Prof udinese terrà lezione al Parlamento di Scozia

UDINE. Una professoressa udinese terrà a fine mese una “lezione” di letteratura scozzese al Parlamento di Edimburgo. Non è proprio un fatto ordinario, anzi; è come se un docente universitario nigeriano parlasse di Svevo a Montecitorio o un prof ateniese di Nabokov alla Duma.
Ma è cosí e accadrà martedí 26 novembre. Lei è Carla Sassi, nata a Udine dove è cresciuta, ha studiato e si è laureata in lingue e letterature straniere nel 1985. Dopo un periodo come ricercatrice all’università di Trento ora è professore associato di letteratura inglese all’università di Verona.
Ma il suo palmares è ben piú ricco, anche se tutto in terra straniera (nemo propheta in patria). Alla rinfusa citiamo: il titolo di Honorary Patron of the International Anthony Burgess Foundation (un altro Honorary Patron è Martin Scorsese), la Royal Society of Edinburgh Visiting Research Fellowship, la Honorary Fellowship dell’Università di Glasgow, la nomina a giudice del più importante premio letterario scozzese (è stata citata dal Times).
L’invito, decisamente prestigioso, è la “Scottish Literature International Lecture”: un evento annuale, promosso dal Parlamento scozzese in collaborazione con la Asls (Association for Scottish Literary Studies), istituito nel 2012.
Ogni anno uno studioso di fama è invitato a tenere una conferenza al Parlamento su un tema/autore della letteratura scozzese. Carla Sassi parlerà di «uno dei piú grandi autori del ‘900 scozzese, Lewis Grassic Gibbon, di cui mi occupo da tempo».
Il tutto ha fornito il destro per una chiacchierata a tutto campo con la prof (che peraltro – lo diciamo a scanso di equivoci e per trasparenza – è amica di chi scrive dai tempi del liceo), soprattutto perché l’abbinamento Friuli–Scozia istiga suggestioni di comunanza di autonomismo.
Le giriamo, queste suggestioni, alla professoressa che non le respinge, ma neppure le accetta, ovvero evita comparazioni e traccia un quadro della realtà politica specifica scozzese.
«Il nazionalismo scozzese (conviene ricordarlo), come quello catalano, rimane a oggi un movimento di sinistra, fortemente incentrato sulle politiche sociali e sull’identità culturale e non etnica): l’Snp di Alex Salmond è (al contrario di altre espressioni regionaliste o indipendentiste europee) un partito di centro-sinistra. Nelle politiche sociali, sull’immigrazione, sul diritto all’istruzione è in netto contrasto con l’attuale governo di Westminster».
Proviamo allora un’altra strada: da dove nasce questa passione per la Scozia e la letteratura scozzese? E c’entra in qualche modo il Friuli?
Il mio interesse per la letteratura scozzese è nato negli anni ’80, quando, neo-laureata, sono stata nominata dal ministero degli Affari Esteri assistente di lingua e cultura italiana a Glasgow. Anche la decisione di specializzarmi in letteratura scozzese è stata una mia iniziativa, in anni in cui non era ancora pienamente riconosciuta come una disciplina autonoma, almeno in It. alia. In (quasi) 25 anni di carriera ho lavorato in diversi progetti di ricerca, ma la letteratura scozzese (nelle sue intersezioni con diversi ambiti teorici e storico-culturali) è, almeno dal 2005 (anno in cui ho pubblicato Why Scottish Literature Matters con la Saltire Society di Edimburgo), il mio principale interesse. E anche un punto di vista “defamiliarizzante” attraverso cui ri-visito letteratura e cultura britannici (o “inglesi”, come generalmente si definiscono in Italia).
Insomma, anche in questo caso il tentativo di “infilarci” il Friuli è miseramente fallito...
Ma no – risponde scoppiando a ridere, una risata contagiosa -! Devo ammettere che i miei anni universitari sono stati formativi e importanti, non solo perché la Facoltà di Lingue era un’ottima facoltà in sé, ma perché mi ha fornito importanti strumenti e prospettive: dallo studio della dialettologia e delle varietà linguistiche all’interesse per le letterature dei Paesi di lingua inglese, dallo studio della lingua e letteratura friulana e del ladino all’attenzione per la storia locale/regionale. Sono stati indubbiamente questi strumenti, accompagnati dalla mia personale esperienza della specificità della realtà culturale friulana, che hanno orientato i miei primissimi passi di ricercatrice in ambito scozzese. I miei primi articoli e traduzioni sono apparsi nei primi anni ’90 sulla rivista Diverse Lingue, curata da Amedeo Giacomini. Sulla Edinburgh Review (1998) sono state pubblicate le traduzioni di alcune poesie friulane in Scots curate da un collega scozzese e da me. Nel 2000, in un intervento al Queen Margaret University College di Edimburgo, pubblicato poi dall’Istituto italiano di Cultura, ho fatto diversi riferimenti alla poesia di Pasolini. Piú recentemente, in un’intervista, rilasciata nel 2008 a The Higher Education Academy Newsletter, mi sono ritrovata a fare riferimento all’esperienza della “liminalità” nella mia regione nativa.
Insomma, le radici hanno la loro importanza.
Ma certo! Gli anni di vita e studio a Udine hanno, in qualche modo, rappresentato un importante punto di partenza, un punto di vista privilegiato che forse mi ha avvantaggiato rispetto ai ricercatori anglo-americani e ai molti studiosi europei nel mio settore. Ma parlo dei miei anni formativi, gli anni ’70 e ’80, quando in Friuli e in Italia a parlare del “locale” erano grandi scrittori e intellettuali, e lo facevano con intelligenza e apertura.
Noto una punta polemica...
No, constato. Oggi, purtroppo, a farlo sono spesso i politici, con una visione davvero angusta e scopi strumentali. A Udine torno spesso, i miei genitori vivono qui e qui ho parte della mia vita. Ma è un luogo che ricordo, piú che un luogo che conosco veramente, giacché non ci vivo e non ci lavoro da 25 anni.
E che impressione ti dà la Udine di oggi?
Ogni tanto mi sembra che sia una città che tende a dimenticare se stessa, un po’ apatica. Mi colpisce il centro, che sembra molto piú vuoto e indefinito di un tempo. Ma non sono sicura si tratti di una valutazione oggettiva. Mi rendo conto che ormai ho lo sguardo dell’emigrata: i luoghi sono i ricordi che li abitano...
Quanto all’essere friulana, cosa dici?
Forse l’idea di essere friulana è piú forte quando non sono qui – mi definisco (e mi sento) tale quando voglio segnalare la mia differenza da un’Italia che mi va sempre piú stretta – e mi piace anche identificarmi in certi miti tutti friulani, quello del rigore, dell’impegno, e soprattutto quella profonda convinzione, forse piú carnica, che le donne sono forti, molto piú forti degli uomini. È naturalmente un po’ un gioco, perché sono una relativista, ma è un gioco che mi piace fare...
Hai portato tuoi amici scozzesi in Friuli? Che cosa ne hanno detto?
In Friuli sono venuta in visita con due cari amici scozzesi, negli anni ’90. Due grandi poeti: Sorley Maclean (definito da Seamus Heaney il piú grande poeta in lingua gaelica del ’900) e Hamish Henderson, fondatore della School of Scottish Studies dell’Università di Edimburgo e folklorista di fama internazionale. Allora insegnavo all’università di Trento (dove li avevo invitati a tenere una pubblica lettura), ma desideravo fare vedere loro la mia regione d’origine. Entrambi si interessarono molto alla questione linguistica minoritaria e alla storia politica recente (entrambi avevano combattuto nella Seconda guerra mondiale, e Hamish aveva partecipato allo sbarco in Sicilia nel ’43 e a tutta la campagna di liberazione d’Italia). Rimasero anche colpiti dal paesaggio. Ricordo Hamish osservare che le valli del Natisone sembravano un po’ uno spicchio di Scozia e Sorley sussultare alla vista dell’indicazione del paese di Loch (in Scozia “lago”, come i piú sapranno). Ma forse il dialogo piú “naturale” e coinvolgente fu con Amedeo Giacomini: una lunga chiacchierata, in piú lingue e inframmezzata da molti bicchieri di vino, tra poeti puri, che per capirsi non avevano quasi bisogno di interpreti.
Insomma qualche connessione tra Friuli e Scozia c’è...
Penso di no. E preciso che non vorrei dare l’impressione che sia possibile parlare della Scozia e del Friuli come di realtà simili o paragonabili: esistono assonanze e temi comuni, certo, ma nulla di piú. La realtà scozzese, politicamente e culturalmente è molto diversa da quella friulana.
Da ultimo merita segnalare che la scelta di Carla Sassi da parte del Parlamento scozzese e dell’Asls è davvero molto connotante e qualificante. È questo il secondo appuntamento del genere e la volta precedente a parlare, su sir Walter Scott, è stato chiamato il professor Ian Duncan dell’università di Berkeley (Usa), uno dei piú noti studiosi di Romanticismo a livello internazionale. Ci viene da dire che se esiste una classifica mondiale della materia la “nostra” prof è al secondo posto.
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