Quando l’udinese D’Eva ci rivelò Tahiti

di CARLO GABERSCEK
Dopo moltissimi anni torna sul grande schermo, nella versione restaurata dalla Cineteca Nazionale, “Odissea nuda” (1961), film girato nella Polinesia francese da Franco Rossi con la fotografia dell’udinese Alessandro D’Eva, che vi compare anche come attore in alcune sequenze. La Cineteca del Friuli lo presenta, introdotto da Lorenzo Codelli, al Cinema Sociale di Gemona oggi alle 21, a ridosso delle “Giornate della Luce”, il festival appena concluso a Spilimbergo.
Dalla metà degli anni 50 si era affermato il “film di viaggio”, ovvero documentari a colori e pellicole di fiction ambientate in paesi esotici come “Tam tam Mayumbe” (1955) e “Calypso” (1958), girato a Cuba e co-diretto da Franco Rossi e Golfiero Colonna. “Odissea nuda” racconta la storia di un italiano (Enrico Maria Salerno) che, giunto a Tahiti per realizzare un documentario, si lascia catturare dal fascino esotico dei luoghi e delle bellezze locali. A contatto con il clima istintivo e sensuale di quel mondo, decide di evadere dalla sua vita precedente e dalle sue responsabilità, illudendosi di trovare una nuova esistenza in una specie di Eden primitivo e paganeggiante. Il fascino dei mari del Sud, che pochi anni prima era stato portato sugli schermi italiani da un documentario di successo, “L’ultimo paradiso” di Folco Quilici, viene rilanciato in maniera spettacolare, coniugando esotismo ed erotismo, dal film di Franco Rossi, un binomio già sperimentato in “Calypso” (una pellicola oggi dimenticata). Fondamentale in “Odissea nuda” è l’apporto della fotografia di Alessandro D’Eva. Nato a Udine nel 1927, D’Eva, da sempre appassionato di fotografia e di cinema, inizia le sue prime esperienze nell’ambito del Cineclub di Udine, dove entra in contatto anche con Guido Galanti; poi a Padova, dove si era iscritto a Ingegneria. Le sue prime riprese di carattere amatoriale realizzate con una cinepresa Paillard 16 millimetri sono effettuate in Carnia e a Spilimbergo (sui mosaicisti). Diventato un ottimo conoscitore delle tecniche di ripresa, si traferisce a Roma, dove lavora come operatore e giornalista per numerosi cinegiornali e dirige la fotografia di un’ottantina di cortometraggi di genere documentario, alcuni dei quali girati in Friuli Vg. Nel 1953 sposa Pina Gaspardis di Martignacco, che qualche anno dopo apre in via Tevere a Roma un ristorante, “Al Fogher”, specializzato in piatti e vini friulani. Nel 1955 D’Eva è in Cina per collaborare al documentario “La muraglia cinese”, diretto da Carlo Lizzani. Quando il direttore della fotografia si ammala ed è costretto a ritornare in Italia, D’Eva porta a termine le riprese. “Odissea nuda” è la sua prima pellicola come direttore della fotografia. La lavorazione del film dura sei mesi, tra continui spostamenti nelle isole, mentre, contemporaneamente, a Tahiti arriva la troupe di “Gli ammutinati del Bounty” con Marlon Brando. Grazie al fascino visivo di “Odissea nuda”, un vero inno alla bellezza e alla sensualità del paesaggio polinesiano, D’Eva vince il Nastro d’argento per la miglior fotografia a colori.
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