Sulle vette dell’India, i disegni realizzati dai militari friulani prigionieri di guerra in un campo inglese

L’Annuario “In alto” della Società alpina friulana ripropone anche il racconto del tenente colonnello Prospero Del Din
Alessandra Beltrame
Prospero Del Din dopo il rimpatrio a passeggio per Roma con la figlia
Prospero Del Din dopo il rimpatrio a passeggio per Roma con la figlia

Sarà presentato lunedì 18 dicembre a Udine In Alto, l’annuario numero 103 della Società Alpina Friulana diretto da Alessandra Beltrame.

Nella sala eventi della Saf, in via Brigata Re alle 11, interverranno Giovanna Duri, che parlerà di Gino Buscaini illustratore (la copertina è tratta da un suo disegno) e Silvia Metzeltin (da remoto), che annuncerà la donazione alla Saf dell’archivio iconografico di Gino Buscaini per la guida Alpi Giulie del 1974.
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C’è molta Storia in questo In Alto. Ci sono molte storie. Ogni anno mi sorprendo di quante sia capace di produrne la montagna.

La prima che abbiamo scelto è straordinaria. Rendiamo noto per la prima volta, con illustrazioni e mappe disegnate a mano dai soldati, la vicenda del tenente colonnello udinese Prospero Del Din, che dopo l’armistizio fu a capo delle spedizioni alpinistiche degli italiani prigionieri degli inglesi in India.

Lo racconta la Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza Paola Del Din con la figlia Anna Carnielli, che ha riportato alla luce l’archivio del nonno.

In un testo scritto di pugno dall’ufficiale non c’è migliore spiegazione di cosa spinga l’uomo verso le cime: il “nostro andare da pazzi... per ritrovarsi in alto, purificati dalla legge eterna dei monti”.

“La montagna significa vita” diceva il prete alpinista Mario Qualizza, che Silvia Metzeltin è andata a visitare nel suo ultimo approdo terreno. “La natura comanda su tutto” insegnava Tarcisio Forgiarini al figlio Luciano. Uomini che hanno intrecciato le loro vite con la passione per le cime.

Del presente ci interessa la scienza: dal convegno sulle nuove generazioni alla transizione energetica, dall’etnografia all’antropologia, ospitiamo saggi che ci danno lo stato dell’arte della ricerca su temi affascinanti: nuovi mestieri “verdi”, nuovi pastori, nuove forme di residenzialità e imprenditorialità montana.

E poi geografia, geologia, paleontologia. La storia scritta nelle rocce, nei fossili. Il prima e il dopo. Gli stavoli di Ulderica Da Pozzo, gli alberi monumentali, sotto le cui fronde sono passati i secoli.

Il presente sono le donne, sempre più attive come volontarie nell’accompagnamento e soccorso in montagna. Attenzione doverosa, che Daniela Durissini aveva rivolto, fra le prime, alla storia dell’alpinismo femminile.

Un esempio per le ragazze di oggi e opposizione costruttiva a una cultura patriarcale che purtroppo mostra ancora il suo lato peggiore a ogni latitudine. Il presente è la molteplicità di attività in cui si declina il sodalizio. Il Premio Berti, che ci è stato assegnato nel 2023 come migliore rivista di montagna, lo cita nella motivazione.

È un anno che si chiude con l’esplodere di un altro conflitto sanguinoso, fra Palestina e Israele, mentre in Ucraina si continua a morire ormai da quasi due anni. Gli strascichi della pandemia, la crisi climatica: fra alluvioni, grandinate mai viste e caldo torrido, si contano le vittime. Ma i danni sono incalcolabili.

“Escursionisti o ambientalisti?” provocatorio dilemma, non è di facile soluzione. “Non impareremo mai” s’intitola l’articolo di Toni Sirena, eppure speriamo che serva per invertire la rotta, a sessant’anni dalla tragedia del Vajont.

Se il passato non insegna, lascia i segni di quanto è stato. I bunker scavati alla frontiera est stanno lì a dirci “mai più”, ed è meritorio aprirli al pubblico.

Le vicende tragicomiche dei gitanti dell’Alpina, arrestati nel 1906 per spionaggio, pure sono segni, questa volta sotto forma di parole dei giornali dell’epoca, dell’assurdità delle contese per i confini. E vorremmo che il maggiore Tessari e i suoi alpini non avessero portato mitragliatrici in spalla nelle loro memorabili scalate.

Uomo di pace era Gino Buscaini, che per la guida Alpi Giulie si adoperò per raccontarle tutte, anche quelle allora jugoslave, pur in tempi non facili. A lui dedichiamo la copertina.

La Storia è anche la nostra. Nel 2024 l’Alpina Friulana compie 150 anni. Ci prepariamo a raccontarlo con il contributo corale delle nostre voci migliori. —

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