Roberto Bolle e i suoi eredi: «Mi piace aiutare chi ha la danza nel cuore come me»

Conto alla rovescia per Roberto Bolle che torna nel cartellone dello Stabile di Trieste con il suo celebre “Gala di Friends” animando ben due serate di felice connubio tra stile classico, neoclassico e contemporaneo: mercoledì 24 (alle 20.30) e giovedì 25 aprile (alle 18).
Icona mediatica del balletto, figura di artista eclettico in sintonia con la variabilità dei gusti attuali, sin da giovanissimo si è proposto a livello internazionale e da allora Roberto Bolle non ha più smesso di sorprendere calcando i palcoscenici del mondo e dividendo la sua carriera tra la Scala di Milano, dove è cresciuto ed è stato nominato étoile nel 2004, e l’American Ballet Theatre di New York dove è “Principal Dancer”.
Personaggio a tutto tondo, “esploratore” amante di luoghi suggestivi per la danza, “Sky Arte” gli ha dedicato di recente un documentario in quattro puntate realizzato tra Londra, Milano, Tokyo e New York. Ambasciatore dell’arte italiana non solo fuori dai confini nazionali, Bolle firma al Rossetti una serata speciale con i solisti del Teatro alla Scala.
«La novità – racconta con soddisfazione – è proprio quella di mettere insieme i migliori artisti scaligeri, almeno qui in Italia non ero mai riuscito».
Chi sono i suoi “Friends” italiani e come si articola il programma?
«La serata è incentrata su “The Seasons” creato per l’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. Abbina e alterna le musiche di Vivaldi e Piazzolla con le coreografie di Volpini e Liang, due modi diversi di coreografare: il primo più classico e il secondo più contemporaneo. Completano autori come Bigonzetti, Maliphant, Schiavoni e Bubeníček con una prima parte introduttiva, in forma di gala, per conoscere i nuovi protagonisti. In scena avremo talenti emergenti come la ventenne Caterina Bianchi, primi ballerini del calibro di Claudio Coviello, Virna Toppi e Martina Arduino, e giovani solisti come Cristian Fagetti e Nicola Del Freo. La nuova generazione della danza italiana!».
Lei continua a essere un riferimento per il “popolo” della danza specie in queste occasioni.
«In questo caso mi piace dare a questi artisti la possibilità di esibirsi in contesti dove possono tirare fuori delle qualità che magari alla Scala non riescono a esprimere nello stesso modo, forse per una maggiore libertà o perché hanno una responsabilità diversa, senza la struttura, i Maître, la compagnia. In queste situazioni ognuno balla per la gioia di ballare sapendo di doverlo fare in primis per sé stessi e per il pubblico che li guarda».
Nel suo prossimo progetto, “Accendiamo la danza”, lei vestirà anche i panni del talent scout toccando la dimensione dei giovanissimi.
«Una delle cose che mi stanno più a cuore di “On dance”, la settimana della danza, è proprio il workshop gratuito a Milano per ragazzi dai 16 ai 23 anni. Ritrovarsi e studiare insieme, è un’esperienza straordinaria: l’anno scorso erano con me sul palcoscenico all’Arco della Pace e quest’anno saranno su quello di piazza Duomo. Li porto in luoghi in cui difficilmente qualcun altro riesce a ballare… credo sia tipo una “Life experience”.»
Lei ha lanciato molti messaggi a favore della danza italiana, e oggi più che mai ogni parola in questo senso è ben spesa.
«È veramente triste vedere come nonostante i messaggi di apprezzamento che vengono lanciati nei confronti della danza, anche con il successo della trasmissione televisiva, le arene piene, gli eventi apprezzati ovunque... a tutto questo non faccia seguito una volontà istituzionale e politica di dare importanza a quest’arte che significa sostegno nei teatri, nelle città e nella cultura».
Grazie alla sua capacità comunicativa lei ha riportato la danza in televisione. Cosa ha significato vincere il “Rose d'Or Award”, con il suo show “Danza con me”, andato in onda su Rai1?
«Ha presente quando le cose arrivano inaspettate pur ammettendo l’impegno? Dal gradimento del pubblico al gradimento critico nazionale e internazionale, plausi che mi hanno lasciato senza parole. Un risultato che pensavo davvero non potesse arrivare».
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