L’omaggio di Pordenone all’uomo che inventò la Rex

PORDENONE. La città ricorda il fondatore e protagonista dei primi trent’anni di vita della Zanussi, Antonio, inventore del marchio Rex, a cui è intitolato il principale centro culturale pordenonese,...
Di Enri Lisetto

PORDENONE. La città ricorda il fondatore e protagonista dei primi trent’anni di vita della Zanussi, Antonio, inventore del marchio Rex, a cui è intitolato il principale centro culturale pordenonese, la casa dello studente, morto a 56 anni il 21 novembre 1946. “Sior Toni” fu il motore della omonima fabbrica che all’epoca aveva già 250 dipendenti, per la quale spinsero poi sull’acceleratore gli eredi, i figli Lino, Guido e Antonino. Una fabbrica fondata «tra novembre e dicembre di cent’anni fa», come certifica la Camera di commercio di Udine. Non c’è una data precisa: imperversava la Grande Guerra e il documento originale è rimasto integro, ma vago.

Davanti alla lapide nella corte intitolata all’imprenditore a lato «della piazza di Motta, dove veniva a trovare le amiche», la figlia di Lino, Antonia, la moglie di Antonino, Cleade Dede, la figlia Antonella, Aldo figlio di Guido, Silvana Bortoluzzi Bozzer – figlia di Mario, che da garzone divenne l’uomo di fiducia dell’imprenditore –, Mario Sandrin (il padre Alberto era il suo tributarista di fiducia), nonché soci del circolo anziani del lavoro Zanussi-Electrolux, il presidente degli insigniti Silvio Romanin, i “metalmezzadri” che da un paesotto di 20 mila abitanti diedero vita a una città divenuta famosa in tutto il mondo per gli elettrodomestici.

Una composizione di rose gialle, quelle che Antonio amava, sono state poste attorno alla lapide che lo ricorda mentre Gianni Fassetta alla fisarmonica e Giovanni Vello alla tromba aprivano la cerimonia con Gabriel’s Oboe scritto da Ennio Morricone per il film Mission per poi chiudere con “La vita è bella”.

Cala il sipario sulle celebrazioni, un po’ in sordina, per il centenario della Zanussi, che «è stata un elemento di vita per Pordenone, binomio inscindibile», per dirla con le parole del vicesindaco Eligio Grizzo, modello economico, cultura e socale «dal quale gli imprenditori di oggi hanno molto da imparare», ha aggiunto l’assessore alla Cultura Pietro Tropeano, sperando che quell’epoca «che ha plasmato il vero volto della città, possa continuare». E, perché non si dimentichi, è imminente una mostra sugli Zanussi e l’arte.

Paola Dalle Molle ha rievocato il «senso di appartenenza alla Zanussi», che era di molte famiglie pordenonesi: «Oggi si citano parole di grandi manager, ma non è forse il caso di andare nelle scuole a raccontare questa storia?». Una storia, quella di Antonio, che la nipote Antonella ha ripercorso per La Città: «Mi piace pensare che quella notte sia morto col cuore felice sulla strada del suo sogno, lo sguardo avanti, il futuro dentro e un veloce transatlantico negli occhi».

Senza storia non c’è identità.

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