Serena Brancale fra anema e core: «Così prendo la vita a morsi»

La cantautrice sarà alla Fiera della musica ad Azzano Decimo: «Nel concerto ripercorro le mie tappe»

Elisa Russo
Serena Brancale sul palco durante un concerto
Serena Brancale sul palco durante un concerto

«Il concerto è un vero e proprio viaggio musicale in cui ripercorro tutte le mie tappe perché io sono al tempo stesso la cantante che si diverte con “Baccalà” e “Anema e Core”, e quella cresciuta a pane e jazz»: così Serena Brancale descrive “Anema e Core Tour”, in arrivo ad Azzano Decimo per la 25ª edizione della Fiera della Musica, domenica alle 21 in Piazza Libertà. Stella del nu-soul jazz italiano, cantautrice e performer, Brancale ha pubblicato l’esordio discografico “Galleggiare” nel 2015, sono seguiti gli album “Vita da artista” e “Je sò accussì”; all’ultimo Festival di Sanremo ha gareggiato con “Anema e Core”, ora certificato oro.

Brancale, come ha affrontato il palco dell’Ariston?

«Sanremo è andato alla grande, mi sono preparata al meglio, l’ho fatto con il cuore, è stato tutto molto naturale e mi sono divertita. Avevo la sicurezza di portare quello che sapevo fare, non avevo paura di sbagliare perché “Anema e Core” è proprio una festa, un brano difficile ma il mio obiettivo era quello di emozionarmi, dopo dieci anni di concerti dovevo celebrare questo momento, sono arrivata concentratissima».

Il brano ha avuto grande successo. Cosa racchiude?

«È una canzone che si fa cantare e si fa ballare, ma tutto questo amore non me l’aspettavo, è un’emozione enorme che mi commuove perché ha raggiunto tutti, anche i bambini. “Anema e Core” è un’attitudine, un modo di fare le cose che sento io ora, un prendere a morsi la vita. Il testo è in dialetto barese, a me piaceva il fatto che non tutti lo capissero, ma la scelta voleva essere anche un omaggio a Pino Daniele e alla sua “Anema e Core”: lui è stato un modello per me, il suo cantare sempre in napoletano mi ha avvicinata alla musica dialettale. Se mi togli il dialetto mi togli una parte di me riconoscibile».

La tournée come sta andando?

«Quest’estate ho festeggiato dieci anni di carriera con un tour speciale che ha attraversato l’Italia e il mondo, toccando palchi leggendari e luoghi dal valore profondo. A luglio si è avverato un sogno con la data al Blue Note di New York, uno dei templi sacri del jazz mondiale, ci sono passati tutti i miei miti, da Ray Charles a Ella Fitzgerald. A maggio mi sono esibita al Blue Note di Shangai, a Pechino, Seoul. Tappe intense, anche molto stancanti per le tempistiche ristrette. Ciò che, però, è stato più sorprendente era il coinvolgimento del pubblico che conosceva tutte le canzoni nonostante la distanza linguistica: parliamo di cinesi e coreani che non avevano radici italiane».

A Sanremo, nella serata cover, ha duettato con Alessandra Amoroso, come si è sviluppato il sodalizio?

«Tra di noi è stata subito chimica, ci siamo prese in giro scherzando con le ironie di Bari e Lecce, le nostre città. Da questa collaborazione artistica si è instaurata un’amicizia vera, di complicità e scambio. Nel corso delle prove di “If I Ain’t Got You” di Alicia Keys, abbiamo condiviso un momento profondamente intimo. Adesso la considero un’amica, ci chiamiamo quasi ogni giorno. Durante Sanremo mi ha dato una carica incredibile per tirar fuori il meglio. In questo mondo non è facile, perché le donne vengono messe in competizione, ma c’è spazio per tutte».

È seguito un singolo in coppia, “Serenata”.

«Il brano unisce ritmo, emozione e radici, fonde sonorità groove, jazz e suggestioni mediterranee: il ritmo rievoca il sirtaki, la danza popolare greca, che comincia lenta e aumenta l’intensità, chiudendosi in un’energia collettiva irresistibile. La tradizione è radicata in questa canzone, non mancano i richiami alla pizzica pugliese, ma si proietta verso il futuro, unendo le sperimentazioni tipiche della mia ricerca musicale, e l’animo pop soul di Alessandra».

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