Meridiane antiche e nuove: Aiello è il paese del tempo

Domani la 14ª edizione della kermesse dedicata agli orologi solari. Mercatino, mostre, conferenza e voto popolare sui quattro esemplari in gara
Bonaventura Monfalcone-28.01.2014 Museo della civiltà contadina-Aiello-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-28.01.2014 Museo della civiltà contadina-Aiello-foto di Katia Bonaventura

UDINE. Quanto dura il tempo? Quanto durano le cose? È il quesito più personale e indefinito che ci sia. Per esempio, lo scrittore austriaco Peter Handke utilizza come metro di misura la durata di un sentimento, spesso più rapido di un attimo, sfuggente con la velocità di un tweet o di un sms. Ma il calcolo del tempo diventa anche una questione politica, un affare di stato.

Piccolo aneddoto in salsa friulana: nel 1413 vennero edificate ad Aquileia due turres horarum, sorta di strumenti genericamente chiamati meridiane con cui valutare gli spostamenti del sole e quindi lo scorrere delle ore attraverso la linea d'ombra prodotta su una parete, su un terreno.

Delle due costruzioni una utilizzava il metodo in uso nel Patriarcato, che allora era in fase declinante, e cioè le cosiddette “ore antiche”, mentre l'altra torre era già sintonizzata con i voleri dei veneziani (favorevoli alle “ore italiane”) che poco dopo, e cioè nel 1420, fecero un sol boccone dell'antica istituzione politico-religiosa che aveva governato sui territori della Patria friulana.

Spiegando in breve, va detto che, con il sistema “antico” in auge per oltre un millennio, l'ora segnata dalla meridiana corrispondeva alla dodicesima parte dell'arco diurno iniziato all'alba, mentre con quello italico (in vigore nella Serenissima) l'ora era determinata dalla ventiquattresima parte che intercorreva fra un tramonto e quello successivo.

Come si nota da queste notizie sintetiche e forse arcane, il cambio di governo e di padrone non era legato solo a usi, costumi e ovviamente tasse, ma anche alla maniera di calcolare il tempo. Immaginabili agli inizi la confusione e gli imbarazzi, in epoche nelle quali la vita era comunque scandita da ritmi meno vorticosi. Ma questo non fu l'unico cambio d'ora imposto alle popolazioni friulane poiché a ogni arrivo di invasore c'era la moda di dettare metodi nuovi e complicati.

Per ripassare la lezione bisogna andare ad Aiello dove da alcuni anni esiste quel gioiello che è il cortile delle meridiane, all'interno del Museo della Civiltà Contadina. Andate lì, con passione e pazienza, e imparerete tutto su come una volta ci si doveva spaccare la testa per rispondere alla domanda «Scusi, che ora è?».

E in particolare andateci domani, quando torna la Festa delle meridiane, giunta alla quattordicesima edizione e proposta dal circolo Navarca, con la Pro loco, il Comune, le associazioni locali, il comitato regionale Unpli. Dopo un paio di serate come anteprima, fra cori alpini e musica anni 80, il clou va in scena domani, appunto, quando tutto il paese (sperando che il sole non si faccia pregare) accoglierà la solita grande folla di queste occasioni.

Dalle 8.30, mercatini, bancarelle, dolci e iniziative varie; dalle 9 alle 20, mostre sulle meridiane antiche e moderne in regione, su quelle portatili da viaggio a cura di Enio Vanzin, su storia e mito con Anna Degenhardt, e sulla magia del Batik con Elena Orso; quindi raduno riservato alla mitica Vespa e alle 10.30, nell'aula magna del Museo, allestita con i banchi di un antico l. iceo, conferenza sul tema Tempo di luce, in cui interverranno Enio Vanzin, Miriam Causero, Eva Visintin, Gisella Cossaro e Raffaella De Monte, per spiegare come si costruisce una meridiana.

Fra gli altri appuntamenti da non mancare alle 17 l'inaugurazione delle quattro nuove meridiane (in aggiunta alle 80 già esistenti) sottoposte al voto popolare per scegliere la migliore del 2014. Si può esprimere la preferenza entrando nel sito Il paese delle meridiane, dove ci sono tutti i dettagli su questa festa, che sarà conclusa dalla premiazione e dalla lotteria, oltre che, alle 20, dal concorso canoro.

Aiello insomma come una mini-Sanremo, come un luogo che attorno alle meridiane ha trovato coesione e divertimento. Lo si è visto alla recente festa per i 20 anni del circolo Navarca, presieduto da Aurelio Pantanali, al centro di una riscoperta intelligente, dove vanno a braccetto cultura, arte, suggestione, affetto verso il proprio passato.

È abbastanza noto che all'origine di tutto ci fu l'impegno degli insegnanti Franco e Carlo Bressan e del preside della scuola media, Giuseppe Marcante, i quali per primi spiegarono agli alunni come l'ombra creata dalla luce del sole scandisca il tempo. Il resto è venuto grazie a un entusiasmo che rende prezioso e unico quanto sta accadendo in questo magico territorio della Bassa dove c'è sempre qualcosa da scoprire.

Un qualcosa che si trasmette poi ad altri aspetti. Come avviene, per esempio, nel gemellaggio stretto in Carnia con Pesariis, il paese degli orologi, e nel "Cammino celeste", quel viaggio di intensa spiritualità che conduce da Aquileia al Lussari. Di tutto ciò sarebbe contentissimo un personaggio del Settecento poco noto ai più, eppure geniale.

Si chiamava Francesco Maria Stella e lo ricorda una lapide sulla casa natale a Spilimbergo. Era fisico, matematico e filosofo, oltre che padre barnabita. Insegnava al liceo di Udine e aveva la passione degli oggetti volanti. Fu lui a progettare la meridiana sotto la loggia di San Giovanni in piazza Libertà.

È un caso rarissimo di meridiana vera, in quanto segna con la linea d'ombra esclusivamente il mezzogiorno (andate lì a controllare...), ma è storica anche perché venne commissionata a padre Stella dal nuovo governo austriaco dopo che Napoleone, con il trattato di Campoformido nel 1797, aveva ceduto a Vienna pure il Friuli. Dall'ora italica si passava a quella austriaca, che introduceva l'usanza di far battere a mezzogiorno le ore 12 e a mezzanotte le 24. E i friulani, come sempre, si adeguarono.

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