Ridgeley a Udine: «Michael comunicava energia e freschezza»

Un’icona della musica a Udine. Andrew Ridgeley, componente del duo degli Wham! insieme al mitico George Michael, ha fatto autenticamente tappa in regione regalando un momento di emozione ai fan di una band che ha fatto la storia del pop mondiale. Ridgeley si è fermato a Udine (alloggia da ieri al Là di Moret) insieme al gruppo che sta partecipando al Dallaglio Cycle Slam, una corsa ciclistica di 2000 chilometri ideata dal rugbista Lawrence Dallaglio, capitano della nazionale inglese e campione del mondo nel 2003, che dalle Alpi francesi alla Croazia sta raccogliendo fondi per il programma di sviluppo e inclusione sociale giovanile di Dallaglio RugbyWorks coinvolgendo diverse personalità note. «Ho preso parte a questo Slam a fini benefici, in qualità di portavoce, ma non è la prima volta che vengo in Italia… qui, in fondo, c’è la cucina europea che preferisco». E Udine? Chissà se la conosce, uno che ha girato il mondo facendo ballare le folle (e le fa ballare ancora con pezzi come “Wake me up before you go go” e “Last Christmas”). E... sorpresa, la conosce. «Ho sentito molto parlare di Udine per la sua squadra di calcio che è decisamente famosa a Londra e, tra l’altro, trovo che le persone qui siano molto accoglienti». Il suo concedersi alla stampa, infatti, non è per niente scontato. Dopo i fasti dell’epoca Wham! Ridgeley si è ritirato nelle sue passioni, la Formula 3 e i viaggi, trasferendosi prima a Montecarlo e poi negli Stati Uniti, rilasciando pochissime interviste. Ad agganciarlo letteralmente, forte della sua infinita passione, è stato l’udinese Silvio Toso che nel 2016 ha organizzato in collaborazione con il Cec la mostra “Wham! 30 years later”. «Ho trovato l’esposizione molto interessante per i memorabilia, le rarità, i video, i film e i materiali d’archivio provenienti da tutto il mondo che sono stati trovati dagli organizzatori». Una passione che ha conquistato Ridgeley fino al punto di lasciarsi andare su confidenze relative al gruppo e a George Michael che raramente sono state concesse. «George è stato un grande amico, e di lui posso certamente dire che è stata una persona estremamente professionale. Dopo lo scioglimento degli Wham! è diventata una superstar, facendo una vita completamente diversa dalla mia: abbiamo però continuato a sentirci e ogni volta che eravamo in Inghilterra insieme trovavamo modo di vederci e stare con gli amici di gioventù, visto che ci conoscevamo da quando eravamo a scuola. Negli ultimi anni si era però rinchiuso in se stesso, nell’ultima parte della sua vita era depresso e aveva messo su peso. L’ho visto l’ultima volta nel 2013, si era già ritirato e anch’io, che gli volevo molto bene, non ho più avuto modo di sentirlo». Nonostante tutto, però, la stampa internazionale non ha mai smesso di sognare una reunion che, purtroppo per i milioni di fan di tutto il mondo, non è mai avvenuta. «La possibilità di fare una reunion – racconta Ridgeley - non è mai stata concreta. Io e George abbiamo preso la decisione insieme perché sapevamo che sarebbe stato impossibile. Ci sono state delle tentazioni, nel 1990 abbiamo suonato un paio di canzoni a Rock in Rio, ma l’idea degli Wham! era legata alla nostra giovinezza, cantare le nostre canzoni dopo tanti anni ci sembrava ridicolo». In fondo la costruzione di un mito nasce così, attraverso la nascita di un fenomeno mondiale che ha una vita folgorante e breve. «Gli Wham! verranno ricordati perché erano pieni di energia e freschezza, perché le canzoni erano costruite benissimo a livello di melodie e metriche e noi eravamo giovani e belli. Poi i video erano fatti benissimo e il fatto di esserci sciolti così presto ha creato un mito che è destinato a durare ancora: mi stupisco ancora che i giovani di oggi conoscano la nostre canzoni». Un mito che non ha scalfito l’umiltà di Andrew Ridgeley, che a 55 anni sogna di laurearsi, di scrivere, di conoscere il mondo e di continuare ad ascoltare musica sulla sua emittente radiofonica preferita, la WBAA. Ma, soprattutto, sogna di continuare a fare del bene, come testimonia il suo impegno civile. «Vi faccio un appello, approfittando della vostra meravigliosa accoglienza: andate sul sito www.dallagliocycleslam.com e sostenete il nostro progetto a favore di chi è meno fortunato di me». Un gentleman si riconosce soprattutto quando toglie le vesti da rockstar e indossa quelle di uomo.
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