Sfide, emozioni e sconfitte: Paolo Patui racconta 10 storie minime dello sport
Lo scrittore: «È un grande contenitore e parla a tutti». La presentazione giovedì 23 gennaio allo Splendor di San Daniele

Sarà sul palco di “LeggerMente” giovedì 23 gennaio con il suo nuovo libro. Paolo Patui, l’ideatore di questo festival che a San Daniele da vent’anni sa parlare alla gente, salirà sul palco in veste d’autore, e porterà Contro. Dieci storie minime di sport, fresco di stampa per Bottega Errante (17 euro, 160 pagine), in dialogo con Francesca Spanghero. L’appuntamento è al cinema Splendor alle 21 (prenotazione obbligatoria, www.leggermente.it).
Dieci storie “minime” che raccontano i massimi della vita attraverso lo sport, le sfide, le emozioni. Le sconfitte. L’umanità, che Patui sa raccontare bene in ogni suo testo.
Come nasce questo lavoro?
«A essere sinceri l’input iniziale è stato tutto di Mauro Daltin e di Bottega Errante; l’ho fatto mio perché covo dentro di me l’enorme ambizione di vincere una sfida: trovare un’intersezione fra sport e cultura che in troppi ritengono aree mai sovrapponibili. E invece lo sport è un grande contenitore e parla a tutti; mette alla prova te con te e te con gli altri, esattamente quello che fa la vita con noi ogni giorno».
Sport e Storia. Ad esempio i ragazzi che giocano a calcio durante il rapimento di Moro…
«La storia, la politica, lo sport viaggiano di pari passo, non serviva Berlusconi per dimostralo. Meglio di lui lo hanno fatto Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico nel ‘68, e con loro Vera Chaslavska sul podio olimpico della ginnastica, mentre i carrarmati sovietici schiacciavano la primavera della sua Praga. E potrei citare i boicottaggi olimpici degli anni ’80 e altri millanta esempi; solo che in questi miei racconti ho voluto dire che la sconfinate sterzate della storia le possono dare sì i grandi eventi sportivi, ma anche il nostro giocare ogni giorno a pallone o a basket con gli amici: anche lì possiamo scegliere se essere paladini di un gioco sporco e solo performante, oppure se possiamo usare quei piccoli angoli di un ring per alzare uno pugno chiuso contro il razzismo e l’ingiustizia».
Ci sono donne protagoniste in questi racconti, ci piace.
«Sono personaggi che ho amato moltissimo raccontandoli: la Cristina a cui viene negata la possibilità di calciare un rigore, la Nina che ha un gancio sinistro formidabile ma che non vuole salire sul ring, le ragazze di un quattro senza destinate a remare non come sanno, ma come pretende il loro becero allenatore. Sudano, lottano, si ribellano, imprecano: e non importa se non vincono. Vanno fin dove la loro rabbia e la loro tenacia le portano. Volevo rompere il monopolio maschile sullo sport. E soprattutto sono storie minime che si contrappongono allo show business esagerato del grande sport ufficiale».
L’appassionata prefazione è del giornalista Marco Pastonesi. “Continuo a pensare che lo sport non abbia bisogno di fantasia o immaginazione. Dentro c’è già tutto”. E di lei scrive: “Se non si può fare di più, si può fare dell’altro.”
«Nello sport c’è molta realtà e – si sa- la realtà spesso supera la fantasia. A chi verrebbe in mente di inventarsi un centravanti come Fabio Enzo che nel 1970 calciò un rigore di tacco colpendo peraltro il palo? L’altro è capire che sul ring della vita prima o poi ci finisci e lì se non hai coraggio e determinazione, finisci inevitabilmente Ko. In questi racconti ci sono personaggi meschini, a volte deboli, spudorati, pieni di contraddizioni. Lo sport non li guarisce, però mette a nudo chi sei, quanto sai tenere duro, quanto sei pronto a rischiare, quanto sei pronto ad accettare la sconfitta pur di non piegarti. Questo per me è “altro”».
Cosa augura al festival?
«Di resistere. Come la ciclista Clara dell’ultimo racconto. Il futuro è minaccioso, stretto, discriminante. Una rassegna come LeggerMente che ha fatto della libertà di pensiero uno dei suoi vessilli, rischia. Noi abbiamo sempre piantato e sempre pianteremo germogli. E tutto il gruppo dei giovani oggi capitanati da Alessandro Venier ha le competenze e l’entusiasmo per proseguire in un’ avventura che ha segnato in modo meraviglioso 20 anni di leggerezza». —
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