“Made in Hong Kong” la seconda restaurata vita di un film manifesto

Questa sera, alle 20, l’introvabile cult di Fruit Chan «Il Feff ha deciso di riportarlo agli splendori del ’900»
Di Fabiana Dallavalle

Era il primo luglio del 1997. Allo scoccare della mezzanotte la marcia dei soldati dell’Esercito Popolare di Liberazione scandiva la riconquista di un territorio che l’impero cinese aveva perso nel 1842 con il Trattato di Nanchino, alla fine della Prima Guerra dell’Oppio. Hong Kong era restituita alla Cina. I media di tutto il mondo comunicarono la notizia che cambiava la vita dei sette milioni di abitanti dell’ex colonia britannica, con la dovuta enfasi, ma niente come il cinema, a distanza di ventanni esatti, avrebbe potuto restituire timori, incertezze, paure, speranze e paesaggi di un momento storico così straordinario.

Il regista Fruit Chan, utilizzando resti di pellicola, girò un film indipendente intitolato Made in Hong Kong, che esplorava le ansie e le emozioni provocate dal quel trasloco epocale. Oggi, l’opera introvabile, è restituita al pubblico grazie al Far East Film Festival, ed è il fulcro del programma Creative Visions. Hong Kong Cinema 1997 - 2017. «Il Feff ha commissionato il restauro della celebre pellicola di Chan per celebrare il ventesimo anniversario della sua prima proiezione pubblica - spiega Thomas Bertacche - dopo il trasferimento della sovranità di Hong Kong alla Cina. Il restauro è stato eseguito dal negativo originale, con la supervisione del regista Chan e del direttore della fotografia O-Sing Pui, ed è stato realizzato quest’anno da L’immagine Ritrovata di Bologna, che ha aperto un laboratorio di restauro proprio a Hong Kong». Low-budget, attori non professionisti, location autentiche: un vero e proprio manifesto del cinema che testimonia un momento storico di Hong Kong. Scopriamo che per il Far East Film Festival, non è soltanto un'inesauribile fonte di meraviglie cinematografiche, è il detonatore stesso della sua nascita. La prima scintilla. Il “C'era una volta...” da cui, nel 1998, ha preso vita tutta la storia. S’intitolava semplicemente Hong Kong Film, quello che oggi possiamo appunto considerare il numero zero del Feff. «Fruit Chan è un ottimo amico del nostro Festival – commenta Sabrina Baracetti, Festival coordinator del Feff – e noi siamo veramente orgogliosi di potergli rendere omaggio, così come siamo orgogliosi di aver prodotto il restauro di Made in Hong Kong: uno dei primissimi film che abbiamo portato a Udine, nel 1998, e uno dei titoli che ci ha ispirati di più, ormai introvabile. Sia su pellicola, sia su altri supporti». Alla prima internazionale del restauro in 4k, seguiranno altre 15 proiezioni in tutto il mondo. Al regista, la comunicazione che il Feff avrebbe commissionato il restauro è arrivata tre anni fa a Udine, dopo la proiezione di The Midnight After. Laboratorio italiano e finanziatore italiano, per il recupero di un pezzo di storia del cinema d'Oriente. Il risultato non è una ripulitura ma una replica fedele all’originale di Made in Hong Kong. Ora anche made in Feff.

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