Fast Animals and Slow Kids in Castello a Udine: «Da Cas’Aupa al Mittelfest, quanti ricordi in Friuli»
Il gruppo di Perugia sul palco nella serata del 29 giugno per UdinEstate. «Siamo colleghi di lavoro ma soprattutto grandi amici»

Fast Animals and Slow Kids: il nome poteva risultare difficile da ricordare per il pubblico italiano, eppure, complice anche l’abbreviazione dell’acronimo Fask, non ha di certo ostacolato un successo sempre crescente per la band di Perugia, dall’indie al mainstream, con collaborazioni da Willie Peyote a Ligabue.
Oggi il gruppo è al suo settimo album “Hotel Esistenza”: lo presenta dal vivo domenica 29 giugno, alle 21.30, al Castello di Udine, nel calendario di UdinEstate. «La nostra musica è un album fotografico delle nostre vite – spiega il batterista Alessio Mingoli –, le vite vanno avanti, si evolvono e gli ascolti, quello che ti piace, si integra, riflettendosi sulle canzoni che nascono. Amiamo sperimentare, metterci in discussione».
Il Friuli vi ha accolti fin dagli esordi nel 2008, che ricordo ne avete?
«Eravamo dei pirati, ricordiamo le serate dei primi anni nei piccoli locali come il Tetris di Trieste o Cas’Aupa a Udine fino ad arrivare all’ultima data in Friuli al Mittelfest nel 2023, una delle esperienze più belle a livello musicale, con un’orchestra dove ci siamo messi a confronto portando il nostro percorso strano e rock’n’roll e dall’altra parte c’era il mondo della musica alta, un mix incredibile, è stato bellissimo».
Tornate a Udine domenica. Che concerto portate?
«Il tour estivo è un po’ diverso da quello invernale, che era più teatrale, con una scenografia che faceva rivivere “Hotel Esistenza”, hotel immaginario da cui prende il titolo il nostro disco. Per l’estate abbiamo ripensato lo show, viste le diverse logistiche, dando completamente spazio alla musica e a quello che succede sul palco. Abbiamo cambiato un po’ la scaletta, ci sarà l’ultimo album ma anche un greatest hits dei Fask, d’estate c’è un’atmosfera più frizzante, avventurosa. Sta andando per il meglio, le date sono state tutte molto cariche, partecipatissime e non vediamo l’ora di arrivare anche a Udine».
Il 16 maggio avete pubblicato il nuovo singolo, “Sei Ore”.
«Da sempre facciamo musica per poi suonarla dal vivo, così volevamo portare sul palco qualcosa di nuovo, che ci girava in testa già da un po’. Un pezzo che racconta un momento ben preciso, un attimo che si ferma lì riassumendo tutto un periodo che stai attraversando, è una canzone rappresentativa di quello che abbiamo vissuto poco prima dell’estate, che però ci accompagna e ci dà anche la forza per affrontare questo tour».
Siete molto prolifici vero?
«Avevamo un’enormità di pezzi. Ci abbiamo comunque messo tre anni per fare il nuovo disco. È un lusso poterseli prendere, in un’epoca in cui è tutto molto frenetico, veloce. Abbiamo la fortuna di poter prenderci il nostro tempo, fare le cose con calma, non è scontato. Quindi poi finiamo per presentarci alle soglie di un nuovo album con quaranta pezzi potenziali».
Il mercato della musica può essere spietato. Come la vivete?
«Il nostro è stato un percorso privilegiato, partendo dai piccoli club. Chi inizia adesso è immediatamente immerso nel mercato, questa pressione del sold out, dei numeri dello streaming, penso sia una cosa devastante. È anche triste vedere musicisti che son costretti ad annullare tour, è una corsa al rialzo che non fa bene a nessuno. Noi cerchiamo di mantenere il live come qualcosa di sano».
La ricetta per far durare una band?
«Non siamo semplicemente colleghi di lavoro, siamo per prima cosa amici. L’unico consiglio che daremmo è: scegliete delle persone con cui state bene insieme, privilegiate l’aspetto umano, anche alla tecnica».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto