Tavagnacco, il pittore che raffigurò la Resistenza

Ricorrono i 25 anni dalla morte. Chiarista e cubista, conciliò le grandi correnti con la cultura popolare
Di Licio Damiani

LICIO DAMIANI. Ricorre il venticinquesimo dalla morte del pittore Guido Tavagnacco, artista che ha dato un’interpretazione lirica della realtà friulana, ma anche educatore (fu insegnante di materie artistiche nelle scuole medie) e uomo della Resistenza.

Apprese i primi rudimenti dell’arte a Cividale dal miniaturista Marcello Tomadini e poi da Antonio Coceani, delicato interprete del tonalismo veneto. Fonti ispiratrici erano paesaggi, nature morte, volti e caratteri di familiari e amici. L’immagine veniva inquadrata entro semplificate strutture prospettiche desunte dal linguaggio popolare. Ma “Figure di donne” (1938), uno dei frammenti d’affresco recuperati dalla casa paterna, ora nel Municipio di Moimacco, ostenta una carnalità sapidamente vernacola ricalcata con aurorale stupore dal classicismo rinascimentale e settecentesco attraverso inflessioni auliche del Novecento italiano, mentre gli assolati paesaggi dei primi anni Quaranta preannunciano le effusioni elegiache come di stoppie o di grano maturo dei dipinti più tardi.

Il contatto con la cultura figurativa internazionale avvenne a Venezia, dove il pittore frequentò il Liceo artistico e l’Accademia. Decisiva l’influenza dei suoi maestri, Giuseppe Cesetti e Bruno Saetti. Del primo acquisí l’impronta chiarista; del secondo i rigori delle scomposizioni cubiste e l’aura di trasognamento. I “Ritratti”, le “Donne al lavoro”, le “Lavandaie” del periodo giovanile, nutrite di richiami a Cézanne, Van Gogh, Modigliani e agli esotismi di Gauguin, esprimevano a volte situazioni di interiore disagio, di sofferenza aspra stretta a riccio, eredità amara di un passato difficile, altre volte si abbandonavano al respiro elegiaco.

Il percorso creativo verso una semplificazione delle forme sublimate nella luce trovò il momento rivelatore nel viaggio in Spagna alla metà degli anni Sessanta. Tavagnacco arrivò alle soglie dell’astrazione, mai portata alle conseguenze estreme in virtú del forte radicamento a un humus di naturalismo rurale. Tremori imperlati di gialli, di bianchi, di ocra, un soffondersi vago, evocazioni di Girasoli - che furono tra i motivi ricorrenti e piú amati - e di oggetti divenuti impalpabili aloni, grumi d’atmosfera, intrisero di vaghe luminescenze la tela quasi intonsa e come tramata da fuggevoli impronte, fino al gemmeo e impercettibile trasalimento materico.

Successivamente la “luce irresistibile” delle isole egee arricchí la tavolozza degli azzurri purissimi che scintillano nei versi dei poeti neogreci Elitis e Seferis e torní l’audace e insolito taglio di figure femminili acefale come frammenti di bassorilievo ellenistici.

Negli episodi della Resistenza, affrontati in chiave di memoria, l’attenzione si soffermava sulla commossa partecipazione dei partigiani impegnati in affocate battaglie o raccolti assieme alle loro donne in notturni incontri campestri quasi per celebrare riti di un’identità collettiva. I particolari di alcune immagini erano spesso ispirati all’iconografia cristiana, cosí come, d’altra parte, le “Deposizioni di Cristo” e le “Pietà” elevavano a livello sacrale tragedie e orrori della storia. In onore dei caduti nella Lotta di Liberazione, inoltre, Tavagnacco progettò i monumenti di Manzano, Premariacco, Moimacco, Monfalcone e Faedis, realizzato, poco tempo prima della scomparsa, quale testamento storico e mortale.

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