Tra arte, storia e ironia la nuvola Fvg a Più libri più liberi: «Una polifonia di voci»
Lo stand alla kermesse romana. L’assessore regionale Anzil: «Saremo a Torino e a Francoforte»
Frappa Raunceroy ha raccontato il Tiepolo. Domenica sarà la volta di Mazza, lunedì di Copat

Perturbazioni di leggera aria ideologica hanno oscurato la Nuvola romana di Fuksas all’Eur, fino a domani casa del libro e della libertà: mentre in Centro Italia si segnalano temporali tipici di stagione, nel friulano Nord-Est splende il sole della “bibliodiversità”. «Nel rispetto dei punti di vista — spiega il vicepresidente della Regione, Mario Anzil — assicurati dal multiforme panorama degli editori piccoli e medi del Fvg».
Sabato pomeriggio, altri lampi di polemica (qualcuno ha minacciato di stendere teli neri sopra i volumi esposti) per proseguire la protesta contro la decisione della fiera romana “Più libri, più liberi” (dedicata, appunto, alla piccola e media editoria) di dare spazio al brand “Passaggio al bosco”, accusato di aver pubblicato volumi di stampo filonazista. Con conseguente ritiro dalle rive del Tevere di molti big, Zerocalcare incluso. Ora un quiz facile facile: dove stava la fila più densa? Bravi. Proprio lì. Paese curioso, il nostro.
Il Friuli Venezia Giulia torna a riprendersi una corposa metratura espositiva dopo il successo dello scorso anno: siamo in tanti, va detto. Tre sono gli autori che battono bandiera blu con aquila d’oro: lo storico Alberto Frappa Raunceroy con “L’ombra del Tiepolo” (Arkadia), presentato sabato; domenica 7 — salirà sul palco Mauro Mazza, l’ex direttore di Raiuno (che ha scelto di vivere nel buen retiro lignanese), autore dell’avvincente “Mostruosa mente” (Fazi); infine, domani — lunedì 8 — chiuderà il trittico Odette Copat con “Come si esprime un desiderio” (Bompiani), giovane e attraente penna pordenonese.
«Arriviamo a Roma — spiega Anzil — con un solido patrimonio culturale e letterario: una polifonia di voci che rende la Regione area di riferimento nazionale e internazionale. Il 2026 sarà trainante: dopo Go!2025 seguiremo la scia di Pordenone Capitale della cultura 2027. E confermo la presenza del Fvg al Salone di Torino e alla Buchmesse di Francoforte».
La tragedia del nazismo, esplorata con cura storiografica in forma romanzata, è ciò che emerge con pathos da “Mostruosa mente”, «che segue — racconta Mazza — la fine del regime dalla prospettiva in prima persona di Marta Goebbels, la moglie del feroce braccio destro del Führer. Una vicenda che ha intrigato i lettori perché indaga il devastante innamoramento della Germania per il disegno folle di Hitler». Ma non c’è esaltazione ideologica alcuna. Tuttavia, visto il clima… «Non sono molto amato da alcuni promotori; nonostante ciò il passaggio è, per ora, senza scosse. Comunque le polemiche finiscono per avvantaggiare i testi proibiti».
Con il sesto romanzo in lavorazione — dedicato all’ultimo re di Napoli, una rivelazione romana — Alberto Frappa Raunceroy ripropone qui all’Eur il fortunato volume sul Tiepolo, «astro nascente della pittura veneziana, incaricato di affrescare nel 1726 la cattedrale udinese. C’è ben poco di scritto su di lui, è una maledizione per gli storici», precisa l’autore. «Ma la sfida ha prodotto illuminazioni interessanti». Frappa prende alla larga il clima frizzante dell’edizione 2025. «Mi son foresto — dice — e sto lontano dalle voci alte. Invece la polemica, credo, arriverà col nuovo libro: l’argomento riguardante il Re di Napoli non è mai stato digerito».
La critica letteraria Madia Mauro, che ha presentato tutti gli eventi friulani, dice della Copat: «Un’autrice formidabile, la sua è una scrittura unica». Già. «Ho calato la storia nella mia città, una Pordenone reale e trasfigurata — spiega Odette — che sarà, come sappiamo, Capitale della cultura 2027. Quindi, è molto divertente questo gioco di specchi». “Come si esprime un desiderio”: la seconda possibilità di una donna, il segreto di un ragazzo e un cane che ti ama come solo loro sanno fare.
«La soddisfazione è arrivata ed è tutta buona propulsione per continuare. Sono china su un’altra opera», rivela. E sul contraddittorio che tiene alta l’attenzione, Copat precisa: «Se le idee della casa editrice al centro del caso sono a Nord, io sto a Sud. Trovo legittima la posizione di chiunque intenda rimarcare questa distanza sia attraverso l’assenza, sia attraverso la presenza dei corpi e delle idee, nella convinzione che a lasciare il palco non debbano mai essere i valori democratici».
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