Il Pignarûl di Tarcento si appresta a festeggiare i settant’anni di vita
In edicola il numero annuale diretto da Luigi Di Lenardo, sessantanovesimo della serie. Arte, poesia, folclore ma anche attenzione all’economia
Una pagina de “Il Pignarûl” fresco di stampa ricorda ai lettori che quello apparso nelle edicole di Tarcento pochi giorni prima di Natale è il sessantanovesimo della serie, e il sessantatreesimo diretto dal professor Luigi Di Lenardo: un record di longevità e anche, se si sfoglia la serie completa, una garanzia di qualità.
Almeno metà delle duecentotrenta pagine del nuovo numero unico annuale sono riempite con contributi suggeriti e ispirati dalla realtà locale, scritti con criterio scientifico da Giuseppe Bergamini per i pittori Boldi e de Rubeis; da Alberto Candolini su Sedilis e le meraviglie dei suoi boschi; da Laura Gritti su “Il Cavalîr ... e la Pro”; da Tiziano Cher su Santa Maria Maddalena a Flaipano, tanto per citare i principali.
Ma quando la memoria locale ricorda un evento di più ampia portata, subito lo sguardo si allarga al di fuori del Comune e del circondario. Emblematico e didattico, al riguardo, l'articolo del Direttore sulla Zona libera del Friuli orientale del 1944, dimenticata durante le recenti commemorazioni estive e poco capita anche da quanti scrivono di Resistenza: vi siete mai domandati, chiede Di Lenardo, che cosa significava la tabella con la scritta “Bandengebiet”?
Quella scritta, spiega, “comportava il diritto da parte dell'autorità militare, o poliziesca locale di procedere ad esecuzione degli arrestati (…); "Bandengebiet" comportava il diritto, da parte delle ronde e della polizia SS o Gestapo, di entrare nelle case a qualsiasi ora del giorno o della notte per la verifica delle persone presenti che dovevano corrispondere al foglio di residenza, obbligatoriamente affisso sul retro della porta d'ingresso. "Bandengebiet" in sunto significava che il tuo diritto a vivere dipendeva dal capriccio del militare che avevi di fronte e in tale contesto di diritto limitato alla vita i Tarcentini degli anni ’40 "vissero" per diciannove lunghi mesi dal settembre ’43 al 30 aprile ’45”.
E in risposta allo slogan “siamo stati liberati dagli Alleati”, domanda: vi siete mai chiesti perché gli Alleati, giunti a Tarcento il 30 aprile 1945, raggiungono Tolmezzo soltanto il 6 maggio, e arrivano a Tarvisio quattro giorni più tardi?
Anche le pagine dedicate alla Linea Morgan che nell'estate del 1945 e poi fino al settembre 1947 separò le forze armate degli Alleati da quelle della Jugoslavia traggono spunto dalla storia locale: la presenza a Tarcento del reggimento americano “Blue Devil”, stanziato in riva al Torre proprio a guardia di quella linea.
La rivista, molto illustrata e bene impaginata da Sonia Paolone, non è attenta soltanto all'arte, alla poesia, al folclore, alla religiosità, al paesaggio, alle guerre: ha sempre attribuito molta importanza all'economia, e anche in questo numero c'è spazio e memoria per alcuni imprenditori e le loro dinastie: gli Armellini, i Patini, i Sangoi.
Diremo infine che “Il Pignarûl”, per celebrare la settantesima edizione del Premio Epifania, offre ai lettori la storia della manifestazione a cura dello scrivente, che si congeda con la seguente riflessione: “Non diremo che sempre siano stati rispettati, nelle scelte, i criteri inizialmente stabiliti dall'ideatore del Premio, Vittorio Gritti, ma il quadro che ci restituisce l'Albo d'oro è sicuramente veritiero e sotto vari aspetti interessante e culturalmente formativo. (…) è vecchio il Premio, ha bisogno di un rinnovamento? Tutto è migliorabile nel mondo, ma noi siamo convinti che la cerimonia di Tarcento abbia ormai assunto un ruolo segnaletico: fin che sarà attribuito il Premio Epifania, la friulanità – nei suoi valori morali – sarà ancora viva”. —
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