Satira di costume con Francesca Reggiani: «Farò una lezione di gattamortismo»
L’attrice protagonista del nuovo spettacolo da oggi in tour in Friuli: «Un pezzo inedito, nuovo e molto forte»

Gran scalpore tra i navigatori del web, e non solo, ha suscitato l’entusiasta riconoscimento che Fulvio Abbate, polemista di rango e impudente frequentatore di social, in particolare di quell’impagabile calderone del miglior e peggior trash contemporaneo che è Dagospia, ha fatto di Francesca Reggiani per la sua “inarrivabile doppia intervista Giorgia Meloni-Concita De Gregorio (a chi l’avesse persa se ne consiglia caldamente la visione su youtube) che surclassava qualsiasi possibile editoriale d’autore su carta stampata, senza mai precipitare nella subcultura dei meme che a loro volta sembrano avere cancellato ogni possibile elzeviro».
Eh sì, perché quella della Reggiani è satira, vera, puntuale, colta, una forma di comicità oggi un po’ in disuso, una comicità pura tra mimica e parole. Imitazione sì ma anche riflessione critica, di costume e politica.
L’occasione per verificare dal vivo le straordinarie capacità di Francesca Reggiani di raccontare, pungendolo, il nostro presente, è data al pubblico regionale stasera al Cinecity di Lignano Sabbiadoro, domani a Zoppola e giovedì al Teatro Miotto di Spilimbergo.
Di scena il suo ultimo spettacolo Gatta morta ( di cui è anche regista e autrice con Valter Lupo, Gianluca Giugliarelli e Linda Brunella.
Cosa racconta Gatta morta?
«Gatta morta è uno show, un contenitore. Ma siccome dietro ogni titolo c’è un po un destino ecco che, oltre a guardare a tutto tondo con sguardo ironico alla realtà che ci circonda attraverso una serie di pezzi che ne sottolineano le difficoltà legate ai grandi cambiamenti che ci sono e soprattutto a quelli che ci aspettano, momento non facilissimo, arrivo a imbastire un monologo finale dedicato alla seduzione, al problema di come trovare un uomo e soprattutto alla discrepanza che si crea tra uomo e donna una volta che la coppie un po’ in là con gli anni si separano, per cui se per un uomo ricominciare una storia, rifarsi una famiglia è abbastanza facile, per la donna il più delle volte la sorte è la solitudine, e io sono circondata da amiche sole, per cui, siccome sono imbranate, ho pensato di fare una lezione di gattamortismo».
Lei che è stata, attraverso programmi tv di grande successo come La tv delle ragazze una delle pioniere della comicità e della satira al femminile, come è cambiata quest’ultima da allora a oggi, dove pare sussistere solo la propensione all’imitazione?
«Lì c’era un’idea di programma fortemente voluta dal direttore di rete, Angelo Guglielmi, con ampio spazio alla satira di costume e non solo politica: per cui dal costume si arrivava alla parodia, più che a un’imitazione di personaggi politici. Un genere così potrebbe avere un buon riscontro perché i programmi comici sono cambiati, e non tradiscono il senso del gioco ma con delle cose serie e quel clima di complicità, di calore e di condivisione che c’era tra i partecipanti al programma e che instaurava empatia col pubblico».
Come arriva a creare i suoi personaggi?
«Parto dai concetti e da quello che esprimono i personaggi stessi».
Un personaggio che le è riuscito meglio o al quale si sente più legata?
«Stasera ve ne faccio cinque e li faccio live e poi mostrerò anche il video Meloni-Concita de Gregorio, che ha colpito nel segno semplicemente perché la comicità si fa sull’incontro di estremi, e li ci sono due modi assolutamente diversi di pensare, di porgersi che messi a confronto diventano comici».
In quel video Meloni non era ancora il presidente del Consiglio, oggi lo rifarebbe?
«Si lo rifarei, anzi l’ho rifatto e l’apertura di Gatta morta che vedrete in Friuli è data da un pezzo assolutamente inedito, nuovo e molto forte. Ma di cui non mi sento di anticipare nulla, perché non avendolo fatto prima, devo ancora testarlo con il pubblico. Sarà comunque una primizia».
Modelli di riferimento?
«Nessuno, anche perché da ragazza pensavo di fare l’attrice drammatica. Nessuno se non l’attore, come ci ha insegnato Gigi Proietti da cui ho imparato molto, perché l’attore è attore, se deve cantare canta, se deve ballare, balla e così via».
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