Nessun limite, purché la scienza non danneggi gli altri
Giulio Giorello domani al Palamostre per il dialogo sulle implicazioni morali del nucleare

UDINE. Secondo atteso appuntamento domani (20 ottobre) alle 20.30 al Palamostre con “Retroscena atomici”, il programma di “avvicinamento” alle rappresentazioni – i prossimi 15,17 e 18 novembre – di “Copenhagen” di Michael Frayn lo spettacolo del Css che mette in scena l’incontro tra i fisici Niels Bohr e Werner Heisenberg avvenuto nella capitale danese nel 1941 e il loro dibattito circa l'utilizzo della potenza nucleare al fine bellico e l'etica dietro a questa scelta. A “dialogare” su questo testo, sulle implicazioni morali e politiche che lo sottendono, il filosofo, matematico ed epistemologo Giulio Giorello, il matematico professor Furio Honsell e il fisico professor Stefano Fantoni. Un copione, quello di “Copenaghen”, oggi di stretta attualità come sottolinea Giorello, che cita anche alcune delle sue illuminati battute, come quelle che parlano del “grande buio dell’animo umano”, «dal quale – dice Giorello – c’è sempre il rischio che scaturiscano quelle forze infernali, che possono portare alla distruzione totale. Del resto, non ci sono, per il momento almeno, conflitti nucleari, ma di guerre in giro ce ne sono, eccome!». Oggi, però non c’è solo il rischio nucleare a minacciare l’umanità, certi sviluppi della ricerca scientifica e tecnologica aprono a panorami a dir poco inquietanti, aggiungiamo. «Il mondo di oggi è ancora più complesso di quello che era alla fine della seconda guerra mondiale, un mondo così complesso che peraltro apre possibilità straordinarie. Oggi abbiamo tutta una serie di nuovi settori dai quali vengono scoperte e stimoli impensabili 50 anni fa, come la nuova biologia, con le sue ricadute sul miglioramento della medicina, per non dire del settore della cibernetica, di quella che un tempo era detta automazione. Entrambi questi campi hanno risvolti positivi sulla nostra vita e anche negativi, se usati in maniera impropria o manipolati dal potere». Da questo ne deriverebbe che in fondo sarebbe giusto porre dei limiti alla scienza, azzardiamo. «Il limite è quello dell’assenza del danno ad altri: già Leopardi diceva che qualunque cosa può andar bene purché per questo non si produca danno ad altri. Un limite che lo scienziato deve aver in sé, deve cioè essere consapevole delle poste in gioco quando si fa scienza perché la scienza è soprattutto attività morale, perché nostro scopo è quello di arrivare a verità migliori di quelle ottenute nel passato, che è poi l’aspirazione fondamentale dell’essere umano». Giulio Giorello sarà di nuovo a Udine il 27 ottobre per il festival Mimesis per parlare di “Navigazioni tra arte, scienza e tecnologia”, a Casa Cavazzini alle 17.
(ma.bra.)
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