Il premio Pordenone musica a Massimo Bernardini: «La tv come spazio culturale»
Domenica 9 novembre al Teatro Verdi la cerimonia di consegna del Sigillo della città e del riconoscimento: «Ogni composizione è una costruzione, un’architettura che si può interrogare»

Il Premio Pordenone Musica 2025, promosso dal Teatro Verdi di Pordenone in collaborazione con il Comune di Pordenone, celebra per l’undicesima edizione la figura di Massimo Bernardini, uno dei più autorevoli giornalisti e divulgatori culturali italiani, impegnato nella promozione della musica e delle arti attraverso i mezzi di comunicazione.
Volto noto della Rai, è stato l’ideatore e conduttore per quasi vent’anni del format “TV Talk”. In “Nessun dorma”, programma di Rai Cultura, ha proposto un racconto inedito della musica classica e contemporanea tra esecuzioni dal vivo, dialoghi con i protagonisti e riflessioni storiche coinvolgendo anche chi si avvicinava a quel mondo per la prima volta. Spirito critico, autorevole e rigoroso, nella motivazione ufficiale del premio si legge: «Per aver saputo educare e avvicinare il grande pubblico alla musica, trasformando la televisione in uno spazio di formazione culturale e artistica, e per il suo costante impegno nel raccontare la bellezza e la complessità del patrimonio musicale con linguaggio semplice, chiaro e profondo».
La cerimonia di conferimento del premio, in programma domenica 9 novembre, alle 18, in sala Palcoscenico, si aprirà con la consegna del Sigillo della Città per proseguire con l’incontro-concerto dedicato a Frédéric Chopin che vedrà Bernardini in un dialogo “musicale” con Alessandro Taverna, pianista di fama internazionale e consulente musicale del Teatro (l’ingresso è gratuito con prenotazione online o in biglietteria fino esaurimento dei posti). Intitolato alla figura della docente pordenonese Pia Baschiera Tallon, il Premio Pordenone Musica dal 2015, mette in luce chi ha saputo trasmettere la conoscenza e l'amore per la musica alle nuove generazioni. Nelle diverse edizioni, ha reso omaggio a personalità come Piero Rattalino, Quirino Principe, Alfred Brendel, Salvatore Sciarrino, Michele dall'Ongaro, Bruno Monsaingeon, Cecilia Gobbi, Elio e Salvatore Accardo. «Con Massimo Bernardini - sottolinea il presidente del Verdi, Giovanni Lessio – il Premio Pordenone Musica inaugura la collaborazione con un maestro della comunicazione che ha saputo fare della televisione un luogo di cultura e di crescita».
Massimo Bernardini, parlare di musica non è semplice. Come ci si riesce senza tradirne la complessità?
«Credo che il segreto sia fare domande, proprio come fa un buon giornalista. Le stesse domande che si fanno ai musicisti o alle partiture. Ogni composizione è una costruzione, un’architettura che si può interrogare: come è fatta, cosa tiene insieme le sue parti, dove vuole portarci».
Come si possono avvicinare i giovani alla musica oggi?
«Solo con il contagio della passione. I ragazzi devono vedere qualcuno che ami davvero la musica, che ne abbia bisogno. È così che nasce la curiosità: dal desiderio di capire cosa affascina chi ne parla. È un fatto di passione».
Come è nata la sua passione per la musica?
«Non vengo da una famiglia particolarmente musicale, ma fin da ragazzino la musica mi ha coinvolto. A quattordici anni ho iniziato a suonare la chitarra grazie a un amico, poi sono passato al basso, al contrabbasso, e poi, ho studiato la musica con più serietà. Negli anni ’70 ho anche inciso dei dischi e suonato in un gruppo. È una passione che non mi ha mai abbandonato: ancora oggi, per esempio, ho ripreso in mano la partitura da studentello del Don Giovanni di Mozart per seguire l’Academy su quest’opera di Riccardo Muti. La curiosità, se è vera, non finisce mai».
La vedremo al Teatro Verdi con Alessandro Taverna in un incontro dedicato a Chopin. È un autore che sente vicino?
«Sì, anche se la scelta è venuta dal maestro Taverna, ho accettato subito perché Chopin è un autore affascinante. Parlarne insieme sarà come una micro–trasmissione dal vivo, una piccola prova generale di ciò che potremmo continuare a fare: unire racconto e musica, parola e suono».
Che rapporto ha oggi con la musica “dal vivo”?
«Fondamentale e decisiva. La musica in quel contesto è veramente impagabile perché è in quel momento che anche il parlarne diventa efficace e concreto».
Nella motivazione del Premio si parla della sua capacità di trasformare la televisione in uno spazio culturale. Si riconosce in questa definizione?
«Sì, completamente. Racconta quello che ho sempre cercato di fare. Chi l’ha scritta ha compreso il mio tentativo».
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