mondo lavorativo, speranza condivisa anche dalla madre. Nel 1907 Nadia, con la quale Carlo aveva sviluppato una complessa amicizia, si toglie la vita. Due anni dopo anche l'amato fratello Gino, muore suicida a New York. Intanto Carlo è convinto di non poter soddisfare le aspettative dei genitori.

Nel giugno del 1909, dopo aver sostenuto l'ultimo esame del corso di laurea, rientra a Gorizia, dove erano state traslate nel cimitero israelitico di Valdirose le ceneri del fratello Gino.

A novembre, la partenza per l'Argentina dell'amico Enrico Mreule viene vissuta da Carlo come la manifestazione di quella volontà e autonomia che sembrano mancare a sé stesso. Il 16 ottobre 1910 termina la stesura delle “Appendici critiche” che completano “La persuasione e la rettorica”. Il giorno dopo si uccide tirandosi un colpo alla testa con la rivoltella che gli aveva lasciato l'amico. Sembra ci fosse stato un diverbio con la madre che festeggiava il compleanno, e per la quale Carlo aveva dipinto un paio di giorni prima quello che sarà il suo ultimo quadro: “E sotto avverso ciel – luce più chiara”.

In “Un altro mare” Magris si focalizza su Enrico Mreule, filosofo e grecista, che cercò in Patagonia una vita vera, “persuasa”. Tra terre di confine e orizzonti dipinti di un irraggiungibile Assoluto, Magris narra il pellegrinaggio di un uomo che conosce il Nulla e anela alla Luce, trovandosi solo con i propri fantasmi e il ricordo dell'amico: Carlo Michelstaedter. Viaggio di tutti e della nostra anima assetata di verità. Mreule e Michelstaedter, due giovanissimi filosofi, che da prospettive diverse propongono una critica spietata all'ipocrisia della società contemporanea e a un’umanità immersa nell'autoinganno, il cui unico strumento di affermazione è la violenza.

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