Quando le donne sono vittime della violenza economica

Udine, dal lavoro alla famiglia una forma di sopraffazione più sottile da definire e scoprire Il tema al centro della 4ª edizione del Premio di laurea nel ricordo di Silvia Gobbato

UDINE. Non solo calci, pugni, acido, coltellate, minacce, stalking, la violenza contro le donne può essere anche di tipo economico. Una forma di violenza sociale più sottile da definire. Più difficile da stanare. Più complessa da condannare. Purtroppo un fenomeno tristemente ampio e diffuso.

La violenza economica comprende ovviamente i reati contro la famiglia, incluse le violazioni degli obblighi di assistenza e monetari della coppia: per esempio la cura e il mantenimento dei figli, in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio.

E ancora, è violenza economica lo sfruttamento delle lavoratrici, la mancanza o l’impoverimento del lavoro femminile. Sono inaccettabili e incompatibili con il lavoro dignitoso: l’elevato tasso di inattività e il basso tasso di occupazione; il persistente divario di reddito; la segregazione occupazionale “orizzontale” in certi settori (per esempio servizi di cura) o “verticale” nelle fasce più basse della gerarchia aziendale; il ricorso al part-time involontario e ai lavori precari.

Infine sono violenza anche le abitudini, le tradizioni (che spesso fanno da contesto alla violenza domestica) che privano le donne dei segni dell’indipendenza economica: per esempio il possesso della carta di credito o il controllo del conto corrente.

A conti fatti, è violenza economica ogni forma di esercizio del potere, attraverso il denaro, su una persona considerata inferiore. Combatterla non è una causa persa, rappresenta una battaglia non soltanto di equità e civiltà, ma anche di sostenibilità e di benessere economico-sociale.

Sono convinta che per combattere le varie forme di violenza sulle donne, la conoscenza sia uno strumento indispensabile e potentissimo per cambiare lo stato delle cose, specialmente per modificare stereotipi e pregiudizi.

Così la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza può diventare un’occasione per riflettere assieme sulle libertà (ancora troppo) difficili delle donne tra violenze e modelli culturali.

Proprio il tema della violenza economica sarà al centro della quarta edizione del Premio di laurea conferito dall’Università e dall’Ordine degli avvocati di Udine nel ricordo di Silvia Gobbato, brillante laureata in giurisprudenza dell’ateneo friulano brutalmente uccisa nel 2013 solo perché si trovava nel posto sbagliato e al momento sbagliato.

Come da tradizione, il premio sarà accompagnato da un seminario di in/formazione, a ingresso libero. Appuntamento lunedì 25 novembre nell’aula Strassoldo, via Tomadini, a Udine dalle 17. Con un’anticipazione: l’incontro dipana il filo provocatorio di una riflessione sulla condizione giuridica delle schiave, di ieri e di oggi.

Dalle donne nell’antica Roma alle donne migranti, queste ultime con la preziosa testimonianza di don Di Piazza del Centro Balducci. Con un’avvertenza finale: non sono solo “cose da donne”, ma interesse di tutti per una società democratica fatta di uomini e donne, “senza distinzioni di sesso” come recita la nostra Costituzione.

(*) Marina Brollo delegata del Rettore al Trasferimento della Conoscenza - Università di Udine.


 

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