L’omaggio di Udine allo scrittore di “Vita nei campi”

Dai ciliegi in fiore ai campi arati, dai filari di viti alla storia del vischio, dalla notte di San Giovanni alla Pasqua, il libro racchiude i testi redatti da Damiani negli anni compresi tra il 1991 e il 1997 

“In ogni citadin a si plate un contadin!”. Sarà per questo che ieri, nella sala della Fondazione Friuli, in pieno centro a Udine, i posti a sedere per la presentazione del libro “Vita nei campi” di Licio Damiani, appena edito dalla Società Filologica Friulana, sono andati esauriti ben prima dell’inizio del tempo. Così suggeriva uno degli astanti (che si è presentato come lo zio di Tommaso Cerno).

Ma bisogna anche saperlo descrivere con arte, il mondo contadino friulano, affinché l’anima agreste del cittadino vi si possa rispecchiare.

E per questo ci vuole un bravo scrittore, una grande sensibilità e una cultura stratificata. E in effetti le pagine di questo volume - di cui diversi brani sono stati letti ieri da Giuliana Dalla Fior - trasudano poesia e umanità nel racconto del ciclo della natura della terra friulana intessuto con quello della vita degli uomini e dei loro riti e delle loro leggende.

Dai ciliegi in fiore ai campi arati, dai filari di viti alla storia del vischio, dalla notte di San Giovanni alla Pasqua, il libro racchiude i testi redatti da Damiani - giornalista Rai, critico d’arte, scrittore, collaboratore di queste pagine con testi cesellati con finezza - negli anni compresi tra il 1991 e il 1997 durante le sue collaborazioni alla trasmissione domenicale della Rai “Vita nei campi”, la cui prima puntata andò in onda il 4 settembre 1966.

Una trasmissione ancora oggi molto seguita, riconoscibile grazie all’amabile ouverture musicale che è stata fatta ascoltare in sala prima della presentazione.

«È l’unica trasmissione della Rai interamente friulana - ha ricordato Pietro Fontanini - e Damiani è uomo di grande cultura».

«Damiani - così il sindaco Furio Honsell - è stato ed è sempre molto presente nella vita culturale della città. Il suo occuparsi della dimensione rurale, in parte forse oggi perduta nella sua originaria molteplicità, è segno di costante impegno civile. Non dimentichiamo che la Rai di quegli anni è stata, come oggi forse non è più, uno degli strumenti con cui si è costruita la cultura del nostro paese».

La poetessa Rosinella Celeste ha con accuratezza e affetto introdotto il volume - illustrato con lavori di Giorgio Celiberti, presente in sala - e l’autore, definendolo l’esito della ricerca di una nuova patria da parte dell’autore, esule da Lussinpiccolo: «Damiani è un esule che ha cercato di riformulare una patria con cultura e sensibilità rare in un tempo in cui la mediocrità sembra diventare sistema. Nel descrivere il Friuli rurale va alla ricerca di volti e presenze della sua perduta infanzia lussiniana, del proprio mondo interiore, umanizzandolo con il linguaggio della critica d’arte. Usa la parola come una filigrana e i temi sembrano scritti su un pentagramma».

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