“Padri e figli” a Illegio in sessanta capolavori

S’inaugura domenica  13 maggio alle 16 la grande esposizione curata da don Geretti. Brilla la statua del Laocoonte di Bilbao

Tanti padri, tanti figli. Tutti nello scrigno di Illegio. E una riflessione profonda sulla loro relazione che si stende lungo ventiquattro secoli di pittura e scultura, con pezzi selezionati da diversi musei internazionali e italiani, dal 400 avanti Cristo al 1912.

È arrivato il giorno della tanto attesa inaugurazione della mostra “Padri e figli” annunciata dal curatore don Alessio Geretti come «la più interessante ed emozionante di quelle che abbiamo visto finora qui (e come poteva essere diversamente?, ndr)».

Dopo il frenetico arrivo di trasportatori e grandi imballaggi e il via vai di trasbordi nel piccolo paesino di montagna, è tutto pronto per l’inaugurazione di oggi alle 16.

Saranno i contorcimenti e gli spasmi muscolari del Laocoonte di Bilbao i primi a impattare su chi entra in mostra, ma poi si prosegue in un percorso magnificamente allestito lungo dieci sale dove soprattutto dipinti – ventuno dei quali mai esposti in Italia e quattro del tutto inediti (due di collezione privata londinese, una da collezione privata di Bruxelles e una di collezione privata milanese) – svolgono il tema della paternità attraverso figure importanti della mitologia e della classicità, dei testi sacri, della letteratura e del teatro. Da Ettore e Astianatte, Enea e Anchise, Edipo, Priamo, Isacco, Noè, Tobia, Lot e altri si va al Conte Ugolino a Giulio Cesare a Ivan il Terribile, passando per Dio Padre.

«Anche il maschile ha bisogno di una tutela: questa vita esenta gli uomini dal dare il loro meglio come padri – asserisce Geretti –, relegandoli a ruoli di produzione e carriera, mentre il nostro meglio lo diamo quando riusciamo a rendere un altro migliore di noi e in questo ruolo la donna è favorita dalla natura – non a caso esiste il termine “mammiferi”».

Quindi il ruolo del padre va difeso e valorizzato. Tre i grandi contenitori tematici: la paternità umana, la paternità di Dio, crisi e necessità della paternità.

Raccontati in sessanta opere e quasi altrettanti autori provenienti da musei e collezioni private internazionali e italiane: da Parigi Ècole Nationale Supérieure des Beaux-arts, dalla Galleria Tretyakov di Mosca, dalla Matthiessen Gallery di Londra, da Zagabria, da Varsavia, Bruxelles, Ajaccio e così via.

Autori rari e autori molto noti. Si passa dall’eccentrico bolognese Amico Aspertini con un insolito Cristo Benedicente fra la Madonna e san Giuseppe, in una rara iconografia, alle affascinanti rappresentazioni della caduta di Icaro nelle letture seicentesche di Andrea Sacchi, Francesco Curradi, Bernardo Strozzi.

Il Seicento, in mostra è il secolo che la fa da padrone, con venticinque pezzi, seguito dall’Ottocento, con diciassette opere e grande teatralità di rappresentazione.

Come sempre Illegio regala nelle due ore di visita guidata, condotta da giovani preparatissimi ed entusiasti, un ingresso privilegiato e gratificante nel mondo dell’arte, con tanto stupore e meraviglia, come è nella mission irreprensibile del Comitato di San Floriano: «La nostra idea di arte prende spunto dalla sua vocazione originaria. Essa non esiste allo scopo di riempire i musei o per essere comprensibile solo agli studiosi. No.

Essa deve essere visibile nell’atto invisibile del mondo e se si dimentica questo la si ammazza, anche se la si espone in luoghi affollati, attraversati da gente che non la sa leggere». Ricordiamo che la mostra ha come partner istituzionali il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Promoturismo Fvg, l’Erpac, la Fondazione Friuli, la Camera di Commercio di Udine e il Comune di Tolmezzo e come main sponsor, Danieli e Primacassa.

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