L’ultimo incantesimo della strega di Teor mentre finiva l’800

Occhio malocchio, prezzemolo e finocchio! In odor di Epifania, vi racconterò dell’ultima pira bruciata in Friuli. Beh, non proprio di rogo si trattò, ma di un’esecuzione capitale in pieno positivismo,...
Occhio malocchio, prezzemolo e finocchio! In odor di Epifania, vi racconterò dell’ultima pira bruciata in Friuli. Beh, non proprio di rogo si trattò, ma di un’esecuzione capitale in pieno positivismo, e quando il secolo dei lumi avrebbe dovuto essere bello che digerito.


A Teor, nel 1895, la cittadina viveva nella tema di una settantenne, Rosa Sturelli creduta da tutti una strega. E chi più si convinse dei suoi malefici, era il nipote della donna, Francesco Di Lorenzo. Ecco che la notte del 21 dicembre, certo d’esser stato maledetto dalla zia, con la tacita complicità del volgo l’uomo s’introdusse in casa della Sturelli uccidendola a suon di bastonate. Si costituì poi ai Reali Carabinieri, sicuro d’aver salvato la comunità.


«Gridino pure gli ottimisti che il secolo XIX è il secolo della ragione e del progresso! – scrissero le cronache del tempo - ma il popolo che non legge, vive, pensa e opera come fosse in pieno medioevo». Ecco allora un’altra inquietante vicenda che, nel 1870, mise in subbuglio la frazione di Solimbergo. Il fidanzamento di Domenica Avon con certo Giovanni Mondero turbò i sonni di una strega temutissima a Sequals, Angela Crovato Gabban, vecchia intrigante che dell’onestissima Domenica voleva fare sua nuora. Accadde così che la megera, con eloquenza tutta sua, pregò e imprecò i tuoni a fin di persuadere la ragazza a sposare suo figlio, ma trovandola irremovibile, le lanciò una funesta maledizione.


Dopo le nozze con il Mondero, Domenica cadde in una «profonda melanconia che assunse, in breve, i caratteri della monomania accompagnata dai più strani fenomeni nervosi». Deliri e allucinazioni erano all’ordine del giorno e vano l’intervento di preti e acqua santa, motivo, anzi, di ulteriori e impressionanti contorcimenti. Si dovette così ricorrere alla scienza occulta del famigerato mago di Forgaria, che accompagnò la giovane alla funzione di Clauzetto, luogo tristemente noto per lo scongiuro del demonio. Ma tutto fu vano. Alla fine un medico di Sequals, convinto che la ragazza fosse vittima di un «fluido nervoso e magnetico trasmissibile da persona a persona», riuscì a guarirla con una seduta di ipnosi.


Ma scienza e razionalità ebbero vita dura contro streghe e stregoni friulani che, più della saviezza, temevano il finocchio.


Nel 1910, dunque, sulle cronache locali nacque una rubrica esilarante: “Udine sconosciuta”, curata da un cronista anonimo. Lo scopo era dimostrare come, in quell’era di rinnovamento e progresso, resistessero tenaci sacche di arretratezza culturale. Ecco che l’intrepido giornalista scovò nella città nascosta un mago e una strega. Il primo abitava in fondo a via Castellana in un appartamento arredato con suppellettili comprati all’Albergo Roma di via Poscolle quando, dai fratelli Remo e Romolo Driussi, passò di proprietà a tale Federico Fiorito. Il nome del mago non è dato saperlo, ma il suo quartier generale si trovava in via Cicogna, “nel basso e oscuro sottoportico dirimpetto alla caserma dei carabinieri”. Era un vecchio canuto, alto, secco, e indossava un fazzoletto rosso annodato al collo. Tutti, nella contrada, lo temevano. “Il mago vi farà sedere innanzi a un tavolino greggio – racconta il cronista – estrarrà di tasca un mazzo di carte unte e bisunte e vi predirà l’avvenire. Al commiato vi chiede una lira”. Ma più interessante è la figura della strega di Udine che operò in Chiavris, vicino all’antica osteria “Alla Piazzetta”. “Bussate alla porta della casupola, vi aprirà una donna dall’età indefinibile, bassa, brutta, bruna, claudicante e tutta butterata dal vaiolo. Gli occhi verdi e mobilissimi. Quella è la strega. Vi farà entrare. Troverete galline e piccioni che razzolano sull’impiantito come se fossero nell’aia, e uccelli di rapina imbalsamati. In cucina essa vi predica la sorte, prepara pozioni e, se ben pagata, lancia venefici. Si dice sia così valente, da ricevere da alcuni signorotti un sussidio mensile”.


Ma quella Udine sconosciuta, resiste ancora? A forza di accender “lumi” alla ragione, ci picchiamo d’averla rischiarata da tempo, franchi da pozioni e fatture. Eppure, sotto la voce “maghi in città”, i motori di ricerca sul web ci dimostrano il contrario.


Che dire? Parafrasando Eduardo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male!”. Buon Pignarûl a tutti!


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