Tornano le salme di cento caduti dell'Armir, la cerimonia a Cargnacco

Le urne portate a braccia riceveranno gli onori militari. Sei identificati. Una compagnia di soldati scorterà i caduti di Russia

Tornano in Friuli le salme di cento caduti dell'Armir

POZZUOLO. Cento soldati in armi oggi si schiereranno nel piazzale del tempio di Cargnacco stringendo fra le braccia ciascuno una cassetta, avvolta nel tricolore, contenente le spoglie dei caduti da poco rimpatriati dalla Russia.

Sarà difficile trattenere la commozione alla vista di quelle urne allineate davanti al sacrario, nell’ampio spiazzo intitolato a don Carlo Caneva, il cappellano degli alpini che, tornato da quell’inferno di fuoco e di ghiaccio, dedicò caparbiamente il resto dei suoi giorni a edificare una chiesa e un cimitero dove le famiglie potessero piangere i loro cari caduti al fronte.

Oggi quella cripta è ampliata e accoglie i resti di eroi in gran parte senza nome, che tornano grazie alla pietosa e insostituibile opera del Commissariato generale per le onoranze ai caduti (Onorcaduti), ente del ministero della Difesa.

Di questi cento caduti solo sei sono identificati. Saranno decine i parenti che parteciperanno alla cerimonia per la resa degli onori solenni a quei caduti di cui ormai, dopo 76 anni, non credevano di avere più notizia. Quattro di questi caduti potranno fare ritorno nei paesi di origine, dove troveranno sepoltura, come prescrivono le norme e la prassi che permettono alle famiglie di riavere i resti dei loro cari; altri due riposeranno invece nel tempio di Cargnacco insieme ai 94 senza identità che saranno accolti nella cripta dove sono custodite 8 mila 622 salme di cui 8 mila 100 senza nome.

Tra i parenti presenti, ci sarà Gianni Omezzoli, nipote di Lino, nato a Riva del Garda, nel 1910, del 79° Reggimento Fanteria Pasubio, di cui nulla si sapeva dal 31 dicembre 1942. È appunto uno dei sei caduti identificati: i suoi resti sono stati ritrovati in località Krasnogorovka. Gianni, vice capogruppo Ana di Riva, sabato 23 stringerà la mano a Raffaele Iorio, nipote di Pasquale Iorio, nato a Sessa Aurunca, nel 1921, pure della Pasubio, dato per disperso o deceduto il 31 dicembre ‘42, i cui resti sono stati ritrovati a Zapkovo. Chissà se i due fanti si conoscevano: furono accomunati dallo stesso tremendo destino, ma ora anche dal fatto di avere qualcuno che posi un fiore sulla loro tomba.

Ci sarà anche Luca Iorio, padre di Raffaele e fratello di Pasquale, il caduto di cui la famiglia potrà riportare al paese la salma. Luca ha 87 anni e una memoria di ferro. Se lo ricorda – sebbene avesse solo 10 anni – il momento della partenza di Pasquale per la guerra. Partí anche il gemello di Pasquale, Carmine (non sapendo chi fosse nato per primo, tirarono a testa o croce) che però ebbe la fortuna di tornare.

Fra i sei ripatriati noti, Giuseppe Muselli, di San Bassano, classe 1914, prima emigrante a Milano e poi volontario nel XIV Battaglione Camicie Nere della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale: l’ultima notizia sul suo conto la si ebbe il 14 dicembre 1942. I suoi resti sono stati rinvenuti a Deresovka.

Le spoglie di altri tre caduti riconosciuti sono state rinvenute a Rossosch. Si tratta di Pietro Ramoino (nato a Pontedassio, Imola, nel 1920, appartenuto al 201° Autoreparto, disperso dal 31 gennaio 1943); e di Lorenzo Scaramella (nato a Samolaco, Sondrio, nel ‘19, del 30° Battaglione Genio Guastatori, dato disperso il 10 gennaio 1943). Infine ci sono le spoglie di Eugenio Mazzesi di Ravenna, del ‘22, arruolato nel IX Battaglione misto genio, ultima notizia il 25 febbraio 1943. Molti decenni dopo, i carabinieri della città di origine hanno dato alla famiglia l’annuncio del ritrovamento dei suoi resti.

I familiari di questi eroi sono stati personalmente contattati nei giorni scorsi (sono ancora in vita tre sorelle e un fratello) dal commissario generale per le onoranze a caduti, generale di divisione Alessandro Veltri, che sarà a Cargnacco fra le altre autorità.

«Saluteremo il rientro dei cento caduti di Russia rendendo loro gli onori solenni al sacrario di Cargnacco – sono parole di Veltri –. Poi riconsegneremo alle famiglie i resti dei caduti identificati, che riposeranno nei loro paesi».

Ma il commissario per le onoranze ha parole commosse soprattutto per coloro di cui non resta il nome: «In particolare gli ignoti nobilitano tutti i sacrari, rendendo disponibile un luogo su cui pregare a tutti coloro i quali non hanno potuto riabbracciare il loro congiunto disperso».

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