Tre famiglie in crisi, conflitti e abbandoni nella borghesia nordestina: il romanzo della friulana Querini
Il quarto libro della scrittrice ha mille facce, esplorando e affrontando i temi della società italiana

Patrizia Querini, con L’altro Volto della Luna (Mazzanti Libri editore), è giunta in meno di un decennio al suo quarto romanzo: un risultato indubbiamente ambito, che premia una costante ricerca di approfondimento psicologico di situazioni familiari e coniugali complesse. Analizzando – con gli strumenti che la sua professione le ha messo per lungo tempo a disposizione – i conflitti, gli abbandoni, gli incontri e gli scontri tra i vari componenti di quella grande saga che è la società italiana di questo Nord Est (non a caso il romanzo è ambientato per gran parte a Padova), Querini imbastisce e sviluppa l’una sull’altra le infinite storie che i suoi personaggi sono in grado in piena autonomia di creare.
Tre famiglie, che inizialmente sembrano vivere e operare ciascuna per proprio conto esibendo una situazione di apparente normalità, entrano in crisi per i motivi più svariati: gli appetiti sessuali di un manager narcisista (Giorgio) abituato ad averla vinta su tutto e su tutte; una donna (Virginia) alla ricerca di nuovi equilibri al di fuori di una relazione matrimoniale troppo tiepida e non più appagante; un’altra donna (Dora) che, consapevole di non essersi realizzata anche professionalmente fino in fondo, compie un percorso rigenerativo che, positivamente, la farà riavvicinare al suo compagno Mirco. Ma di una generazione più giovane, ecco rimbalzare accanto a queste relazioni uno alla volta gli altri protagonisti di questo romanzo che, pur iterando a volte i comportamenti dei propri padri, se ne distaccano poi sensibilmente, acquisendo una dimensione morale ben più evidente e, direi, più matura ed esemplare.
Tra questi giovani è particolarmente significativa e ben tratteggiata la figura di Luna, che seguiamo negli anni della post adolescenza, con tutte le fragilità che sono connaturate ad una ragazza sensibile e dall’anima sognatrice, e il giovane professore Gabriele, di cui Luna subisce un fascino irresistibile che si evolverà in un rapporto platonico certo difficile per entrambi, ma alla fine risolutivo, grazie (incredibile di questi tempi!) all’accostamento verso la poesia e la letteratura.
Ma il romanzo offre infiniti spunti di riflessione, anche su questioni rilevanti nella sfera relazionale, come il conflitto tra amicizia e amore, rappresentato in termini perfetti tra altri due giovani, Luca e Gioia, cui si aggiunge un terzo attore che scatenerà, appunto, quel conflitto, Damiano. Vi è (e come potrebbe non esserci?) un altro scontro particolarmente definito, quello tra genitori e figli che vede i primi auspicare per i secondi un futuro a loro immagine e somiglianza, socialmente e culturalmente all’altezza, e la ribellione dei figli a questa condizione costrittiva. Come non ricordare (sono le pagine d’esordio del romanzo) lo studio del pianoforte di Luna, perseguito più per la soddisfazione dei suoi genitori che per effettivo talento. O, aprendo a caso il romanzo, come non ritrovarsi nelle pagine, spietatamente vere, che vedono il boss Giorgio, sempre alla ricerca di nuove prede, lanciarsi in avventure clandestine con la sua segretaria Lorena, dapprima lusingata e compiacente per un corteggiamento inaspettato, ma poi amaramente delusa quando il proprio capo la scarica dopo essersene brutalmente servito.
Insomma, un libro dalle mille facce e dai mille volti, dove spesso gli adulti si coprono il viso con una maschera per apparire diversi da come sono, nel rispetto di quei canoni borghesi di convenienza e convivenza sociale cui sono attratti. A volte, però, specie tra i più giovani, si ha invece il coraggio di abbassarla, quella maschera, per mostrare chi in realtà si è, dicendo basta alla finzione.
Patrizia Querini, spesso in incessanti mutamenti di prospettiva e punti di vista, tra riferimenti letterari colti e ricercati, ci affascina e stordisce per tanta ricchezza emotiva perché – dirà in una pagina del libro – «la vita che altro è se non un carosello continuo di legami che si instaurano e di separazioni?» Difficile non darle ragione.
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