Mileva e il giovane Albert Einstein Storia di passioni con lati oscuri

Ksenija Martinovic interpreta per Il Css la giovane fisica che sposò lo scienziato «Indaghiamo il ruolo della donna in un rapporto di sudditanza e solitudine»

Mario Brandolin

Una storia d’amore con molti, forse troppi lati oscuri, alcuni dei quali ancora da scoprire, quella che unì Albert Einstein a Mileva Maric, la scienziata serba, la prima donna ad essere ammessa al Politecnico di Zurigo dove, dai primi anni del ‘900 e per diversi anni lavorò a fianco di colui che con la sua teoria della relatività rivoluzionò il panorama scientifico mondiale.

Una rivoluzione alla quale non fu sicuramente estranea la giovane fisica che sposò Einstein nel 1903 e al quale diede una figlia e due maschi.

Una storia d’amore e di scienza, in cui “spazio, tempo e gravità diventano metafore di un amore e delle sue ombre”, che ha appassionato la giovane attrice Ksenija Martinovic, serba pure lei di Belgrado ma udinese di adozione, che ne ha fatto uno spettacolo, Mileva, in scena da domani a domenica al San Giorgio di Udine, nuovissima produzione del Css.

«Quello che mi interessava di questo personaggio – ha detto l’attrice – non era tanto farne un racconto biografico, quanto indagare, anche con un occhio attento all’oggi, la condizione e il ruolo di una donna in un contesto in cui a essere in primo piano sono sempre gli uomini, un rapporto sempre di sudditanza e anche di solitudine, un’evidente discriminazione di genere, che dal 1993 ha anche un nome, Effetto Matilda, per indicare il pregiudizio e la difficoltà di riconoscere il valore dei contributi delle donne alla ricerca scientifica».

Lo spettacolo vede anche la presenza di un danz/attore, Mattia Cason, anche lui come Ksenija diplomato alla Nico Pepe, a incarnare la figura maschile, il suo ruolo di dominatore.

«Perché – come ha sottolineato ieri mattina nel corso della conferenza stampa di presentazione la professoressa Marisa Michelini, che ha curato con Stefano Stefanel il convegno su Milena, Albert e l’annus mirabilis previsto nella mattinata di domani (6 gennaio) al Palamostre – il lavoro scientifico implica un continuo confronto, uno scambio aperto, un lavorare insieme per cui è pensabile che alle scoperte che fruttarono ad Einstein il Nobel concorse sicuramente anche Mileva. Concorso oscurato, quando non negato, dalla preponderanza della fama e della personalità anche autoritaria dello scienziato».

«Il cui lato oscuro (il dark side, che campeggia nel titolo della pubblicazione del New York Times del 1996 sulle lettere di Einstein), ha continuato l’attrice e autrice anche della drammaturgia assieme a Federico Bellini, deve essere stato molto duro, tanto che il matrimonio che si chiude con il divorzio nel 1919 era tristemente naufragato da tempo se nel 1914 lui aveva proposto a lei di continuare ma a patti ben precisi, come: nessuna Antimità, niente vita in comune e cieca obbedienza».

Lo spettacolo basato su una documentazione molto approfondita in particolare con lo studio delle lettere, «mette in scena anche questi aspetti della vita di Mileva, perché la sua storia, ancora Ksenjia, è una storia potente sia sul piano della storia della scienza sia a livello emotivo. La vita fu ingenerosa con lei: per amore non si laureò, il matrimonio fu come detto alquanto infelice, il figlio Eduard soffrì di schizofrenia con lunghi internamenti in ospedali psichiatrici e il suo lavoro di scienziata misconosciuto».

Una figura, Mileva Maric, che sarà anche al centro del convegno che il Css in collaborazione con l’Università di Udine ha organizzato per gli studenti delle superiori e che, oltre a ‘sostenere’ lo spettacolo di Ksenjia Martinovic, intende porsi come “una riflessione su scienza, storia, arte e società per una cultura trasversale” così la curatrice.

Si parlerà dunque di Einstein “dagli anni della formazione all’annus mirabilis (1989-1905): rivoluzione o evoluzione” con Paolo Rossi dell’Università di Pisa; di “derivazione euristica del quanto di luce e dell’interpretazioni dell’effetto fotoelettrico e dell’effetto Compton”, con Alberto Stefanel dell’Università di Udine; della formula di fisica più conosciuta, E=mc2 con Sergej Ferletic dell ‘Università di Lubiana.

Le conclusioni saranno affidate a Luigi Berlinguer, già ministro della Pubblica Istruzione e oggi presidente del Comitato per lo sviluppo della Cultura scientifica e tecnologica. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto