Patria e Friuli: quelle due parole che definiscono la nostra essenza

Gianfranco Ellero
Se vogliamo evitare che la Patria del Friuli sia un’idea dai vaghi contorni e dall’ambiguo significato, dobbiamo analizzare le parole che danno il titolo alla festa del 3 d’aprile.
La parola “Friuli”, contrazione di Forum Iulii, nome latino di Cividale nell’Antichità, finì per designare l’intera regione dall’epoca longobarda (568-776).
La parola “Patria”, che esprime un concetto regionale (terra dei padri) esteso allo Stato moderno, esige una spiegazione in parole semplici: noi oggi definiamo patria l’Italia, ma un medioevale la vedrebbe come un mosaico di patrie.
Scrisse, infatti, Gian Domenico Ciconi in “Udine e sua Provincia” (1862): “Patria del Friuli era una divisione etnografica per non dir nazionale, e indicava un popolo convivente sotto la stessa legge in una data estesa regione. Così era la Patria di Vaud, la Patria di Savoia, la Patria di Provenza. Mentre la Patria de’Veronesi, Vicentini, Padovani, Trevisani, limitavasi al territorio delle città e luoghi dipendenti, cioè ad una provincia, i Friulani consideravano lor Patria l’aggregato di varie piccole provincie, e deliberavano nel lor Parlamento guerra, pace o tregua per tutta la Patria, o pubblicavano leggi pel buono stato dell’intera Patria. Perciò questa denominazione indicava nel Friuli se non una tal quale nazionalità, certamente una specie di confederazione, un’autonomia regionale”.
La Patria emerge quindi dalla Storia come una piccola Svizzera rappresentata da un Parlamento che rese operante l’autonomia.
Perché si formò quel Parlamentum, uno dei più antichi in Europa?
Perché il Patriarca d’Aquileia, principe della Chiesa, divenne anche principe dell’Impero nel 1077. Dal 3 d’aprile di quell’anno fu quindi costretto a provvedere al governo del suo principato (esercito, annona, monetazione, viabilità…), e per coprire le spese del suo potere si vide costretto a chiamare “a parlamento” coloro che dovevano contribuire con il pagamento delle imposte o la fornitura di servizi.
Non si trattava di un consesso eletto dal basso a suffragio universale come in Italia accade dal 1946, bensì di un’assemblea nella quale sedevano di diritto i rappresentanti dell’alto clero (il vescovo di Concordia, gli abati di Moggio e Rosazzo. . .) , della nobiltà (i conti di Gorizia, Prata, Spilimbergo, Villalta …) e delle comunità emergenti: inizialmente, cioè nel Duecento, Aquileia, Cividale, Udine, Gemona, Tolmezzo, Sacile; più tardi Aviano, San Vito al Tagliamento, Meduna, Tricesimo, San Daniele, Fagagna e Tolmino; infine Marano, Monfalcone, Portogruaro, Venzone, Caneva di Sacile.
Quali i confini fisici della Patria?
A nord la catena paleocarnica dal Peralba a Pontebba (la Valcanale fu annessa nel 1919); a sud il lido del mare da Caorle a Monfalcone; a ovest il fiume Livenza-Meschio; a est il Carso.
Secolare e stabile, nonostante la pressione veneta, il confine occidentale, esplicitamente segnalato anche dai cartografi più antichi (Guadagnino, Ortelio, Ligorio …): non per caso il Patriarca Marquardo, l’11 giugno 1366, scelse di presentare a Sacile il codice friulano, cioè la raccolta delle leggi della Patria. Non avrebbe esitato, quel Patriarca, ad allearsi con Pietro Doria, ammiraglio della flotta genovese, per liberare Trieste da Venezia nel 1380.
Più elastico il confine carsico, ma la Terra di Monfalcone rimase stabilmente veneziana fino all’arrivo di Napoleone nel 1797.
Il giovane generale dell’Armée d’Italie, con decreto del 16 giugno, divise la Terraferma veneta in sette “arrondissements” , stabilendo, all’art. 7 che “Le Frioul y compris Montéfalcone formera un arrondissement” (la contea di Gorizia e Gradisca l’aveva già restituita all’Austria per i patti di Leoben il 23 maggio).
Il 23 giugno il generale Bernadotte provvide, quindi, a costituire in Udine il Governo Centrale del Friuli, composto da dodici udinesi e da altrettanti rappresentanti della regione; due seggi ciascuno ebbero i cooptati di Cividale, San Daniele, Palma e Latisana; uno soltanto la Carnia, Venzone, Pordenone e Portoguaro.
Dopo aver esatto da essi il giuramento d’obbedienza alla Repubblica francese, – scrisse Bernadotte – “io gli ho investiti del diritto, e del potere di governare tutto il Friuli e il Distretto di Monfalcone”, cioè tutti i territori che fino al 3 maggio precedente i veneziani chiamavano Patria del Friuli. —
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