Poli e Vukotic Materassi le sorelle del Novecento

A Grado, sabato 14 gennaio, in una nuovissima riduzione teatrale curata da Ugo Chiti, le vede riunite nelle vesti di Teresa e Carolina

GRADO. Lucia Poli e Milena Vukotic, due vere prime donne del nostro teatro, di nuovo insieme, dopo tanti spettacoli consumati all’ombra di quel genio della scena che è stato il vulcanico Paolo Poli.

La cui ombra protettrice di intelligenza, ironia e gusto per lo sberleffo dissacratorio si ricompone affettuosa nel nome di un altro grande e amatissimo toscano, quell’Aldo Palazzeschi che seppe ritrarre l’Italietta piccola e meschina eppur ricca di umanità e generosità.

«Un autore di famiglia, quasi un nonno», lo definisce Lucia Poli, visto che proprio Paolo ne fece bandiera del proprio teatro, un nonno cui si deve uno dei romanzi più cattivi e pietosi insieme del primo Novecento: quel Le sorelle Materassi, storia di un innamoramento senile che tutto travolge e sconquassa.

Che oggi, sabato 14 gennaio, in una nuovissima riduzione teatrale curata da Ugo Chiti, in scena a Grado alle 20.45, le vede riunite nelle vesti di Teresa e Carolina, le due attempate signorine che, in un insperato quanto impetuoso risveglio ormonale, perdono letteralmente la testa per il bel Remo, nipote scansafatiche e profittatore.

«È un copione che fa sorridere e anche intristire con molti risvolti malinconici – ci racconta Milena Vukotic che è Carolina – la più fragile e indifesa delle due, per come il tardivo aprirsi alla vita e all’amore di queste due zitelle cresciute nel perbenismo laborioso e un po’ bigotto, sveli un’umanità e dei sentimenti veri autentici, ma proprio perché tali destinati a essere frustrati, vilipesi presi in giro da una gioventù arruffona, egoista e indifferente del sentire altrui».

«E in questo, continua Lucia Poli - che è Teresa quella più attenta e consapevole del disastro cui stanno andando incontro nell’assecondare tutte le richieste del bellimbusto, c’è anche un richiamo neanche tanto velato a quell’Italia fascista che sta venendo avanti e che cambierà completamente costumi e valori degli italiani».

«Tutto ciò – ancora Vukotic – grazie alla bella versione di Ugo Chiti dai dialoghi molto teatrali, e anche molto vicini al nostro mondo». «Chiti – sottolinea Poli –, nel ridurre il romanzo a un atto unico, non ha sacrificato nulla dello spirito irriverente e amaro di Palazzeschi, e il suo sarcasmo per un mondo piccino e grottesco come quello delle beghine, cui guarda però anche con molta pietas».

E come la prende il pubblico di oggi questa vicenda? «Molto bene. Lo spettacolo – ci dicono le due interpreti – sta andando alla grande con il pubblico che ci sostiene in questa bella avventura. Che il teatro è sempre un’avventura continuamente nuova. Nonostante tutto».

Tutto che? «Oggi, così Vukotic, le difficoltà sono accentuate, c’è la crisi economica, la concorrenza con altre forme di intrattenimento come la tv e i social molto più sofisticati del povero artigianato teatrale, e poi i finanziamenti che scarseggiano… ma il bisogno di sognare, di prendersi delle pause dalla realtà che solo il teatro offre, resiste».

Quanto alle fatiche, «queste si fanno sentire, precisa Poli, soprattutto dopo tanti anni. Ma la curiosità che ti fa ritornare un poco bambino, - e senza questa un mestiere come il nostro di scavalcamontagne non lo fai, è una molla straordinaria che ti tiene viva nonostante i debutti, gli spostamenti, gli alberghi che cambi sera dopo sera».

Entrambe hanno lavorato con Paolo Poli, quanta manca al teatro italiano Poli? La risposta, quasi all’unisono, non poteva che essere: «tantissimo», perché, aggiunge Lucia, «al di là del talento, della personalità così unica e originale, a latitare oggi nel teatro italiano, è quella forza straordinaria di indipendenza e di onestà intellettuale che Paolo aveva e che stava a dimostrare come si possa fare teatro da soli, senza compromessi e con quella libertà che spesso i sovvenzionamenti pubblici limitano».

Dopo Grado, prossima tappa in regione il 21 aprile a Gorizia.

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