Le sofferenze dei minori e le storie più difficili: ecco i vincitori del Premio Luchetta

I bimbi di Gaza, i piccoli lavoratori in miniera e i migranti: dalla tv alla carta stampata e alla fotografia, tutti i riconoscimenti

Lo scatto di Haitham Imad (Epa) vincitore della categoria Fotografia
Lo scatto di Haitham Imad (Epa) vincitore della categoria Fotografia

Ci sono i nove figli di Alaa al-Najjar, pediatra di Khan Younis, uccisi lo scorso maggio da un missile israeliano e le persone migranti rapite a scopo estorsivo lunga la Rotta balcanica, così come i bambini-minatori nel Congo o quelli gravemente ustionati dalle sostanze utilizzate nella lavorazione del sapone nei servizi vincitori della 22ª edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta.

Sono sette le sezioni del Premio e per ciascuna la Giuria presieduta da Marco Damilano, conduttore de “Il cavallo e la torre”, ha votato il lavoro migliore tra le decine candidate.

Nella categoria TV News, il riconoscimento va a Marina Sapia, caporedattrice esteri per RaiDirezione editoriale, che per In Mezz’ora, Rai3, ha firmato “Mani nude”, indagine realizzata sotto copertura nelle miniere illegali di cobalto nella Repubblica democratica del Congo, dove bambini scavano a mani nude materiale tossico.

Per la categoria Radiofonia vince Gianluca Diana, giornalista freelance per radio e carta stampata, con grande esperienza di documentarista con audio reportage da Africa, Americhe e Medio Oriente. Con “Africana soap, i bambini della soda”, andato in onda per Rso Rete Due, racconta le gravissime ripercussioni sulla salute dei bambini che in Sierra Leone entrano in contatto con la soda caustica usata per la lavorazione del sapone.

Nella categoria Stampa italiana, Raffaella Calandra, inviata de Il Sole 24 ore e conduttrice per 15 anni su Radio24 della trasmissione d’inchiesta “Storiacce”, si aggiudica il primo posto con “Mai così tanti ragazzi in carcere. Affollati anche gli istituti per minori”, reportage, per Il Sole 24 ore, sui minori detenuti con già un pesante passato e una lunga pena da scontare.

Il premio Rotta Balcanica va ad Alessia Candito, redattrice di Repubblica, per cui scrive di Mediterraneo, migrazioni e frontiere geografiche e sociali. Con “I fantasmi della rotta balcanica”, pubblicato su La Repubblica, ha documentato la reale entità dei flussi migratori, spiegando come non siano diminuiti, ma abbiano invece trovato vie più nascoste e pericolose, e come i sequestri a scopo estorsivo siano diventati una nuova minaccia.

Chiara Avesani, giornalista e regista, con incarichi nei programmi Rai come Il fattore umano, Report e Presa Diretta, e Matteo Delbò, regista, direttore della fotografia e Premio David di Donatello con il cortometraggio Monna Lisa, sono i vincitori nella categoria Reportage con “Leaving Gaza”, documentario che testimonia come chi ha lasciato Gaza in realtà non abbia mai reciso il legame con la Striscia.

Nella categoria Stampa internazionale si aggiudica il premio Lorenzo Tondo, corrispondente internazionale per The Guardian, per il quale ha documentato fin dall’inizio la guerra in Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas. Con Malak A Tantesh, da Gaza, ha pubblicato su The Guardian “One afternoon in gaza, two families tragedies: the childhoods cut short story by Israeli airstrikes”, racconto degli ultimi momenti di vita di un gruppo di bambini uccisi a Gaza a poche ore di distanza e a pochi chilometri gli uni dagli altri.

Nella categoria Fotografia si aggiudica il premio lo scatto di Haitham Imad (Epa) “La guerra in prima persona”, pubblicato su Io Donna. Fotoreporter palestinese con base a Gaza, dove lavora per l’European Pressphoto Agency, si è affermato come una delle voci più autorevoli nel raccontare la crisi umanitaria, gli sfollamenti e le conseguenze del conflitto nella regione.

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