Stratosferico Bolle, la danza del nostro tempo è lui

TRIESTE. Un’accoglienza calorosa e partecipata (con lancio di fiori e pupazzi in scena) e anche alcuni vip presenti al Rossetti per il gala Roberto Bolle&Friends, hanno accolto il ritorno del danzatore piemontese a Trieste, coadiuvato da un cast scelto da American Ballet, Royal Ballet e Boston Ballet. Un progetto collaudato atto a coinvolgere, oltreché un pubblico “di mestiere”, neofiti richiamati dal nome celebrato di un artista che incarna il nostro tempo per avvenenza, qualità tecniche, atletiche e umane. Il programma è vario e vuole incrementare una formula di spettacolo meno consueta: un diverso approccio a brani dal costrutto accademico e l’interazione della danza con il video (il già apprezzato Prototype di Volpini-XCHanges e il nuovo Passage di Marco Pelle in cui Bolle danza un solo classico-moderno integrato dalle suggestive immagini di Fabrizio Ferri). Come ad esempio l’Adagio della rosa da La bella addormentata in cui quattro informali principi in camicia e pantaloni accompagnano la delicata Aurora in tutù di Hikaru Kobayashi. Quest’ultima è poi interprete col marito, Federico Bonelli, del lirico Thais di Massenet nel linguaggio formale e visionario di Ashton. Rutilante di virtuosismi extra partitura il pas de trois da Le Corsaire di Petipa-Drigo con Skylar Brandt, Eris Nezha e Daniil Simkin e non meno trascinante il solo da Le Bourgeois di van Cauwenbergh-Brel, un concentrato di tecnica e acrobazia con verve “alcolica” da borghese libertino a cui lo strepitoso Simkin regala un’interpretazione più ironica che dissoluta. Spumeggianti, Heeo Seo e Cory Stearns in Tchaikovsky pas de deux di Balanchine: lei fluida e raffinata, lui plastico, pronti a sciorinare con incalzante velocità le entrate-uscite di un brano icona del linguaggio neo-classico, vocabolario diversamente utilizzato anche da Marcelo Gomes che firma Apothéose su musica di Beethoven con gli intensi Julie Kent e Cory Stearns. Strepitosa la presenza della spagnola Alicia Amatriain, interprete con Roberto Bolle di Mono Lisa dell’israeliano Itzik Galili (partitura per macchina da scrivere di Hofs), in cui estensioni articolari e avviluppi dinamici si svolgono nell’assoluto controllo di una tecnica volta all’estrema spettacolarità. Non poteva mancare Romeo e Giulietta di Prokofiev-Mac Millan tratteggiato con slancio da Bolle insieme alla deliziosa Hee Seo.
Elisabetta Ceron
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